“Il piatto é servito”! A chi? Ai tarantini? Troppo generico! A quelli che dalle emissioni ILVA, e non solo, hanno tratto più nocumento perdendo la salute, soprattutto i più poveri (con basso SES = stato socio economico, si dice inscientifically correct).

Più morti e più malati non bastano.

A Taranto si sapeva da decenni che la mortalità generale e quella per tumori e malattie respiratorie era più alta della media regionale e nazionale. Ma questo non bastava a dimostrare che la causa fosse il siderurgico con le sue emissioni o la raffineria o il cementificio. Eppoi con tutto il lavoro (ed i voti) che davano, chi ci pensava a disturbare il manovratore! A un certo punto il giocattolo si é rotto, é cresciuta la sensibilità ambientale, qualcuno, non le istituzioni, hanno trovato più diossina del lecito nei formaggi delle aziende agricole prossime al siderurgico e nelle cozze coltivate nel Mar Piccolo e quello che non avevano fatto le istituzioni politiche lo fa la magistratura : cercare di mettere un freno alla mattanza. Siamo nel 2012 ed il siderurgico viene sequestrato anche sulla base di una perizia epidemiologica che per la prima volta mette in relazione morti e ricoveri con le specifiche emissioni del siderurgico, circa trenta morti in più all’anno per tutte le cause. La perizia é ordinata da una giudice, la dott.ssa Todisco, GIP nel processo “ambiente svenduto” promosso dalla Procura della Repubblica di Taranto. Le istituzioni politiche sono prese in contropiede, soprattutto quella regionale ( a livello nazionale in realtà lo Studio SENTIERI del 2011 promosso dall’ISS, quindi dal Governo, aveva confermato con studi di  mortalità ciò che già si sapeva su Taranto). la Regione Puglia redige un mega progetto, 5 milioni, ingaggia uno degli autori dello studio giudiziario di Taranto, gli chiede di aggiornarlo al 2013 e di replicarlo a Brindisi, poi prevede studi di biomonitoraggio e di tossicologia, cioè di misurazione di inquinanti nel corpo umano e di prove di laboratorio in cui si cimentano in vitro le polveri inquinate di Taranto con le cellule del sangue per testarne la pericolosità. Intanto il comando politico alla Regione cambia. E cambia anche la direzione dell’Arpa che nella redazione del progetto aveva avuto un ruolo fondamentale. Arrivano i primi risultati : lo studio aggiornato su Taranto conferma la relazione tra eventi sanitari ed emissioni anche nei bambini, e registra una riduzione della emissioni dopo il 2012, cioè dopo il sequestro giudiziario. Il nuovo governo regionale considera lo studio una conferma alla propria propria richiesta di “decarbonizzazione” del siderurgico e lo stop ai decreti “salva ILVA” che sono delle licenze ad operare anche in violazione dei limiti emissivi previsti dalla legge. Ma stranamente il primo a prendere le distanze dallo studio epidemiologico è proprio uno dei suoi autori, il direttore dell’ARPA che lo aveva promosso: i dati epidemiologici non sono sufficienti, bisogna  fare gli studi tossicologici. Come un riflesso condizionato, quando qualche studio dimostra che l’inquinamento industriale fa morti e malati le prime ad intervenire, sminuendo e precisando, sono le istituzione ambientali e sanitarie, le industrie in genere tacciono.

Ci vogliono sempre altre evidenze.

Ed ecco che gli studi tossicologici erano già pronti a Roma. Non  bastava avere avuto per decenni una mortalità superiore a tutte le medie, non basta oggi neppure avere studi epidemiologici che dicono quanti decessi sono attribuibili a quelle emissioni, bisogna alzare l’asticella sempre di più. Bisogna dimostrare se quegli inquinanti penetrati nel corpo delle persone fanno davvero male più che altrove e se quelle polveri, estratte dai filtri delle centraline e cimentate con cellule del sangue, sono più nocive di quelle di un’altra città. L’onere della prova è sempre a carico delle vittime!
E questo é il menù del 7 dicembre a Roma preparato  dall’ISS, cioé dal Governo, dall’Arpa Puglia e dalla ASL di Taranto. Tre studi che dicono tre semplici cose. Le polveri sottili di due centraline di Taranto, messe a contatto con le cellule del sangue in laboratorio non sono più tossiche per le cellule immunitarie né favoriscono lo sviluppo delle cellule infiammatorie più delle polveri di alcune centraline di Roma. Un gruppo di donne con endometriosi a Taranto hanno un rischio proporzionale ai loro livelli di diossina nel sangue, ma l’endometriosi a Taranto é in linea con i dati nazionali. i bambini di Taranto hanno più disturbi del comportamento quanto più vicino vivono al siderurgico e quanto più piombo hanno nel sangue, ma non superano le percentuali nazionali, 10-15%. Certo, i ricercatori elencano tutti i limiti della loro ricerca, la sua relazione con il periodo attuale e non con il passato, e la solita conclusione: occorrono più studi, occorrono più fondi per la ricerca. Il Presidente della Regione non é soddisfatto e ritiene inaccettabile tanto piombo nei bambini, il Sindaco che era incredulo dinanzi ai morti in più dello studio epidemiologico, ora si dice rassicurato dagli studi tossicologici.

La politica non deleghi i suoi doveri alla scienza.

Il messaggio é chiaro ed é sotto forma di domanda: ma cosa volete a Taranto? Va bene i morti ed in malati in più,  ma le vostre polveri non sono più nocive che altrove. Chiudete la stagione della colpevolizzazione del siderurgico e scordiamoci del passato.
La scienza ha detto la sua e continuerà a farlo. Sappiamo che non é neutra neppure quando sceglie il disegno di uno studio e tira delle conclusioni. E non lo è neppure la  comunicazione dei suoi risultati, fatta a volte per tranquillizzare o solo per seminare dubbi.
A questo punto é necessario l’intervento della politica, cioè dei cittadini. Davvero si possono rottamare le evidenze epidemiologiche? davvero ci rassicura che le polveri di Taranto sarebbero tossiche quanto quelle di Roma? Che l’autismo e l’endometriosi sono nella quantità attesa? Taranto non é Roma e non é l’Italia, ha il 50% di famiglie a reddito medio basso ed i quartieri dove vivono i bambini con più piombo nel sangue sono anche i più poveri. Che senso ha confrontare una città  con una popolazione 10 volte maggiore con quella di Taranto?  E’ abbastanza inutile che il Sindaco di Taranto cerchi rassicurazioni nella scienza per prendere delle decisioni politiche. La ricerca scientifica e le politiche sanitarie e ambientali, ossia economiche, hanno statuti “epistemologici”, ma soprattutto etico – politici, molto differenti. Quello che è necessario, sotto il profilo della prova e della certezza, nella prima, non lo è affatto nella seconda. Per una politica di sanità pubblica è sufficiente il principio di precauzione, o, come nel caso di specie, di prevenzione dato che di dubbi di nocività non ve ne sono più.

Non vi è dubbio, infine, che il surplus di malati prodotto dall’inquinamento industriale in questi anni e quello che, dopo la necessaria latenza, continuerà a presentarsi abbia diritto alle cure necessarie. E’ giusto quindi destinare a quell’area i servizi sanitari pubblici che occorrono. Costi esterni anche questi che come la bonifica devono essere imputati agli inquinatori e non alla collettività.