Per triangolo della morte si intende la vasta area della provincia di Napoli compresa tra i comuni di Acerra, Nola e Marigliano, un tempo nota per essere tra le più fertili della Campania, nella quale è stato riscontrato negli ultimi anni un forte aumento della mortalità per cancro che per alcune patologie raggiunge livelli molto più alti della media italiana. La causa dell’aumento di mortalità è attribuita all’inquinamento ambientale, principalmente dovuto allo smaltimento illegale di rifiuti tossici da parte della Camorra.

La definizione triangolo della morte è stata data nell’agosto 2004 dalla prestigiosa rivista scientifica internazionale The Lancet Oncology (edita da Elsevier) che ha pubblicato uno studio di Kathryn Senior e Alfredo Mazza, quest’ultimo ricercatore del CNR di Pisa, dal titolo:Italian “Triangle of death” linked to waste crisis (Il “Triangolo della morte” italiano collegato alla crisi dei rifiuti).

Nel triangolo abitano circa 550.000 persone e l’indice di mortalità (numero di morti l’anno per ogni 100 000 abitanti) per tumore al fegato sfiora il 38.4 per gli uomini e il 20.8 per le donne, dove la media nazionale è del 14. La mortalità è più alta che nel resto d’Italia anche per quanto riguarda il cancro alla vescica e al sistema nervoso, per quanto in maniera più modesta. Questo a fronte di una mortalità generale per tumori in Campania in generale inferiore della media italiana.

L’incremento della mortalità viene attribuito all’inquinamento causato dallo sversamento illegale di sostanze tossiche di varia provenienza, in particolare dalle industrie del nord Italia, operata da parte dellaCamorra]:

Un ulteriore studio del 2007] dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche e Regione Campania ha monitorato in 196 comuni campani la mortalità per tumori e le malformazioni congenite nel periodo dal 1994 al2002. Lo studio ha applicato elaborate tecniche statistiche, comprensive di una stima degli intervalli di confidenza associati a ciascuna stima di mortalità grazie ad un’analisi bayesiana. Lo studio ha evidenziato che «la mortalità per tutte le cause è risultata in eccesso significativo per gli uomini del 19% nei comuni della provincia di Caserta e del 43% nei comuni della provincia di Napoli; per le donne del 23% nella provincia di Caserta e del 47% nella provincia di Napoli». Sono stati inoltre riscontrati eccessi di malformazioni congenite. La relazione evidenzia che «Le zone a maggior rischio identificate negli studi sulla mortalità e sulle malformazioni congenite in buona parte si sovrappongono e sono interessate dalla presenza di discariche e siti di abbandono incontrollato di rifiuti», ma sostiene che «è comunque difficile stabilire se la corrispondenza dei numerosi eccessi con la possibile occorrenza di esposizioni legate allo smaltimento dei rifiuti sia di natura causale e, nel caso, stimare l’entità di tale impatto».

La presenza di pericolose sostanze inquinanti, come la diossina, in particolare nella zona di Acerra, è comunque accertata], oltre che per le attività illecite di smaltimento dei rifiuti, anche in relazione all’attività della Montefibre, e già nel 1987 un decreto del Ministero dell’Ambiente definiva Acerra territorio “ad elevato rischio di crisi ambientale”.

A queste attività, si aggiungono i roghi appiccati per eliminare copertoni, o per recuperare il rame dai cavi elettrici. I roghi, che producono diossina, sono diventati più frequenti quando potevano essere confusi tra i numerosi roghi appiccati ai cumuli di immondizia durante la crisi dei rifiuti in Campania del 2007-2008. I carabinieri hanno accertato che solo tra gennaio e marzo 2007 sono stati incendiati in terreni agricoli 30.000 chilogrammi di rifiuti con un ricavo di oltre 118.000 euro.

La presenza di roghi ha dato il nome all’area a nord di Napoli di terra dei fuochi, nome usato da Roberto Saviano nel libro Gomorracome titolo del XI ed ultimo capitolo.

Lo sversamento di rifiuti industriali altamente inquinanti riguarda anche in discariche legali. Già nel 2000 un’inchiesta della commissione parlamentare sui rifiuti ha messo in luce che probabilmente fanghi dell’ACNA di Cengio sono stati smaltiti nella discarica di Pianura, a Napoli, per un ammontare di almeno ottocentomila tonnellate. Tra gli abitanti delle zone limitrofe alla discarica di Pianura, un’indagine epidemiologica ordinata dalla Procura di Napoli ha dimostrato che almeno 60 persone hanno contratto il linfoma di Hodgkin. Irregolarità negli sversamenti nella discarica di Villaricca emergono anche nelle intercettazioni telefoniche ordinate della Procura di Napoli sulla gestione dei rifiuti da parte della FIBE (società del gruppo Impregilo) che si occupa dello smaltimento dei rifiuti in Campania.

