Basta con le produzioni di morte; incubo a Modugno : dalle mine antibambino  ai fuochi mortali per gli operai. L’ennesima strage verificatasi questa volta a Modugno ha suscitato le solite reazioni rituali ed ipocrite. Certamente il cordoglio di alcuni, come il nostro, è sincero e lo rispettiamo.Ma bisogna agire con determinazione e lucidità guardando al futuro. Esiste una sorta di partito trasversale, come fu per l’amianto, che asserisce la possibilità dell’uso sicuro dei fuochi. E’ un partito pericoloso.

Dalla metà degli anni novanta del secolo scorso sosteniamo la proposta della abrogazione della produzione e dell’uso di questa merce nociva e mortifera.

Chi fa la apologia della “produzione” locale è invitato a leggere  le nostre denunce sui giornali pugliesi (Il Paese di Turi per esempio); un momento di riflessione importante ci fu anni fa: quando a Bari durante la festa di s.Nicola i cannoncini male orientati dei fuochi artificiali colpirono le barche delle fedeli devote al santo; portate in salvo dal rischio di annegamento, subito dopo, i fuochi tornarono ad essere considerati una cosa interessante anzi qualificante in una festa; da tempo noi, viceversa, sosteniamo che:

1)  Il comparto è il più mortifero del mondo per i lavoratori se confrontiamo in numero degli occupati con la incidenza dei decessi da infortunio (quando si fanno le sintesi giornalistiche spesso alcuni dati sfuggono; così molto in sordina sono riferiti i dati riguardanti stragi fuori dall’Italia)

2) Si insiste a produrre una merce che comunque inquina l’ambiente ed i campi agricoli con le polveri che ricadono dopo le esplosioni (i contadini pugliesi conoscono bene la vicenda)

3)  Si insiste su un modello culturale borbonico –non che abbiamo mai fatto il tifo per i Savoia (festa/farina/forca ) che aveva una sua “ratio” nel settecento quando i monarchi trovavano utile stupire la plebe credendo con questo di accrescere il proprio prestigio

4) Produzione, commercializzazione, importazione vanno estinte, come per l’amianto.

Periodicamente assistiamo al versamento delle solite lacrime di coccodrillo versate dai rappresentanti di alcune istituzioni; tutti promettono sicurezza per il futuro; qualcuno –la scoperta dell’acqua calda è sempre in agguato-avanzano proposte di linee-guida (vedi la Repubblica di oggi); ma dire che occorre limitare il numero di lavoratori esposti a rischi e sostenere che questa proposta sia  una novità è infondato: già l’articolo 19 del DPR 303/1956 impone questa procedura , altro che linee guida “nuove”; dopo l’ultima strage in Campania  le istituzioni avevano insinuato il solito e rituale “mai più”; infatti si è visto; una cosa che poi irrita è il riferimento alle feste patronali; feste che noi rispettiamo e, a modo nostro, amiamo; ormai in questi tempi di malcostume i fuochi artificiali hanno dilagato dalla feste per i santi alla “notte rosa” della riviera adriatica, alle feste dell’unità…il che la dice lunga sui modi di manifestazione e di espressione del  potere. Il problema antropologico-culturale è evidente: le feste, religiose o laiche che siano non hanno bisogno di inquinanti e rischi mortali per la salute per essere vere feste.

Ci aspetteremmo una presa di posizione anche dall’attuale papa che, peraltro, parlando di istituzioni politiche pare essere rimasto l’unico di sinistra e l’unico sensibile ai problemi dei poveri.

Facciamo appello a tutti i cittadini ed i lavoratori per contrastare la produzione e l’acquisto di questa merce nociva e mortifera;

le risorse economiche sprecate devono essere stornate in lavori di restauro e di salvaguardia del patrimonio storico, artistico ed architettonico;

parta dal sud d’ Italia una svolta  socioculturale e parta da Modugno comune già altre volte teatro di stragi di fuochi artificiali (già ricordati dalla stampa di oggi) e fuochi bellici (rimossi dalla stampa, non è “piacevole” ricordare la vicenda della Tecnovar-mine antiuomo fabbricate a Modugno alla fine del secolo scorso).

A proposito di Tecnovar: le mine sparse nel mondo furono censite e disinnescate tutte?

O ancora qualcuno salta in aria anche se non è la festa del santo?

Che insolito destino per un piccolo comune della zona industriale di Bari: dalle mine anti-bambino ai fuochi mortali per gli operai. E anche qui uno spaccato significativo: tre morti autoctoni e tre morti immigrati; meditiamo anche su questo, sulla divisione del lavoro e della nocività; gli immigrati non sono il 50% della forza lavoro in genere; raggiungono questa percentuale, ed oltre, nei lavori a maggior rischio.

Senza demonizzare i fuochi (che sono un esempio e non certo l’unica merce da “criticare”), meditiamo su quale economia e quale sviluppo economico voliamo per il nostro pianeta. Non siamo tuttavia per il “tanto peggio tanto meglio”; tutt’altro; se il parlamento non vota per la abrogazione continueremo a dare il nostro contributo per la sicurezza. Come ha già sottolineato qualcuno , con la sicurezza, il costo aumenta; la soluzione abrogazionista ci pare l’unica ergonomica.

Vito Totire, medico del lavoro, presidente AEA-associazione esposti amianto e rischi per la salute

Andrea Bianconi, operaio, portavoce circolo “Chico” Mendes

Bologna