Quello promosso da Salute Pubblica è stato, dunque, un incontro su un tema molto attuale e, allo stesso tempo, di utilità per quanti, non addetti ai lavori, volevano comprendere dalla voce diretta di un professionista del settore cosa si intenda per indagine epidemiologica e quante diverse indagini di questo tipo sia possibile realizzare.

Valerio Gennaro ha chiarito che l’indagine epidemiologica non è la semplice statistica degli eventi sanitari. Essa, infatti, richiede l’identificazione preliminare delle popolazioni più esposte a forme di inquinamento sia in ambiente di vita e sia in ambiente lavorativo. Ha, inoltre, chiarito come spesso si analizzino i tumori che, tuttavia, costituiscono il 30% delle cause di morte di possibile origine ambientale, trascurando il restante 70% delle cause, quali per esempio le malattie respiratorie e cardiovascolari, che, come insegna l’esperienza di Taranto, rappresentano una quota assolutamente non trascurabile di malattie associate all’inquinamento.

L’epidemiologo genovese ha evidenziato come in certi casi si presentino dati che riguardano l’intera popolazione di una città come apparentemente privi di informazioni utili alla salvaguardia della salute pubblica. Ciò accade in quanto il dato, apparentemente normale, è il frutto di una media tra le condizioni di salute di quella parte della popolazione che sta male, perché più esposta alle nocività, e le condizioni di salute di quella parte della popolazione che, al contrario, è meno esposta alle nocività, e ne è dunque meno afflitta. Vi sono poi studi che prendono in considerazione un solo agente nocivo, quando invece è nota la moltitudine di sostanze dannose che rendono insalubri gli ambienti di vita e di lavoro.

Valerio Gennaro ha ricordato come in Italia si destinano molte poche risorse all’epidemiologia ed alla prevenzione. Ciò si traduce in ritardi, come nel caso di Brindisi, nell’acquisire utili informazioni sullo stato di salute delle popolazioni.
Se si destinassero le risorse necessarie, i dati di un registro tumori potrebbero essere aggiornati ad anni recentissimi. Esiste poi una mole di dati sanitari nelle nostre ASL, i dati correnti sui ricoveri, le esenzioni ticket, la mortalità, i certificati di assistenza al parto, le invalidità, l’abortività, gli accessi ai pronto soccorso, che se opportunamente integrati darebbero in tempi molto rapidi risposte sullo stato di salute della popolazione.

L’epidemiologo ha, infine, esposto la propria ricerca sui lavoratori del petrolchimico di Porto Marghera. Ricerca che ha evidenziato la presenza di decide di casi di decessi in più tra i gruppi di operai più esposti al CVM. A tal proposito, è stato chiesto al prof. Giorgio Assennato, presente all’incontro, di riprendere lo studio di coorte dei lavoratori del petrolchimico di Brindisi e di procedere ad una rianalisi nell’ambito delle attività del nuovo Centro Ambiente e Salute istituito dalla Regione Puglia a Taranto.

Come gli individui vengono esaminati dal proprio medico che rilascia un referto individuale, così le popolazioni hanno diritto ad essere indagate dall’epidemiologo che rilascerà il suo “referto epidemiologico” aggiornabile periodicamente. Perché non farlo anche da noi?

Brindisi, 15 dicembre 2013

COMUNICATO STAMPA ASSOCIAZIONE SALUTE PUBBLICA