Appello ai cittadini e ai sindaci (visto che il governo non esiste…)

Quest’anno invece di essere a Bari immaginiamo di essere a …Bali…

Continuiamo la nostra modesta ma significativa “campagna” per la abolizione dei fuochi artificiali; L’anno scorso le cose sono andate “un po’ meglio” in quanto a impatto sanitario e lesioni alle persone; lo sappiamo anche perché il due gennaio i media informano puntualmente , sia pure in maniera non esaustiva, su quanti sono stati i feriti , i mutilati e, quando purtroppo succede, anche i morti (più per pallottole vaganti che per fuochi); nel fine anno 2016 i danni constatati ufficialmente sono un po’ calati; meno soldi da sprecare? più attenzione nell’uso? Un po’ più di saggezza? Vedremo quest’anno.

Ovviamente il fenomeno comportamentale è complesso dal punto di vista materiale, psicologico, antropologico; ci sono paesi come Bali in cui il capodanno viene vissuto in assoluto e religioso silenzio; la giornata è definita Nyepi, il giorno del silenzio , ed è dedicata alla “purificazione”; un conto è passare il capodanno a Bali, un conto è passarlo a Bari; dunque  la nostra proposta non è di “imitare” Bali ma di “riflettere”; forse il nostro etnocentrismo ci fa ritenere adeguato il nostro modo di festeggiare  e assurdo quello degli “altri”; ci siamo infatti interrogati, girando la questione a studiosi, sociologi, antropologi, sul rapporto tra i fuochi , i costumi e la tradizione; il fuoco in quanto tale (non i botti) quindi i falò  hanno nella immaginazione collettiva un significato (anche e non univocamente) liberatorio e propiziatorio (ricordano spesso eventi storici di liberazione dalla peste o dal gelo dell’inverno); abbiamo proposto alla attenzione di diversi interlocutori la opportunità di rivisitare criticamente questa “tradizione”; salvare il rituale potrebbe significare fare un solo falò invece che dieci, per esempio, in un piccolo comune del sud; per ricordare la liberazione dalla peste, per intercessione del santo, non necessita di una quota minima di produzione di fumi; un rituale è un rituale…

Diverso è il discorso dei fuochi artificiali; come abbiamo già detto in altre occasioni: il fenomeno si inserisce ne modello storico di “festa, farina e forca” e, francamente , è ora di dire basta da subito; negli scaffali dei supermercati infatti si vanno già accumulando orribili prodotti esplodenti dai nomi patetici più che fantasiosi ma anche relativamente costosi: Fontana bizantina, petardo Vampiro, Lampada spaziale, Fontana Mississipi, Fontana ruotante (35 euro!) ; nessuna sorpresa visto che negli anni passati abbiamo avuto notizia anche di prodotti da 500 euro.

Resta un quesito: ha senso consentire la produzione e l’uso di simili ordigni? La domanda è retorica visto che:

  • sono fonte di inquinamento acustico e atmosferico; inquinano l’aria e il suolo
  • sono causa di traumi, ustioni, mutilazioni, morte (in particolare nella fase di produzione e accumulo)
  • abbiamo messo in luce che, a fronte del numero degli addetti alla produzione il comparto è il più mortifero del mondo (ultimo operaio morto a S. Severo senza dimenticare la orribile e “rimossa” strage di Modugno)
  • spaventano gli animali
  • configurano un modo di “divertimento” violento e aggressivo; basterebbe analizzare le differenza di genere nell’acquisto e nell’uso.

Le istituzioni, come al solito, hanno non due piedi in una scarpa ma peggio… Alcuni sindaci volenterosi hanno emanato ordinanze restrittive; qualcuno a persino ricevuto minacce (“legali”) da commercianti e trafficanti; ci si chiede per quale motivo la omogeneizzazione dei provvedimenti non sia stato oggetto di discussione e iniziativa nell’Anci; parimenti ci si chiede se siano sufficienti provvedimenti restrittivi, parziali e contraddittori, che non vanno alla radice. Certo è motivo di confusione, fino ad indurre vissuti di dissonanza cognitiva, la labile distinzione tra botti legali e botti illegali; spesso enti istituzionali fanno sfoggio e finanziano fuochi pirotecnici; il confine rischia di assomigliare a quello tra sigarette di contrabbando e non; come queste (in entrambi i casi) sono cancerogene, così i fuochi sono sempre nocivi e pericolosi (più o meno).  Al momento non pare che le istituzioni intendano operare per la prevenzione; non sono sulla stessa lunghezza d’onda di papa Francesco che vieta la commercializzazione di sigarette nello stato del Vaticano; le istituzioni politiche nel nostro paese, più opportunisticamente, si ispirano alla unica strategia che riescono a praticare: “tirare a campare”.

Ostinatamente e senza enfatizzare (poiché i botti in Italia) non sono affatto l’unico problema, dobbiamo insistere:

  • divieto di fabbricazione , importazione e uso; no alla delocalizzazione della produzione nei paesi poveri o comunque disattenti alla prevenzione degli infortuni
  • superare la confusionaria dicotomia tra fuochi illegali e fuochi legali; cerchiamo di metterli al bando tutti
  • risarcimento dei danni sanitari ed ambientali a carico di produttori e commercianti
  • nell’immediato: azzeramento di ogni coinvolgimento e avallo anche finanziario da parte di enti pubblici a questa forma di spreco inquinante e devastante
  • potenziamento della campagna già in atto finalizzata alla adozione di modalità di divertimento e festeggiamento più virtuose
  • reddito garantito per i lavoratori e riconversione produttiva
  • fare della questione un punto di partenza e di sinergia all’interno di una strategia complessiva di rifiuto e boicottaggio della produzione di merci nocive

 Diffondiamo queste idee da qui al 31 dicembre, per poi riparlarne …a festa conclusa.

Un caldo invito a riflettere il “giorno prima”: cittadini, usate non sprecate i vostri soldi in merci inquinanti e nocive che, dopo l’uso, potrebbero persino farvi ritrovare “mutilati” (in tempo di pace “relativa”)

L’appello è proposto e “firmato” per la prima volta da animali oltre che da esseri umani: Fiaba, cagnetta che vive a Bologna, Rhum cane che vive a Monterenzio, Tina gatta che vive a Loiano; la adesione benché priva di firma autenticata a norma di legge è certa e desunta dal dialogo con gli umani che convivono con gli animali “firmatari”.

Primi firmatari umani: Daniele Barbieri , blogger Imola; Patrizia Beneventi postina  e Claudio Orsi militante ecologista, Copparo; Andrea Bianconi, operaio, Bologna; Gessica Carciofo , insegnante e Giuseppe Genovese educatore, Monterenzio; Davide Fabbri, militante ecologista, Cesena;  Valerio Gennaro, epidemiologo ISDE, Genova; Gianni Pira, geologo, Bari;  Mirella Pizzi con tutta la sua famiglia, medico di base, Bologna; Maurizio Portaluri, medico, Brindisi; Vito Totire, medico, Bologna

Prime associazioni che hanno sottoscritto:

Associazione esposti amianto e rischi per la salute

Circolo “Chico” Mendes Bologna

Sezione italiana del Comitato mondiale per il boicottaggio della produzione di merci nocive

Lega animalista di Copparo

Legambiente Emilia-Romagna con un comunicato autonomo che alleghiamo

Salute Pubblica

Ulteriori adesioni sono gradite e possono essere inviate a vitototire@gmail.com

Appello lanciato il 9.12.2017