Sono passati 60 giorni dalla orrenda strage di Modugno.

Avvolta da un inquietante quasi/silenzio mediatico questa strage non pare aver ispirato le riflessioni e le deduzioni necessarie;

in casi come questo assistiamo sempre alle solite dichiarazioni di principio da parte delle istituzioni e ascoltiamo i soliti commenti del tipo “mai più”;

il sindaco di Modugno ha chiesto dopo la strage di sapere se nella fabbrica era presente cemento-amianto;

non è una critica al sindaco che siamo sicuri abbia molto sofferto per questa vicenda e al quale, in quanto rappresentante della comunità, esprimiamo il nostro cordoglio;

ma dobbiamo dedurre che, ancora una volta con la logica del “giorno dopo” si pongono problemi che invece devono essere affrontati il giorno prima;

dobbiamo dedurre anche che il censimento dell’amianto in Puglia è rimasto solo una buona intenzione?

Comunque questo è solo uno degli effetti collaterali della orrenda strage;

ci sono altri problemi:

le ventilate ulteriori misure di sicurezza che le istituzioni dovrebbero o hanno promesso di adottare sono i semplici obblighi già previsti dal DPR 303/1956, per esempio, il criterio della riduzione il più rigorosa possibile del numero dei lavoratori esposti a rischio;

in generale rimane tuttavia inquietante la insistenza sulla “chimera” del cosiddetto “uso sicuro” dei fuochi artificiali;

il cosiddetto “uso sicuro” fu sostenuto e praticato anche per l’amianto con risultati disastrosi che hanno comportato gravissimi lutti per i lavoratori e per la popolazione “civile”;

e allora, coerentemente con la necessità morale di “interrogarsi sulla la sofferenza che c’è dietro ogni tipo di merce” occorre arrivare ad una soluzione drastica:

  1. I fuochi artificiali sono il comparto produttivo che , per numero di addetti, vede il più alto numero di morti al mondo;
  2. La merce prodotta è nociva, inquinante, socialmente inutile;
  3. Si tratta di una merce che aveva un suo “spazio” al tempo delle monarchie assolute del passato, tempo in cui il sovrano trovata utile stupire a plebe; è ora di voltare pagina;
  4. Le feste religiose e laiche in tutta Italia sono una risorsa enorme che va valorizzata con altri strumenti (con la ricerca storica, antropologica, sociale) e non vengono “abbellite” da una merce così inquinante e mortifera che deve essere messa al bando, esattamente come l’amianto;
  5. I fuochi artificiali nella versione dei” botti” (evidentemente collegati dal punto di vista della produzione) fanno male tutto l’anno, anche con morti e mutilazioni , e veicolano una pratica di “divertimento” violento ed aggressivo per gli uomini e per gli animali, diseducativo per i giovani.

I morti di Modugno non devono essere dimenticati; i familiari delle vittime devono essere sostenuti dal punto di vista psicosociale e risarciti dal punto di vista materiale ed economico ;

i morti di Modugno devono essere ricordati come quelli della Tyssenkrupp e dell’Eternit (l’elenco sarebbe infinito…);

ma ancora: l’unico modo adeguato per ricordarli è mettere in discussione la merce nociva da cui tutti noi spesso ci siamo fatti “stupire” rendendoci , in qualche modo, complici.

Se “interrogarci sulla sofferenza che c’è dietro ogni tipo di merce” è giusto in generale, è giusto in particolare nel caso di questa orrenda strage consumatasi nello stesso territorio (Modugno) che ne fabbricò e permise un’altra (di stragi) non certo meno grave, con la fabbricazione di mine anti-uomo (Tecnovar).

Tutte le volte che “rimuoviamo” i crimini contro la umanità determiniamo le condizioni favorevoli perché i crimini si ripetano.

Svegliamoci per non ritrovarci domani a dire “mai più” per l’ennesima volta e per creare condizioni di sviluppo diverso e di riconversione produttiva in questa tribolata terra pugliese che ha visto riemergere gravissime aree di sofferenza e di lavoro simil schiavistico nelle campagne.

Vito Totire, medico del lavoro/psichiatra, presidente nazionale Aea, portavoce circolo “Chico” Mendes di Bologna:

Davide Fabbri, portavoce ecologisti, Cesena;

Maurizio Portaluri, medico radioncologo, direttore rivista telematica salutepubblica.net, Brindisi