di VITO TOTIRE*

“Nostra patria è il mondo intero, nostra legge è la libertà”

(canto anarchico)

Qualche anno fa un governo di centro-destra, ricordandosi dell’anniversario della strage di Marcinelle istituì la giornata del lavoratore all’estero;

la strage di Marcinelle non è stata l’unica di quel genere; quest’anno è stata ricordata a d esempio quella del 30 agosto 1965 a Mattmark che fece 88 morti di cui 56 italiani; problemi analoghi tra le due stragi: tirare a risparmiare sulla sicurezza:

Di eccidi ai danni di lavoratori italiani ce ne sono stati diversi anche legati , sempre al lavoro, ma pure a dinamiche di odio e di ostilità; pensiamo agli episodi alla fine del XIX secolo di Aigues mortes in Francia ed a quello nuovamente raccontato di recente da Enrico Deaglio negli USA;

sono episodi che riemergono dalla memoria a fronte delle problematiche poste dai migranti che giungono nel suolo italiano (quelli che sopravvivono ai rischi di annegamento).

Quello che proponiamo da tempo, vox clamans in deserto, E’ CHE QUESTA RICORRENZA DIVENTI LA GIORNATA DEL LAVORATORE  ALL’ESTERO E DEL MIGRANTE QUALE CHE SIA IL SUO PAESE DI PARTENZA.

Riteniamo infatti che non abbia senso una chiusura “nazionale” del problema; tutte le osservazioni sociologiche, epidemiologiche, sanitarie depongono per un più grave rischio a danno dei lavoratori migranti rispetto agli autoctoni. Abbiamo sempre detto che questo dato di fatto non può essere motivo di “divisione”, al contrario affrontare il tema del maggiore rischio a danno del migrante significa svelare una contraddizione che-bonificata-crea condizioni di maggiore sicurezza a vantaggio di tutti.

Anche nella ultima strage di Modugno (fuochi artificiali) con tre morti su 10 si è riproposta il tema della divisione del lavoro (nel senso che al 30% dei casi mortali non corrisponde un 30% della forza lavoro complessiva immigrata).

Neppure possiamo dimenticare la recente drammatica  sequenza di morti in Puglia , tre braccianti : una donna della provincia di Taranto , un sudanese e un tunisino;

uccisi dal caldo? Piuttosto pare dalle condizioni similschiavistiche.

Ma le istituzioni sono “distratte” ; a Bologna, per fare un esempio, il comune pur avendo deliberato su nostra proposta, di dedicare una targa a Reuf Islami operaio albanese morto a causa di un cantiere edile privo delle misure di sicurezza in via Ranzani, non ha apposto nessuna targa sostenendo di non avere i soldi per pagarla!!!

Facciamo appello a chiunque condivida le opinioni espresse perché la giornata dell’8 agosto sia un momento di riflessione e di iniziativa per migliorare le condizioni di lavoro per tutti

Le Procure della Repubblica hanno già aperto le loro inchieste (su Modugno ed i braccianti in Puglia); tocca a noi cittadini di aprire le nostre iniziative politiche dal basso.

*Vito Totire, medico del  lavoro/psichiatra

Portavoce circolo “Chico” Mendes via Polese 30 40122-Bologna

Bologna, 7.8.2015

vitototire@gmail.com