ANCORA AMIANTO NELL’ACQUA “POTABILE”

IL COSTO DELL’ACQUA AUMENTO MA L’AMIANTO è GRATIS ”

“L’unica dose di amianto accettabile è quella uguale a zero”.

Wells , Congresso Accademia delle scienze New York 1965

NEL 1999 per primi abbiamo sollevato in Italia il problema dell’amianto nell’acqua distribuita per fini potabili a Bologna.

Da allora,grazie ad un abile strategia messa in campo dai cosiddetti “decisori” , fondata su ipnosi, rimozione ed evitamento del confronto scientifico, la situazione è ancora tutta da risolvere.

Coerentemente con il nostro impegno ultradecennale torniamo sull’argomento per notificare ai cittadini residenti a Bologna che la ricerca di amianto ha dato esito “positivo” in due campioni su circa trenta.

I campionamenti ”positivi” riguardano i punti idi prelievo di via Spadini 15-17il 3.2.2011 e di via Guardasonni il 27.9.2011 che sono risultati positivi, a fasi alterne, anche in passato;

nel 2011 la quantità stimata nel corso del monitoraggio sia per l’uno che per l’altro sito oscilla attorno alle 759 ff/litro.

Anche questa volta, nonostante le accese discussioni avute a Reggio Emilia in un convegno del marzo 2011, non sappiamo di che tipo di amianto si tratti (se crisotilo a anfibolo); all’Ausl spiegare per quale motivo, ancora una volta, non si dispone di questo dato nonostante la sua importanza dal punto di vista sanitario ed epidemiologico.

In questi anni abbiamo ascoltato le argomentazioni di che ha sostenuto la irrilevanza del problema ed il dialogo non si è mai svolto in maniera adeguata e negli ambiti istituzionali vicini ai decisori”.

Mai , neppure, una udienza conoscitiva in regione o in comune su questo argomento specifico.

Dobbiamo dunque brevemente ripercorrere i luoghi comuni dell’atteggiamento di minimizzazione:

  1. l’amianto è innocuo per via digestiva; questa affermazione è stata fatta di recente da una funzionaria della Ausl in un incontro pubblico a Monteveglio nel mese di dicembre, affermazione non condivisibile in quanto contraddetta non solo da numerosissime indagini epidemiologiche ma anche da posizioni ufficiali della Iarc, della Regione E-R , recentemente dell’UE con la direttiva amianto del 2009 e di numerosi altri enti istituzionali; non intendiamo certamente mettere a tacere eventuali dubbi o negarne a priori la fondatezza ma ci pare anche ogni dubbio, dal punto di vista delle decisioni pratiche da assumere, sia ampiamente superato dalla logica del “principio di precauzione”; si veda ,comunque, il successivo punto 3); m per chiudere la questione dell’impatto dell’amianto sull’apparato gastroenterico va segnalata l’indagine di Brandi ed altri condotta a Bologna e pubblicata nel 2008 che evidenzia in 18 casi di tumore delle vie biliari su 55 una esposizione ad amianto (in tre casi di tipo occupazionale/respiratoria, in 15 casi di origine alimentare , anche se legata non ad acquedotti dinamici ma a riserve d’acqua più stantie (obiettivamente più pericolose);
  2. l’amianto non si stacca dalle tubazioni; d’accordo, ma infatti il problema sono non le condizioni ordinarie ma le fasi, peraltro frequentissime, di lesioni delle tubazio9ni; cosa succede infatti tra l’inizio della fessurazione ed il momento in cui il danno si scopre perché il tubo si è rotto ed ha creato per strada il solito “fontanazzo”?
  3. sempre legato al tema della via (digestiva) di penetrazione dell’amianto c’è la constatazione (Istituto superiore di sanità, 1990 ) secondo cui l’amianto delle tubazioni dell’acqua potabile contribuisce anche all’inquinamento (indoor) delle abitazioni; va sottolineato che in E-R nelle donne, mentre il numero dei mesoteliomi della pleura è la metà del numero di quelli che colpiscono gli uomini, per quel che riguarda i mesoteliomi peritoneali i numeri quasi si equivalgono; è un dato epidemiologico che deve essere approfondito ma non si può escluder l’ipotesi di una maggiore esposizione domestica delle donne rispetto ad una esposizione occupazionale che è sempre stata maggiore per gli uomini;
  4. l’amianto riscontrato “è poco”; la comunità scientifica è unanime nel disconoscere l’inesistenza i una soglia di sicurezza per i cancerogeni; qualora vi fossero residui dubbi ci soccorre il “principio di precauzione”; in realtà l’amianto disperso dalle reti non è “poco”,, infatti per avere una valutazione effettiva del rischio bisognerebbe valutare in microscopia elettronica a trasmissione e occorrerebbe campionare nei siti più a rischio che sono, come rari dati confermano, quelli della provincia e della pianura piuttosto che quelli della città

Le nostre proposte:

  1. la rete va bonificata immediatamente ; il consiglio comunale di Reggio Emilia l’anno scorso ha votato alla unanimità una mozione per l’’avvio della bonifica a partire dal 2012; Reggio Emilia che pure è una città con una presenza di amianto quantitativamente meno rilevante che Bologna (circa 300 km.contro 1650 circa); se Reggio Emilia si da un programma di bonifica Bologna rimuove il problema (psicologicamente, piuttosto che,come si dovrebbe,materialmente); i costi a suo tempo stimati da Hera sono di circa 250 milioni di euro; vengano reperiti e si distribuisca ai cittadini una acqua senza amianto;
  2. continuare i campionamenti ha senso solo in questa prospettiva di bonifica ma ha senso se la mappa dei campionamenti e le metodiche analitiche vengono modificata;
  3. la strategia di bonifica deve essere estesa a tutta Italia, all’Europa, a tutto il mondo; oltretutto la enormità dei rifiuti che emergeranno pone l’esigenza di programmare anche gli smaltimenti.
  4. Chiediamo l’immediata convocazione di una udienza conoscitiva in comune ed in regione;
  5. Chiediamo al istituzione di un tavolo tecnico con a partecipazione di istituzioni ed associazioni ambientaliste e di utenti.

 

Presenteremo venerdì prossimo un esposto contro Hera per distribuzione di acque potenzialmente nocive per la salute.

Esposti precedenti sono stati,evidentemente, “archiviati” ma riteniamo, nel rispetto della autonomia della Magistratura, che ciò potrebbe attribuirsi all’essersi affidati a consulenti che sono incappati in uno dei “luoghi comuni” che la comunità scientifica rigetta.

Dr. Vito Totire

Presidente Aea – associazione esposti amianto e rischi per la salute

333.4147329