Nasce la “associazione epidemiologia critica” John Snow (1)

Il 19 marzo abbiamo chiesto al Dipartimento di sanità pubblica della Ausl di Bologna dati anamnestici ed epidemiologici che fossero più leggibili di quelli attualmente pubblicati; non abbiamo ottenuto alcuna risposta; siamo peraltro avvezzi alle lunghe attese, visto che, per fare solo un esempio,  abbiamo chiesto al DSP il 2 gennaio del 2020 il secondo rapporto semestrale 2019  sulle carceri e non lo abbiamo ancora ricevuto; è ovvio che i dati sanitari, ovviamente in forma anonima, devono essere a disposizione di tutti e non sono proprietà della azienda Ausl tanto più che la azienda non ha provveduto a convocare una  consensus conference tra esperti che dovrebbe essere invece convocata, via skipe o via webinar, per consentire di raccogliere pareri su come affrontare l’ epidemia;  allora torniamo sulle motivazioni della nostra richiesta anche per focalizzare alcune questioni; i dati integrativi “minimi”  che ci paiono utili sono:

  1. Condizione dei positivi, malati e deceduti rispetto al tabagismo in atto o pregresso ; parimenti devono essere ricercati ed elaborati dati relativi all’uso di quei farmaci che –secondo accreditate ipotesi scientifiche-possono aver avuto ruolo facilitante o protettivo sulla aggressività del virus ; la azione di alcuni farmaci-assunti per alte patologie- può “illuminare” su questioni eziologiche, patogenetiche (per esempio chiarire i meccanismi di interazione tra il virus e l’apparato immunitario)  e terapeutiche;  il fatto che, fin dall’inizio della epidemia, le agenzie istituzionali non abbiano fatto nessun riferimento alla particolare utilità di non fumare è indice di una pericolosa prassi di rimozione che gioca a favore delle multinazionali; d’altra parte il ceto politico è genuflesso nei confronti delle multinazionali del tabacco dal packaging alla “trovata” per “ingenui” del tabacco non bruciato ma scaldato;  possiamo fare una approfondita ricerca/rassegna stampa ma pare che l’unica volta che si è parlato di sigarette è, incidentalmente, per rassicurare che i tabaccai sarebbero rimasti aperti ! Memori degli scritti del grande medico  Giancarlo Arnao (2), non auspichiamo la serrata dei tabaccai; non sarebbe congruo azzerare all’improvviso la disponibilità delle sigarette; la interruzione coatta non è corretta né eticamente né sul piano strettamente sanitario; d’altra parte –sempre ricordando gli scritti storici di Arnao- lo stato italiano il cui ordine pubblico va in tilt facilmente per una partita di calcio-non sarebbe in grado di gestire le reazioni violente dei fumatori (anche se questo è l’ultimo problema);  tuttavia si doveva e si deve cogliere la occasione per facilitare riduzioni , scalaggio e disassuefazioni, anche perché in questo momento la condizione diffusa  di “arresti domiciliari “, comportando una condizione di maggiore distress, potrebbe indurre aumento dei consumi soprattutto di droghe legali;
  2. A questo proposito va avviata la raccolta di dati relativi all’eventuale incremento di psicofarmaci, “antidepressivi” e tranquillanti minori; molti osservatori hanno evidenziato il rischio di eventi negativi importanti correlati sia alle deprivazioni socio sensoriali (isolamento, solitudine, ansia, incertezza per il futuro) che a gravi difficoltà economiche che non saranno tamponate dalle elemosine promesse e ventilate dalle istituzioni;     
  3. Collocazione lavorativa dei singoli al fine di definire i “casi” come eventualmente occupazionali ( su questo dato abbiamo fatto istanza di acquisizione di dati anche all’Inail di Bologna) anche per evitare il solito scaricabarile incontrastato da Inail a Inps ; nella tabelle pubblicate dalla Ausl di Bologna  si fa riferimento una sola volta (il 28.3)  alla percentuale di positivi appartenenti al solo comparto sanitario e sociosanitario; non si parla di altri comparti; non si precisa quanti degli “altri” potrebbero essere casi paralavorativi correlati a quelli occupazionali; l’alto numero di “casi” di s. Lazzaro di Savena potrebbero essere correlati (come paralavorativi) a casi occupazionali dell’ospedale Bellaria ?  I dati disponibili dicono che : i maschi sono più portatori di positività delle donne e soprattutto presentano uno scarto ancora e molto superiore di mortalità; questi dati evocano la importanza, a sfavore dei maschi, fattori di maggiore socialità (la “famigerata” bocciofila di Medicina, frequentando la quale numerose persone anziane si sono contagiate e alcune sono decedute) e di maggiore rischio occupazionale (in atto e/o pregresso)  ma anche di maggiore vulnerabilità per tabagismo; su questo c’è stata una chiara presa di posizione del comitato nazionale amianto a cui la AEA aderisce; su questo c’è stata una presa di posizione anche del Comitato operaio di lotta di Sesto s. Giovanni; come reagisce al virus l’apparato immunitario o il polmone di chi ha subito una esposizione (indebita e criminale) ad amianto o rischi analoghi?
