Di Gianluigi Trianni
La Conferenza Stato-Regioni del 09.02.2017 ha visto una intesa tra Governo, Regioni e Province autonome in attuazione della legge di stabilità 2016 relativamente al “contributo alla finanza pubblica” delle regioni a statuto ordinario per l’anno 2017 la riduzione da 113 mld di euro a 112,578 mld del Fondo Sanitario Nazionale. Il taglio è di ben mld 3,592 di euro a fronte dei 116.170 previsti dal DEF 2016 e addirittura di mln 356 mln di euro rispetto ai mld 112.934 certificati da AgeNas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) come costi nel SSN nel 2015(sic!). A ciò si aggiunga che a carico dei mld 112, 578 saranno sia i costi aggiuntivi dei rinnovi contrattuali sia l’incremento dei costi atteso per l’erogazione dei nuovi L.E.A., le attività assistenziali finalmente riconosciute a carico del servizio sanitario nazionale, e non della spesa privata dei cittadini, sia l’aumento dell’1% dell’inflazione nel 2017 attualmente registrato dall’ISTAT.
Da parte del governo Gentiloni (Renzi – Alfano – Verdini) e dei presidenti delle regioni (Bonaccini, Rossi ed Emiliano compresi!) un ulteriore giro di garrota (macchina medievale per lo strangolamento) del servizio sanitario pubblico ed ulteriore favore ai fondi integrativi, già previsti in cambio di aumenti salariali nel Welfare aziendale contrattuale nei contratti nazionali appena rinnovati anche nel settore metalmeccanico, e alle assicurazioni private, (per chi se le può permettere, milioni di persone in Italia no). A fronte di questo scempio ulteriore del servizio sanitario pubblico, con “Cittadinanzattiva“, solo i sindacati medici paiono denunciare: “Si capisce anche perché le Regioni abbiano cantato in coro, incuranti della immagine da ballo sul Titanic, la soddisfazione per il taglio concordato, e per la successiva ripartizione di un FSN e privato fino a 112,5 miliardi. Sapevano già a chi presentare il conto, malati e cittadini in primis, con una nuova edizione di tagli, tasse e ticket, ma anche medici e dirigenti sanitari dipendenti, costretti in modelli organizzativi illegittimi e destinatari di un rinnovato attacco al loro CCNL.” (QuotidianoSanità.it di lunedì 27 febbraio 2017)
E’ possibile che siano solo i sindacati medici ad avere la lucidità ed il coraggio di denunciare l’ennesimo piano di impoverimento economico dei cittadini nel momento di maggior bisogno, cioè quando malati, (pur con una miope contestazione corporativa dei Dipartimenti delle Facoltà di Medicina dell’Università, coi quali occorre invece aprire una alleanza contro i tagli all’assistenza, alla didattica ed alla ricerca in campo biomedico e non?).
Ma non basta denunciare, occorre passare alla protesta ed alla opposizione nelle assemblee elettive e nelle piazze. Perché non si organizzano in Parlamento e nelle piazze la denuncia e l’opposizione all’ultimo, sostanzialmente e formalmente, indecente taglio del finanziamento del servizio sanitario pubblico? Cosa fanno i Sindacati dei lavoratori? Cosa fanno i Comitati Consultivi Misti nelle aziende sanitarie pubbliche? Dove sono le opposizioni di sinistra e le liste civiche nei consigli Regionali e Comunali?
Il prossimo 7 Aprile, giornata che la Organizzazione Mondiale della Sanità, in occasione dell’anniversario della sua fondazione, dedica alla difesa della Salute, raccogliendo anche l’appello di “The People’s Health Movement” (PHM) e dell’”European Network Against Privatization And Commercialization Of Health And Social Protection”, sia anche in Italia giornata contro i tagli al Fondo Sanitario Nazionale, per la difesa ed il potenziamento del Servizio Sanitario Pubblico, contro la privatizzazione del sistema sanitario e la riduzione delle tutele della salute dei cittadini.