Di Maurizio Portaluri

Il 23 luglio scorso un uomo di 40 anni di Brindisi detenuto nel carcere di Lecce si è tolto la vita utilizzando una bomboletta di gas in dotazione. La notizia è stata data con un comunicato dal sindacato degli agenti penitenziari OSAPP. Nel comunicato il sindacato denuncia la carenza di organico nella casa di pena leccese e la mancanza di supporti informatici e di sorveglianza per il controllo di “soggetti con problemi di adattamento al sistema penitenziario”. Già nel maggio scorso lo stesso sindacato aveva comunicato che un suicidio per impiccagione era stato sventato dagli agenti e un altro detenuto aveva commesso un atto autolesionistico ingerendo vari oggetti tra cui un tagliaunghie.

Vito Totire, medico psichiatra che da anni segue i problemi della salute in carcere, ha diffuso un articolato commento su quanto denunciato da OSAPP circa il suicidio nel carcere di Lecce. Un documento nel quale ha indicato i fattori di rischio che possono pericolosamente aggravare la condizione carceraria e ha posto i seguenti interrogativi: “Ci chiediamo se il rischio suicidario è stato monitorato. Da chi e con quale valutazione conclusiva? Per quale motivo non è maturata la decisione di comminare una sanzione alternativa al carcere, nonostante gli orientamenti recentemente espressi dalla Cassazione?”. E si è chiesto anche, con riferimento alla bomboletta, perché mai nelle nostre carceri non si riconosce il diritto a consumare i pasti in normali refettori e non su una branda di una cella sovraffollata.

Ma le difficoltà della vita in carcere non emergono solo in occasione dei suicidi. Nel giugno scorso abbiamo rilanciato notizie provenienti dalla trasmissione radiofonica “Radio carcere” riguardanti restrizioni nel carcere di Brindisi e Bari. Nella stessa trasmissione si era data notizia di un suicidio nel carcere di Brindisi avvenuto nell’autunno scorso. Sulla base di una denuncia di una persona detenuta a Lecce che non riusciva ad ottenere una visita specialistica per la sua lombalgia, raccolta sempre da “Radio Radicale” il 6 giugno scorso, abbiamo scritto alla ASL Lecce che gestisce l’assistenza sanitaria in carcere per conoscere quale modalità di prenotazione si sia adottata per gli assistiti detenuti, ma non abbiamo ricevuto risposta.

Ci sembra che abbia ragione Totire quando sostiene che la questione debba essere assunta a livello politico sia nazionale sia regionale dove peraltro è insediato un Garante per le Persone detenute.

2 agosto 2019