La tesi che lega l’aumento dell’incidenza dei casi di tumore all’inquinamento ambientale, che in realtà coinvolge anche altre aree della Campania, è avvalorata dalle confessioni del boss Gaetano Vassallo, legato al clan dei Casalesi, che avrebbe per vent’anni lavorato per svernare sistematicamente in Campania rifiuti tossici corrompendo politici e funzionari del commissariato di Governo. La maggior parte dei rifiuti arriva dal nord Italia, come anche affermato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel giugno del 2008:

 

« È assolutamente accertato anche in sede parlamentare [… che ci sono stati …] sistematici

trasferimenti di rifiuti tossici, altamente pericolosi da industrie del nord in territorio campano, con l’attiva

cogestione da parte della camorra. »

 

(Giorgio Napolitano, 4-06-2008.)

 

Nelle campagne campane e nel sangue di alcuni abitanti sono state misurate alte concentrazioni di policlorobifenili (PCB), che sono prodotti da industrie chimiche assenti in regione[15]. Fanghi industriali provenienti da Porto Marghera, per un ammontare di ottomila tonnellate, sarebbero stati smaltiti nelle campagne di Acerra dai clan dei Casalesi, grazie a proprietari dei terreni compiacenti, mascherandoli da compost fertilizzante. Emblematico è il caso di una ditta, i cui beni sono stati sequestrati dai carabinierinell’ambito di un’inchiesta partita il 2006, che smaltiva illegalmente rifiuti provenienti da industrie del Veneto e della Toscanariversandoli nei territori di Bacoli, Giugliano e Qualiano, per un totale, in tre anni, di circa un milione di tonnellate e per un fatturato di 27 milioni di euro. La ditta era già stata oggetto di un’inchiesta nel 2003, ma ha continuato ad agire indisturbata ancora per anni.. AMarigliano è stata ritrovata interrata un’intera autocisterna piena di sostanze velenose sotterrata in una discarica abusiva.

A queste attività, si aggiungono i roghi appiccati per eliminare copertoni, o per recuperare il rame dai cavi elettrici. I roghi, che producono diossina, sono diventati più frequenti quando potevano essere confusi tra i numerosi roghi appiccati ai cumuli di immondizia durante la crisi dei rifiuti in Campania del 2007-2008. I carabinieri hanno accertato che solo tra gennaio e marzo 2007 sono stati incendiati in terreni agricoli 30.000 chilogrammi di rifiuti con un ricavo di oltre 118.000 euro.

La presenza di roghi ha dato il nome all’area a nord di Napoli di terra dei fuochi, nome usato da Roberto Saviano nel libro Gomorra come titolo del XI ed ultimo capitolo.

Lo sversamento di rifiuti industriali altamente inquinanti riguarda anche in discariche legali. Già nel 2000 un’inchiesta della commissione parlamentare sui rifiuti,  ha messo in luce che probabilmente fanghi dell’ACNA di Cengio sono stati smaltiti nella discarica di Pianura, a Napoli, per un ammontare di almeno ottocentomila tonnellate. Tra gli abitanti delle zone limitrofe alla discarica di Pianura, un’indagine epidemiologica ordinata dalla Procura di Napoli ha dimostrato che almeno 60 persone hanno contratto il linfoma di Hodgkin. Irregolarità negli sversamenti nella discarica di Villaricca emergono anche nelle intercettazioni telefoniche ordinate della Procura di Napoli sulla gestione dei rifiuti da parte della FIBE (società del gruppo Impregilo) che si occupa dello smaltimento dei rifiuti in Campania.

La mancanza di fiducia nelle istituzioni, che negli anni hanno permesso o non si sono efficacemente opposte a sversamenti illeciti di rifiuti pericolosi, anche in discariche autorizzate, che hanno causato casi di tumore accertati è tra i motivi della protesta della popolazione di Chiaiano nei confronti dell’apertura della nuova discarica prevista dal piano straordinario del commissario Guido Bertolaso. Analoghe motivazioni suscitarono violente proteste per la riapertura della discarica di Pianura, paventata dal commissario di governo Giovanni De Gennaro, e poi smentita. La protesta degenerò in vera e propria guerriglia urbana tra la fine del 2007 e l’inizio del2008 tra Napoli e le zone limitrofe di Quarto e Pozzuoli, anche per l’azione di esponenti criminali che agivano sotto la regia di politici locali collusi con i delinquenti per interessi legati alla speculazione edilizia.

Analogamente, il timore per un’ulteriore fonte di inquinamento, rappresentata dall’inceneritore di Acerra è stato motivo della protesta degli abitanti del luogo.

