Di Antonello Russo

Il virus Covid-19 si è trasformato in pandemia e con un tempismo mai pro attivo (si pensi ad esempio al quando si è detto di non recarsi autonomamente al pronto soccorso) le massime autorità sanitarie si trovano nella posizione di essere redattori di linee guida delle misure da fornire ai decisori politici. Solo che queste indicazioni si trovano a non poter essere implementate nella realtà, sia per il ritardo con cui sono fornite, che ha reso il contenimento dei focolai un sogno di una notte di mezzo inverno, che per la mancanza di strutture, materiali e personale idoneo.

Il pantano in cui ci troviamo non ci evita il fango ulteriore che ci deriva nel constatare la capacità della Repubblica Popolare Cinese di fermare sostanzialmente lo stato di Hubei e la sua capitale Whuan per prevenire la diffusione del contagio nell’intero territorio cinese, la capacità di fronteggiare il virus dedicandogli strutture apposite e salvaguardando come finora nessuno il personale sanitario e la capacità dei vicini paesi orientali di contenere i focolai ricorrendo al tracciamento dei contatti interpersonali, alla ricerca porta a porta dei positivi da isolare anche dal contesto familiare in cui si trovavano e all’uso diffuso delle mascherine.

E noi?

Noi europei non abbiamo saputo chiudere congiuntamente le frontiere, non abbiamo saputo capire l’arrivo della tempesta e non ci siamo saputi dotare degli strumenti di protezione adeguati neanche a protezione del personale sanitario. Addirittura rasentiamo il patetico, nel considerarci meritori di plauso ove altri, come UK e USA facciano peggio di noi.

Ma non a livello europeo una indicazione comune di misure da adottare come se il virus si cambiasse di costume al varco di ogni frontiera. L’importante è che la sovranità di ogni singolo popolo debba incarnarsi, attraverso la classe politica pro tempore in auge e la sua casta di tecnici di fiducia, in singolari valzer di misure e accorati appelli a fronteggiare con spirito di sacrificio il nemico invisibile.

Ma il nemico permane ampiamente visibile e ci consente di mettere a nudo la nostra classe politica.

Lui, il virus, si manifesta nella sua belligeranza a prescindere da quanto siamo incapaci persino di effettuare i tamponi per sapere chi e quanti ha contagiato. Esercizio non sterile, ma fondamentale per evitare che si propaghi ulteriormente attraverso gli asintomatici.

Lui si prende beffa della nostra conta dei deceduti, evidenziando macroscopiche anomalie nei decessi, rispetto ai dati ufficiali da Covid-19, nei territori che ha con accanimento colpito.

Anche lui quasi si ritrova senza fiato, nell’ascoltare la sterile disquisizione sull’uso delle preposizioni da e per utilizzate per classificare le morti che il Covid infligge; disquisizione che vorrebbe cercare di camuffare la potenza del virus, nonostante ci faccia decedere affogando nell’aria.

Lui addirittura ride, quando come fosse una tutta sua appena imperscrutabile peculiarità, gli si attribuisce la cattiveria di accanirsi sulle persone anziane e con patologie preesistenti, come se già la falce della signora Morte non usasse alzarsi in una curva esponenziale al crescere dell’età e di solito colpire per far cadere quanti hanno un equilibrio instabile.

E allora lui, per svegliarci, si diverte a mettere a nudo l’inadeguatezza delle misure di contenimento colpendo le nostre figure di spicco proprio quando ci dicono quotidianamente cosa occorre fare per evitarlo e si mostrano sereni nell’essere a un metro di distanza.

E allora dovremmo pensare con spirito critico e chiederci se le misure sono sufficienti o se possono essere revisionate senza perdita di italica risolutezza e se, come già risultava a Codogno, la catena del contagio non parta oramai drammaticamente dagli Ospedali e da ignari medici vettori (la Merkel lo suggerisce in tedesco, ma la dovremmo ugualmente capire). Gli Ospedali solo tardivamente e lentamente sono stati dotati di pre triage e solo in maniera insufficiente il personale che in esso opera è dotato di tute e dispositivi di protezione. L’assurdo è quindi la possibilità che i nostri anziani, proprio perché cronici, siano stati contagiati più dal servizio sanitario (laboratori, medici, ambulatori e ospedali) che non dalla popolazione generale messa ora a casa.

Quali sacrifici questa classe politica chiede quindi oggi agli italiani? Ai sanitari di rischiare di morire e di far morire. Agli italiani di stare a casa fino a quando non avranno più i soldi per vivere. Tanto lo Stato ci dice che gli ordini sono in consegna e che con il senno di poi saprà come fare di conto e saprà cosa occorreva fare. Domani altre aziende diventeranno di interesse strategico nazionale, quando oggi tante altre cesseranno forse per sempre la loro attività.

Lecce, 26 marzo 2020