Di Vito Totire

Una volta, quando un evento destava grande attenzione, si diceva che per esso erano stati versati fiumi di inchiostro; se adottiamo questa metafora dobbiamo dire che per la strage  di Modugno del 24 luglio 2015 con dieci operai morti –  senza voler fare sensazionalismi – morti disintegrati, è stata versata solo qualche goccia (di inchiostro) subito sbiadita; altre stragi hanno indotto convegni, comizi, ricordi corali, lavori teatrali e cinematografici, lapidi o monumenti commemorativi,  manifestazioni  ad ogni anniversario… al netto della retorica di circostanza quindi la memoria, altre volte, ha funzionato; questa volta no. Perché?

Sulla strage di Modugno incombe un pressoché totale silenzio, anche nel giorno del terzo anniversario. Come si spiega? Assenza della classica e storica cornice padrone/operai? Fatto successo al Sud? Aleatorietà della azione penale e impossibilità o difficoltà di garantire percorsi per i risarcimenti? Amnesia retrograda maligna di massa?

Dobbiamo esigere che:

  • Venga tenuta viva la opzione dello stop alla produzione di fuochi artificiali essendo ormai sepolta la illusione “uso sicuro”; sprecare risorse per inquinare e rischiare vite operaie e masochismo;
  • Il governo, l’Inail, la Asl e il Sindaco di Modugno, il presidente della giunta regionale pugliese, cooperino al fine di produrre un dossier informativo sulla questione “cosa è successo a Modugno il 24 luglio 2015; quali risarcimenti sono stati garantiti alle vittime (alcuni erano immigrati) e quali prospettive di prevenzione si intendano perseguire; VOGLIAMO SAPERE;
  • Venga redatto un documento annuale che registri spese sostenute, effetti e danni dei fuochi artificiali e dei botti.

Vito Totire, medico del lavoro

 

Bologna, 27 luglio 2018