“Nell’area indagata l’esposizione materna a SO2 è associata ad un incremento di rischio di anomalie congenite del cuore e difetti del setto ventricolare”. A questa conclusione giunge il lavoro accettato per la pubblicazione sulla rivista Environmental Research svolto dai ricercatori dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR (IFC-CNR) di Pisa e Lecce, dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC-CNR) di Bologna e Lecce e dell’Unità Operativa di Neonatologia dell’Ospedale Perrino – ASL Brindisi (Emilio A.L. Gianicolo; Cristina Mangia; Marco Cervino; Antonella Bruni; Maria Grazia Andreassi; Giuseppe Latini: Congenital anomalies among live births in a high environmental risk area. A case-control study in Brindisi – Southern Italy).

Il lavoro indaga l’associazione, per i nati vivi a Brindisi dal 2001 al 2010, tra esposizione materna a SO2 e a polveri totali sospese, da un lato, e le anomalie congenite considerate nel complesso, quelle del cuore (ACC) e i difetti del setto ventricolare (DSV). Sono stati considerati nell’analisi 189 casi di AC, di questi 81 sono stati i casi con ACC e 44 con DSV (gli autori hanno escluso da questo lavoro i casi di anomalie cromosomiche coincidenti). Le concentrazioni degli inquinanti sono generalmente più alte tra i casi rispetto ai controlli, con differenze maggiori che si riscontrano tra le ACC. I modelli con variabile di esposizione continua mostrano incrementi di rischio che tuttavia non sono statisticamente significativi. L’esposizione materna alle maggiori concentrazioni rilevate di SO2 sono significativamente correlate con tutti i tipi di malformazioni e, in particolare, con le malformazioni congenite del cuore.

Gli stessi autori un anno fa avevano pubblicato su altra rivista internazionale i dati sulle malformazioni congenite a Brindisi registrando nello stesso arco temporale un totale di 194 anomalie su 8.503 neonati e osservando una prevalenza di 228 casi su 10.000 nati vivi, approssimativamente il 17% in più rispetto al dato riportato dal registro europeo EUROCAT. L’eccesso osservato per le anomalie cardiovascolari era del 49%. L’attuale studio costituisce un approfondimento che correla il dato sanitario con il dato ambientale e rappresenta un avanzamento nella conoscenza del fenomeno poiché la SO2 origina dalle emissioni industriali e dai combustibili per la navigazione marittima.
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