Probabilmente la frequenza delle stragi sta contribuendo a indurre un fenomeno di “assuefazione”: migranti, lavoratori, pendolari o inermi cittadini; crimini di guerra e di pace ormai “non si contano”.

Siamo tutti un po’ disorientati, nel focalizzare la attenzione sulla martoriata Puglia –dove solo poco tempo fa morivano di fatica alcuni braccianti sotto il sole cocente di un lavoro pagato alla maniera schiavistica- mentre ci stavamo interrogando sul che fare per rompere il silenzio in occasione dell’anniversario della strage di Modugno, è arrivata quella della linea ferroviaria tra Andria e Corato con ancora più morti! Né abbiamo taciuto sulla strage di Andria che ha mostrato come si sia riusciti ad affossare le speranze di cambiamento che il paese ha respirato negli anni settanta del secolo scorso; anni in cui si aspettava che alcune grandi riforme fossero messe in pratica, ci si aspettava che le Usl riuscissero a disegnare la mappa dei rischi presenti nel territorio e nella fabbriche per contribuire, tutti insieme, a garantire le condizioni di sicurezza preesistano all’avvio della attività lavorativa (per usare il linguaggio di Guariniello) e non siano soggette a quelle “deroghe” che, come abbiamo visto, sono foriere di stragi e di lutti.

Non abbiamo taciuto sulla “evitabile” strage ferroviaria di Andria, anche se le nostre parole si sono forse perdute nel vento, così come non abbiamo intenzione di tacere neppure su Modugno: abbiamo visto nella strage del 24 luglio il segno di un modello di “sviluppo” sbagliato che fa affidamento sulla produzione di merci nocive, inquinanti e pericolose; Modugno è un territorio non “nuovo” a “scelte” produttive di questo genere; abbiamo ricordato un anno fa la drammatica vicenda della Tecnovar fabbrica di mine antiuomo o, come abbiamo detto senza volontà polemica, anti-bambino; aperta con finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno ha seminato mutilazioni e lutti in tutto il pianeta; queste dopo averle vendute le abbiamo bonificate ? Quante? Silenzio di tomba, da parte delle istituzioni; così la rimozione continua ad essere la cifra anche della strage della fabbrica dei fuochi artificiali del 24 luglio. sarà ricordata?

Sarà ricordata come quella di Marcinelle, della Tyssenkrupp, della Eternit, della Icmesa di Seveso e come le innumerevoli altre che si sono consumate nella storia della società industriale dall’800 a oggi? Diciamolo con franchezza: un ruolo facilitante della rimozione consiste nel fatto che nella strage di Modugno non vediamo i tradizionali parametri della contraddizione capitalistica tra padrone e operaio? I morti della strage di Modugno sono morti di serie B? Siamo in difficoltà perché dobbiamo cominciare concretamente a criticare una “merce” il che significa criticare il nostro modo consumistico di vivere e di gestire il tempo libero e gli spettacoli?

Le vittime sono state o saranno risarcite? O i risarcimenti saranno impossibili per “fallimento” dei datori di lavoro? In Italia ci sono numerosissimi di questi casi: ma in questi casi, a nostro avviso, deve subentrare lo Stato a risarcire visto che le istituzioni non sono state in grado di garantire controlli e prevenzione. Continueremo a produrre e consumare fuochi artificiali? Con quali precauzioni?

SONO “MIGLIORATE” LE CONDIZIONI DI SICUREZZA IN QUESTO COMPARTO PRODUTTIVO DA QUEL TRAGICO 24 LUGLIO 2015? COSA SI E’ FATTO DI CONCRETO OLTRE A GRIDARE L’ORMAI SOLITO E RITUALE “MAI PIU’”?

Oppure ci limiteremo ad autoinquinarci trasferendo però il rischio della produzione in paesi terzi (Albania e Cina?)

Il sindaco del Comune chiese di sapere, dopo che la fabbrica era saltata in aria, se vi fosse del cemento-amianto nelle strutture; non si doveva saperlo prima e, eventualmente, non lo si doveva rimuovere prima, stando che la scelta più saggia è quella di bandirne la produzione e l’uso? In questi mesi abbiamo tentato un dialogo con gli “utilizzatori” di questa merce; certo lo abbiamo avviato a partire da una posizione di critica radicale e questo, certo, non facilita: parroci, organizzatori di sagre paesane, pro-loco: nessuno ha risposto; pare più facile da gestire la “rimozione” che non il confronto.

Non vogliamo indulger in “facili” critiche; sappiamo di una fiaccolata di solidarietà che si è tenuta qualche settimana dopo la strage, sappiamo del conto corrente per il sostegno economico alle vittime, sappiamo di discussioni a Bisceglie sulla inopportunità di “insistere” sui fuochi artificiali. Nonostante questo quello che risulta inquietante e sorprendente, anche rispetto ad altre stragi sul lavoro o nella vita quotidiana, è la percezione fortissima di una tenace e inquietante rimozione. Facciamo appello perché in tutta Italia, nel corso della mattina dell’anniversario, si osservino 10 minuto di silenzio ovunque singole persone o gruppi vorranno aderire a questa proposta e che si mettano alle finestre e ai balconi drappi bianche con la scritta “basta fuochi artificiali” “basta merci nocive”.

DIECI MINUTI DI SILENZIO PER RICORDARE LA STRAGE DELLA BRUSCELLA FIREWORKS E PER RICORDARCI DELLE NOSTRE, COLLETTIVE, RESPONSABLITA’.

Boicottiamo la produzione di merci nocive ogni giorno e in ogni parte del pianeta.

Vito Totire

Circolo “Chico”Mendes

Centro per l’alternativa alla medicina ed alla psichiatria Francesco Lorusso

Associazione esposti amianto e rischi per la salute

Comitato pacifista per il bando della produzione merci nocive

Archivio “No fuochi artificiali”

Associazione Salute Pubblica

PER ADESIONI E CONTATTI:

vitototire@gmail.com