Nel marzo 2008 furono riscontrate presenze di diossina nel latte di bufale provenienti da allevamenti del casertano, attribuite all’inquinamento ambientale, tanto da causare la temporanea sospensione delle esportazioni verso alcuni paesi tra cui Corea del Sud e Giappone. A seguito della notizia, che comunque riguardava in maniera limitata gli allevamenti impiegati per produrre la mozzarella di bufala campana DOP, la vendita di prodotti caseari della Campania è diminuita significativamente, non solo in Italia, ma anche all’estero.

Nel 2006 ricercatori dell’ISS ha pubblicato uno studio del quale si riporta il riassunto: “Several recent studies have documented that a widespread practice of dumping toxic wastes has taken place for many years in the Provinces of Naples and Caserta. Extensive programs of environmental monitoring are currently ongoing in the area. In this frame, the Department of Civil Defence of the Italian Government has appointed an ad hoc study group in order to assess the health status of the population resident in the area of interest. The first investigation performed by the study group has been a geographic study on cancer mortality and occurrence of malformations in 196 municipalities constituting the two Provinces. The study detected an area located in the southeastern part of the Province of Caserta and in the northwestern part of the Province of Naples, where cancer mortality and congenital malformations show significantly increased rates with respect to expected figures derived from the regional population. The area highlighted by the study is, in general terms, overlapping with the area where most illegal dumping of toxic wastes took place. It is now recommended that mortality studies be extended to take into account other health outcomes, to search for correlations with environmental exposures, and consider possible confounding factors.” (Ann N Y Acad Sci. 2006 Sep;1076:449-61.)

Nel 2008 alcuni ricercatori di istituzioni pubbliche (IIS IFC-CNR, Osservatorio Epidemiologico campania,WHO) hanno condotto uno studio su un’area a cavallo delle province di Napoli e Caserta che concludeva nel modo seguente : “The possible adverse health effects associated with the residence in the neighbourhood of toxic dump sites have been the object of many epidemiological studies in the last two decades; some of these reported increases of various health outcomes. The present study reports the cluster analysis of mortality and malformations at municipality level, standardized by socioeconomic deprivation index, in an area of the Campania Region characterized by a widespread illegal practice of dumping toxic and urban waste. Clusters have been observed with significant excess of mortality by lung, liver, gastric, kidney and bladder cancers and of prevalence of total malformations and malformations of limb, cardiovascular and urogenital system. The clusters are concentrated in a sub-area where most of the illegal practice of dumping toxic waste has taken place.” (Ann Ist Super Sanità 2008 | Vol. 44, No. 1: 99-111)

Nel 2009 gli stessi ricercatori guidati dalla sezione italiana del WHO hanno pubblicato un altro lavoro su mortalità e malformazioni. Waste management in the Campania region has been characterised, since the 1980s, by widespread uncontrolled and illegal practices of waste dumping, generating concerns over the health implications. The objective of this study was to evaluate possible adverse health effects of such environmental pressure. The health effects of waste-related environmental exposures in Campania were assessed in a correlation study on nine causes of death (for the years 1994-2001) and 12 types of congenital anomaly (CA) (1996-2002) in 196 municipalities of the provinces of Naples and Caserta. Poisson regression was used to analyse the association between health outcomes and environmental contamination due to waste, as measured through a composite index, adjusting for deprivation.Statistically significant excess relative risks (ERR, %) in high-index compared with low-index (unexposed) municipalities were found for all-cause mortality (9.2 (95% CI 6.5 to 11.9) in men and 12.4 (9.5 to 15.4) in women and liver cancer (19.3 (1.4 to 40.3) in men and 29.1 (7.6 to 54.8) in women). Increased risks were also found for all cancer mortality (both sexes), stomach and lung cancer (in men). Statistically significant ERRs were found for CAs of the internal urogenital system (82.7 (25.6 to 155.7)) and of the central nervous system (83.5 (24.7 to 169.9)).Although the causal nature of the association is uncertain, findings support the hypothesis that waste-related environmental exposures in Campania produce increased risks of mortality and, to a lesser extent, CAs.(Occup Environ Med. 2009

Nov;66(11):725-32. doi: 10.1136/oem.2008.044115. Epub 2009 May 4. Cancer mortality and congenital anomalies in a region of Italy with intense environmental pressure due to waste.)