  4. Valutazione della presenza del virus come causa principale o secondaria o come mero correlato biologico nei casi di decesso; dire che nel comune x c’è stato un decesso o due è una informazione insufficiente se non si chiarisce il profilo di rischio e appunto la articolazione tra causa, concausa e presenza, eventualmente, asintomatica del virus; non si deve rimanere nella confusione che si determinò all’epoca della diatriba sul ruolo dell’SV40 (simian virus) nei malati di mesotelioma!     
  5. Dati anamnestici nei positivi , malati e deceduti, riguardanti la dinamica del contatto e della successiva positivizzazione o malattia; in alcuni comuni risultano positivizzazioni molto recenti che, se pure fossero tutte riconducibili a contatti di 14 giorni prima, farebbero emergere dubbi sulla aderenza dei positivizzati alle prescrizioni comportamentali o potrebbero deporre per la inefficacia delle stesse o per la loro elusione (ipotesi ad esempio di uso di ddppii non adeguati o della insufficienza della distanza di sicurezza prescritta sulla quale- dopo aver diffuso con grande sicumera la ipotesi di 1 metro – successivamente, fonti attendibili, hanno parlato di distanze superiori); siamo al punto che da un lato le “autorità” sgridano il cittadino che si ostina a fare una passeggiata più lunga dell’ora d’aria del detenuto (magari da solo col cane e attraversando proditoriamente un confine comunale ! tipo: da Quinzano al sito archeologico di Monte Bibele!) , dall’altro dobbiamo prendere atto di una lettera come quella della dottoressa neurologa del Bellaria (che abbiamo contattato anche per solidarietà)  fatta circolare dal’Ordine dei Medici di Bologna…che denuncia la assenza di ddppii (vedi dopo)  in ospedale alla data che, appunto , si può leggere nella lettera ; c’è il rischio che qualcuno stia cercando pagliuzze ; per essere chiari: è opportuno cercarle ma si devono cercare anche le travi!; auspichiamo che le Procure della Repubblica  abbiano già aperto indagini per verificare il pieno rispetto delle norme di prevenzione, l’uso corretto di ddppii (dispositivi di protezione individuale:mascherine, visiere, guanti, camici,  ecc.) veramente efficaci (!) e anche l’aggiornamento tempestivo- azienda per azienda -del documento di valutazione del rischio di cui al decreto 81/2008;
  6. c’è un comune che è Anzola Emilia con un numero di positivi che, da un lato continua a crescere , come altri, anche dopo 14 giorni dall’inizio delle restrizioni più severe, dall’altro ha sempre avuto una incidenza fino al triplo rispetto ad altri comuni se rapportata alla popolazione, salvo cha Anzola abbia una percentuale di persone ultrasettantenni molto superiore alla media del territorio Ausl; oppure che vi sia una maggiore offerta-pubblica o privata-di tamponi diagnostici (?)  O c’è un fattore di rischio occupazionale non ancora individuato? Ci sono altri comuni con “sospette” incidenze le cui cause devono essere verificate e ne parleremo caso per caso con i cittadini interessati (per esempio Castenaso comune non sede di un inceneritore, ma investito dalla maggior quantità dei fumi emessi-quando questo è funzionante); di S.Lazzaro di Savena abbiamo già detto;
  7. Chiarimento della esistenza di un nesso tra positivi e contatti in isolamento fiduciario per poter comprendere, almeno nei piccoli comuni, se si possa trattare di clusters relativamente circoscritti o di casi a macchia di leopardo;
  8. Se nulla si dice, salvo il comparto sociosanitario, della dimensione occupazionale della epidemia, assolutamente nulla si dice del carcere di Bologna; si tratta di una incongruenza da risolvere immediatamente; questo vale per tutte le carceri italiane e per tutte le “istituzioni totali” chiuse; già “si parla” di duecento lavoratori penitenziari positivi in Italia (Radiocarcere 31.3.2020), ma quanti sono effettivamente?
  9. Chiarimento sulla condizione dei positivi; si danno infatti i dati dei soggetti in quarantena fiduciaria ma non si comprende quanti, tra i positivi siano in isolamento coatto in ospedale o fiduciario a casa, in altri termini se esiste un gruppo di persone in isolamento fiduciario, in che tipo di isolamento sono i positivi?

