L’associazione Chico Mendes di Bologna scrive al Presidente della Repubblica. Con un provvedimento iniquo un nucleo familiare di origine rom (signora Biljana Mehmedovic e figli) è stato espulso da Bologna e dovrebbe, secondo il “disegno” organizzato dal comune di Bologna con altri soggetti, essere “ricollocata” nel comune di Pegognaga (Mn); l’allontanamento dall’appartamento di via Lidice è stato ottenuto con pressioni e metodi inaccettabili ed è “motivato” dalla risibile argomentazione della impossibilità della signora di pagare l’affitto. Alle istanze ed alle argomentazioni contrarie avanzate al Sindaco ed ai servizi sociali dalla associazione di cui sono portavoce, SINDACO E SERVIZI NON HANNO MAI DATO RISPOSTA.

Benché la offesa, nei nostri confronti, è ben poca cosa rispetto a quello che la signora Biljana sta subendo, dobbiamo precisare che se Sindaco e servizi pensano di poter così serenamente ignorare il volontariato, commettono un grave errore;alcuni decenni fa abbiamo , letteralmente, raccolto dalla strada questo nucleo familiare; per decenni abbiamo supportato questa famiglia economicamente, moralmente, con donazioni di beni alimentari (grazie anche alla generosità di tante persone anche non associate al nostro circolo); strappato alla strada – dopo 5 secoli di nomadismo del ceppo di popolazione d’origine – questo nucleo familiare ha fatto miracoli; la figlia maggiore si è laureata e lavora fuori regione; la secondogenita è iscritta a un corso da ostetrica, gli altri figli sono scolarizzati; ora la signora Biljana, espulsa da Bologna, con lo stile degli ufficiali espurgatori di memoria (storica) pontificia, si trova nella condizione di aspirare ad entrare in possesso di una roulotte considerato che il “confino” a Pegognaga è , appunto, un confino che la taglia fuori da tutte le relazioni solidali sviluppate a Bologna negli ultimi decenni; la brillante operazione del comune di Bologna ha posto la signora e i suoi figli in una condizione di bisogno peggiore di prima.

Lo sfratto dunque imposto dal comune di Bologna è iniquo e inaccettabile ; risponde a parametri cervellotici , astorici e disumani; la signora Mehedovic infatti non ha trovato, alfine, una collocazione lavorativa adeguata nel mercato del lavoro che le consentisse di accedere ad una abitazione da affittare con le proprie risorse economiche; ciò è successo perché, per decenni, la sua identità non era riconosciuta causa lacune anagrafiche nel suo paese di origine; questo particolare “burocratico” ha ostacolato per decenni una sua collocazione lavorativa “regolare”; Biljana non può essere penalizzata per questo.

Il comune di Bologna , revocando la disponibilità dell’appartamento di via Lidice n.8 , per ragioni di asserita “pubblica utilità”, evidenzia una visione molto soggettiva della pubblica utilità visto anche che il Sindaco ipotizza un finanziamento dalle casse comunali di 30 milioni di euro per la ristrutturazione del campo di calcio e  visto che , noi cittadini, che dovremmo avere voce in capitolo quando si parla di pubblica utilità, questa , nel provvedimento di sfratto, non la vediamo assolutamente; siamo , modestamente, più in sintonia con il Pontefice che ha definito il denaro “lo sterco del diavolo”.

Irrita peraltro la disconoscenza totale della storia dei rom da parte del Sindaco ; arrivati a Bologna il 18 luglio del 1422 hanno vissuto in Italia da nomadi per 5 secoli; oggi , che in pochi decenni, il nucleo familiare Mehmedovic fa un salto enorme , il comune di Bologna, noto agli storici per il sindaco Zanardi (il sindaco del pane e dei poveri), noto per essere medaglia d’oro per la resistenza partigiana, dopo 5 secoli di storia, preso atto del processo spontaneo di sedentarizzazione, adotta una decisione di rinomadizzazione coatta. Signor Presidente, la preghiamo di valutare questa situazione e di adottare e iniziative che potrebbero essere tra le sue facoltà.

Vito Totire, medico/psichiatra, portavoce circolo Chico Mendes Bologna   

27 settembre 2019