comunicato stampa

NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DEI BENI COMUNI

Con preghiera di diffusione

Qualche giorno fa abbiamo espresso il nostro pensiero in seguito all’annuncio del Presidente Vendola circa l’imminente apertura ai privati dei servizi pubblici locali pugliesi, dai rifiuti, ai trasporti, all’acqua. Ieri il Presidente in una sua indiretta risposta, definisce il Comitato Pugliese Acqua Bene Comune “poco incline al pensiero”, affetto da “isteria ideologica” oltre che portatore di una “disinvolta ignoranza delle leggi”, privo di “rigore culturale e d’intelligenza politica”. Niente male per un governo che dichiara di volersi rivolgere ai movimenti!
Del resto, per tutto l’anno scorso, nel corso dell’iter di approvazione del Disegno di Legge per la ripubblicizzazione dell’Acquedotto, il governatore ha pervicacemente ignorato ogni appello al dialogo giunto dal Movimento, né ha ritenuto di intervenire quando l’Assessore Amati ha risposto con pesanti insinuazioni a critiche mosse dal Comitato e rimaste sempre nel merito di quei punti della Legge sull’AQP poi dimostratisi fallimentari. Forse, i cittadini meritano un po’ di rispetto da chi è chiamato a governare, a loro nome, la cosa pubblica.

Non rientrando nel nostro stile comportamentale l’uso degli insulti (anche se confessiamo una certa preoccupazione quando a farlo sono coloro che rivestono ruoli istituzionali), intendiamo invece cogliere l’occasione per entrare nel merito della questione e aprire, seppure a distanza, quel confronto che chiediamo da più di un anno per affrontare – tecnicamente e politicamente – i “nuovi” nodi della questione.

Nonostante le “poco democratiche” politiche liberiste dettate da “poco democratici” organismi economici sovranazionali dell’Unione Europea, di cui il governo Monti è espressione, è ormai chiaro anche ai privatizzatori, che non c’è alcun obbligo comunitario a privatizzare i servizi pubblici locali.

A nostro avviso anche il quadro giuridico nazionale non è blindato e, anzi, è notevolmente ambiguo e contradditorio, a cominciare dal fatto che il titolo dell’art. 4 del D.Lgs. 138/2011 – “Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dell’Unione europea”- è in contrasto con il suo contenuto, che, in realtà, va in tutt’altra direzione (era accaduto qualcosa di simile già nel settembre 2009 con il Decreto Ronchi che intitolava la norma privatizzatrice come “Adeguamento alla disciplina comunitaria”). Dobbiamo presumere che del nostro stesso avviso siano i giuristi che hanno elaborato il ricorso e la stessa Regione Puglia che lo ha presentato: altrimenti che senso avrebbe avuto ricorrere alla Consulta?Dunque, da un governo che accoglie la proposta dei giuristi dei quesiti referendari di presentare ricorso, non ci si aspetta certo che, fra le sue priorità, ci sia quella di arrivare preparato all’appuntamento “epocale” con i mercati e, così, arrendersi politicamente (e, ancor prima, culturalmente) al ruolo ritagliato ad hoc per il pubblico dal sistema liberista, ovvero esclusivamente quello di programmazione, regolazione e controllo. Come si può considerare questa prospettiva “un’occasione per il sistema pubblico”?

Del resto, il fatto di predisporsi alla bocciatura dinanzi al giudice Costituzionale e di annunciarlo pubblicamente ancor prima che tale eventualità si sia verificata, ci sembra quantomeno prematuro.

A noi non sfugge affatto che la privatizzazione (dei servizi idrici e non solo), oltre che essere incompatibile con l’idea di “bene comune”, possa solleticare appetiti criminali e mafiosi: difatti riteniamo che vada contrastata con ogni mezzo a disposizione. Per questo, come cittadini, interrogheremo, tutti i livelli istituzionali (compreso quello regionale) e continueremo a mobilitarci, con serenità e determinazione, perché le istituzioni rispettino la volontà popolare, così come si è espressa un anno fa con il voto referendario.

Perché si scrive Acqua e si legge Democrazia.

Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

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01-06-2012

 

Vendola “I beni comuni non si difendono con l’isteria ideologica”

“Il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”, in un comunicato stampa assai significativo, ritiene che io abbia inventato il riferimento alle leggi nazionali che obbligano la cessione al mercato, a partire dal 1 gennaio 2013, dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Cerco di rievocare la cornice normativa che ci farà precipitare, nel volgere di pochi mesi e con scarsa cognizione della pubblica opinione, in una privatizzazione foriera di giganteschi pericoli per i diritti dei cittadini. Il decreto legge 138 del 2011, che rappresenta la genesi del processo di smantellamento dei poteri del pubblico: la Regione Puglia è l’unico soggetto, che io sappia, ad aver impugnato dinanzi alla Corte Costituzionale, questa legge. Ma anche norme contenute nel decreto legge Salva Italia (comma 1 dell’art.14 del decreto-legge). I commi 4 e 5 dell’art.25 del decreto legislativo 1 del 2012. E inoltre le recenti modifiche al Testo Unico degli Enti Locali. Il quadro è giuridicamente blindato e occorrerebbe una battaglia culturale e politica per segnalare la natura autoritaria di un disegno di riforma che è in radicale contrasto con l’esito dei referendum. Il punto è che la precipitazione verso il mercato apre uno scenario che vorrei facesse riflettere anche chi è poco incline al pensiero: la messa sul mercato di un’offerta così ampia di oggetti pubblici può aprire le porte all’ingresso in grande stile delle organizzazioni criminali. La mafia è un sistema d’impresa che ha disponibilità economiche e anche alcune note “competenze”: penso al ciclo dei rifiuti. Occorre predisporsi, in caso di bocciatura dinanzi al giudice Costituzionale, a irrobustire il ruolo del pubblico nelle sue prerogative di programmazione, regolazione e controllo. Parlare di questo significa cedere alla frenesia privatizzatrice? E si crede davvero che con gli slogan e anche con una disinvolta ignoranza delle leggi si possa fare una battaglia contro nemici potenti e agguerriti? I beni comuni non sono un orizzonte che merita un po’ più di rigore culturale e di intelligenza politica?

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01-06-2012

Comunicato stampa

I beni comuni NON SI VENDONO

Con preghiera di diffusione

Il Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune” – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ha appreso dalla stampa l’orientamento che la Regione Puglia starebbe assumendo rispetto alla privatizzazione dei servizi pubblici.

Il Presidente della Regione, in due interviste apparse di recente sui giornali locali, afferma che entro dicembre sarà definito l’ingresso dei privati nella gestione dei rifiuti, dei trasporti e perfino dell’acqua, in ottemperanza a una non meglio precisata normativa nazionale (http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=522457&IDCategoria=1).

Tale affermazione suona come un’offesa a tutti quei cittadini/e che, in Puglia come in tutto il Paese, con il referendum dell’anno scorso hanno ribadito di voler salvaguardare il carattere pubblico dei beni comuni contro ogni processo di mercificazione e di profitto.

può avere senso giuridico e politico l’annuncio di una legge regionale con cui si metterebbe “in sicurezza la natura pubblica dei servizi locali” tutelandone contemporaneamente la privatizzazione (http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/politica/2012/29-maggio-2012/vendola-l-ingiuriariparte-smart-cities-201378970047.shtml).

Questa “nuova” narrazione ci sembra davvero fantasiosa.

In realtà, con questa posizione il Presidente Vendola contraddice le sue numerose precedenti affermazioni e gli atti stessi del governo regionale ponendo, di fatto, un macigno sull’interlocuzione che, pur non sempre facile e fluida, era intercorsa con il movimento dell’acqua bene comune.

Il Comitato Pugliese ne prende atto e sente il dovere di intensificare, a maggior ragione e con più vigore, il proprio impegno affinché la volontà popolare, da più parti minacciata e vilipesa, sia rispettata.

In quest’ottica investirà della questione tutti i Comuni della Regione Puglia che, insieme ai cittadini, saranno i primi a subire le conseguenze della “cessazione delle municipalizzatedell’apertura del mercato ai privati” annunciata dal Presidente della Regione.

Rispetto a questo, e partendo proprio dalle dichiarazioni del Sindaco di Bari secondo le quali “l’amministrazione intende rispettare pienamente la volontà popolare espressa attraverso il voto referendario” (http://www.ecodallecitta.it/notizie.php?id=112261), chiediamo ufficialmente all’Amministrazione di BARI, attraverso il Coordinamento degli EE. LL. per la ripubblicizzazione del S.I.I., di promuovere al più presto un incontro programmatico con i Comuni pugliesi per la difesa e la ripubblicizzazione di tutti i servizi pubblici locali (a partire dal servizio idrico integrato), ovvero la loro gestione attraverso soggetti di diritto pubblico con partecipazione sociale.

 

Perché si scrive Acqua e si legge Democrazia.

Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” – Forum dei Movimenti per l’Acqua