Questi sono alcuni dei punti da approfondire; chiediamo dunque accesso ai dati al fine di acquisire alcune delle conoscenze di base che consentano di fare delle inferenze nell’interesse di tutta la collettività.

Su questa “scaletta” iniziale e “minima” proponiamo di costituire un ordinamento prima nazionale ed europeo poi mondiale;

peraltro se è fondata la ipotesi di Paolo Vineis (condivisa da molti) secondo cui questa epidemia non è un accidente ma deriva da uno squilibrio ecologico che potrebbe dare nuovi reiterati effetti simili, occorre che ci prepariamo per tempo.

PER UNA EPIDEMIOLOGIA CRITICA AL SERVIZIO DELLE MASSE POPOLARI.

La formula dello slogan pare “ideologica” ma quando ci vuole…

Non possiamo lasciare la sanità pubblica nelle mani di questi decisori politici che usano la “privacy” non capendo cosa sia veramente e trasformandola da diritto del singolo in “segreto di stato” né possiamo lascare a sanità pubblica nelle mani dei “tecnici” di fiducia del ceto politico che ne determina spesso le carriere e che hanno pure cercato di farci credere che l’amianto nell’acqua “potabile” se è “poco” non strozza ma ingrassa.

Il leit-motiv istituzionale fino ad ora è stato: obbedite alle prescrizioni, non vi interessate di altro; credere, obbedire e…

DOBBIAMO INVECE PROMUOVERI IL MASSIMO DI PARTECIPAZIONE CRITICA DEI LAVORATORI E DEI CITTADINI NELLA SCIA TRACCIATA DA GIULIO MACCACARO (3) DUNQUE NELLA STRATEGIA DELLA NON-DELEGA AI TECNICI;

PROPONIAMO DI COSTITUIRE e costituiamo oggi LA ASSOCIAZIONE: “EPIDEMIOLOGIA CRITICA” intitolata a John Snow; promotori, vedi in calce (entro la settimana prima tornata di adesioni);

Andremo, metaforicamente, casa per casa a chiedere: da quale fonte proviene l’acqua che bevete?

Vito Totire (Bologna), Corrado Seletti (Borgo Taro) Daniele Barbieri (Imola) Anca Bursuc (Roccabianca) , Antonio Carrabba (Trani)  Davide Fabbri (Cesena),coordinamento AEA-circolo “Chico” Mendes, Centro Francesco Lorusso, Associazione per il futuro delle nostre valli di Borgotaro (Pr), Maurizio Portaluri (Brindisi)

Adesioni: vitototire@gmail.com

Bologna, 1 aprile 2020

Note:

  1. Jonh Snow, (1813-1858) medico londinese XIX secolo considerato unanimemente “fondatore” della epidemiologia moderna per i suoi studi sul colera di Londra del 1855
  2. Giancarlo Arnao, (1926-2000) medico, divulgatore scientifico particolarmente impegnato per una politica non repressiva sulle “sostanze stupefacenti”
  3. Giulio Maccacaro (1924-1977) , medico e scienziato, promotore di Medicina democratica – movimento di lotta per la salute; nato a Codogno !