di Maurizio Portaluri

Si è svolto a Lecce dal 24 al 26 ottobre il XLII Congresso nazionale dell’Associazione Italiana di Epidemiologia. Come di consueto in queste occasioni alcuni dei lavori presentati dai ricercatori italiani hanno riguardato l’area di Brindisi per le note pressioni ambientali e la povertà diffusa.

Lisa Bauleo, del Dipartimento di Epidemiologia del Lazio, ha valutato l’effetto dell’inquinamento atmosferico prodotto dalle centrali termoelettriche di Brindisi sull’incidenza di tumori (nuovi casi di pazienti) nella coorte dei residenti a Brindisi, Carovigno, Cellino, Mesagne, San Pietro, San Vito e Torchiarolo dal 2000 al 2013. Tale effetto consiste nell’aumento del rischio di tutte le forme tumorali considerate nel complesso (+9%) ed in particolare per il tumore del polmone (+38%) e per il mieloma multiplo (+182%). Lo studio conclude che “sono auspicabili misure preventive atte a tutelare la salute della popolazione” ed invita all’adozione “di migliori tecniche per il contenimento delle emissioni industriali”.

La stessa autrice ha presentato una valutazione dell’impatto sulla salute dell’inquinamento e delle disuguaglianze socioeconomiche nella stessa area.  Dal lavoro si rileva il dato che a Brindisi 27 decessi per tumori maligni sono attribuibili ad esposizioni industriali senza differenze evidenti tra le classi sociali. E sono 16 i nuovi casi di neoplasie maligne e 11 i casi di malattie respiratorie attribuibili all’inquinamento industriale.

Anna Maria Nannavecchia, dell’ARESS Puglia, ha relazionato sulla salute riproduttiva nei siti di interesse nazionale pugliesi (Brindisi, Taranto, Manfredonia) nel periodo 2014-2017 riportando un eccesso significativo del 88% dei parti pretermine (esclusi i parti cesarei), che sono classificati tra gli eventi avversi per la riproduzione e “rappresentano un rilevante problema per la sanità pubblica e costituiscono motivo di preoccupazione per la popolazione. Numerose evidenze riportano possibili associazioni tra esposizione a determinanti ambientali ed alterazione degli indici di salute riproduttiva”.

Infine, Maria Rosa Montinari, dell’Università del Salento, ha studiato l’evoluzione storica della mortalità per cardiopatie ischemiche nelle provincie pugliesi dal 1931 al 2014 evidenziando che la “mortalità femminile per malattie ischemiche del cuore supera i livelli nazionali nella provincia di Brindisi dal 1987”.

Alla luce di questi risultati appare evidente che siamo in una fase in cui i dati sulla salute sono ormai disponibili ad una continua analisi da parte di istituzioni e scienziati e che si è usciti dal periodo “buio” in cui gli sforzi contrastati di alcuni ricercatori non venivano presi in considerazione dai poteri pubblici sebbene tutte le evidenze rilevate da quelle ricerche hanno poi trovato nel tempo conferma.

Tuttavia la sola conoscenza dei fenomeni sanitari non è sufficiente ma deve essere utilizzata dalle popolazioni e dai rappresentanti istituzionali per azioni a tutela della salute pubblica che tengano conto dei danni subiti.

Brindisi, 26 ottobre 2018