Il 3 dicembre 2013 il Consiglio dei Ministri ha approvato  “un piano d’azione per l’emergenza della cosiddetta “terra dei fuochi” e altre emergenze ambientali e industriali. Il piano interviene a tutela dell’ambiente, della salute e della qualità delle coltivazioni. Si prevedono il monitoraggio e la classificazioni dei suoli, l’accertamento dello stato d’inquinamento dei terreni, la riforma dei reati ambientali, l’accelerazione e la semplificazione degli interventi necessari, oltreché risorse per le bonifiche indispensabili per territori a forte condizionamento criminale quale è quello della “terra dei fuochi”.Il piano sarà attuato in stretto raccordo con la Regione Campania. Per questo motivo il suo presidente, Stefano Caldoro, ha partecipato ai lavori del Consiglio dei Ministri.Il decreto legge, infine, stabilisce che possa essere utilizzato, su richiesta dei prefetti, personale messo a disposizione dalla Difesa.”

Nella stessa seduta il CdM ha approvato la classificazione dei suoli in Campania. “Si propone di fare fronte al gravissimo allarme sociale (con pesanti ricadute economiche) provocato dalla diffusione di notizie sullo stato di contaminazione dei terreni agricoli campani e su eventuali pericoli per la salute umana di alcuni prodotti agroalimentari di quella regione… È urgente e fondamentale acquisire una fotografia ufficiale della situazione attraverso una mappatura delle aree che individui quelle interessate da fenomeni di inquinamento tali da rendere necessaria la limitazione della coltivazione. I risultati scientifici consentiranno di perimetrare definitivamente i terreni così da sfatare per sempre e una volta per tutte gli infondati timori che tutti i prodotti della Campania siano contaminati e che tutti i terreni destinati all’agroalimentare della regione siano pregiudicati da gravi fenomeni di inquinamento. Attraverso questo strumento normativo potranno inoltre essere coordinati e raccordati utilmente tutti i dati conoscitivi già a disposizione ma che necessitano di essere coordinati e unificati. I possessori dei terreni devono consentire l’accesso per le indagini scientifiche; altrimenti vengono inseriti nella lista “no food”.”

Sempre il 3 dicembre è stato approvato “Introduzione del reato di combustione illecita di rifiuti. La norma ha l’obiettivo di introdurre sanzioni penali per contrastare chi appicca i roghi tossici, oggi sanzionabili solo con contravvenzioni.Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata in aree non autorizzate è punito con la reclusione da due a cinque anni. Nel caso in cui sia appiccato il fuoco a rifiuti pericolosi, si applica la pena della reclusione da tre a sei anni.Se i delitti sono commessi nell’ambito dell’attività di un’impresa, o comunque di un’attività organizzata, la pena é aumentata di un terzo.La pena è aumentata se i fatti sono commessi in territori che, al momento della condotta e comunque nei cinque anni precedenti, siano o siano stati interessati da dichiarazioni di stato di emergenza nel settore dei rifiuti (è il caso della Campania).Se per la commissione dei delitti sono utilizzati mezzi di trasporto, si applica la confisca. Alla sentenza di condanna consegue la confisca dell’area sulla quale è commesso il reato, se di proprietà dell’autore o del compartecipe al reato, fatti salvi gli obblighi di bonifica e ripristino dello stato dei luoghi.La necessità dell’incriminazione scaturisce dall’inadeguatezza dell’attuale sistema sanzionatorio che inquadra l’illecita combustione dei rifiuti quali violazioni prive – nella sostanza e nella prassi applicativa – di rilevanza penale. Le incriminazioni si aggiungono a quelle di cui agli articoli 255 e 256 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, (abbandono di rifiuti e attività di gestione di rifiuti non autorizzata) e mirano a colpire (anche attraverso la confisca obbligatoria del mezzo utilizzato per la commissione del reato) il preoccupante fenomeno dei roghi di rifiuti, al quale conseguono immediati danni all’ambiente ed alla salute umana, con la dispersione in atmosfera dei residui della combustione, incluso il rischio di ricadute al suolo di diossine.”

Di fronte alle evidenze epidemiologiche di effetti sanitari avversi la posizione delle Autorità nazionali e locali esprime ancora incertezza su una condizione di danno alla salute delle popolazioni residenti nei pressi dei predetti interramenti e richiede ulteriori certezze sul nesso causale attraverso studi ulteriori che comunque non vengono condotti. Manca a tutt’oggi, ad esempio, un registro tumori della Regione Campania, non attivato dal Consiglio Regionale per mancata destinazione delle necessarie risorse e presente solo nella ASLNapoli 3 Sud. La percezione dei medici è di un aumento delle malformazioni, delle allergie, degli aborti, della sterilità di coppia. I medici di medicina generale con i loro data base e l’impiego di dati sanitari correnti (esenzioni dal pagamento del ticket, ricoveri, abortività, consumi farmaceutici, accessi al pronto soccorso, malformazioni e basso peso alla nascita ecc) consentirebbero un monitoraggio della salute collettiva in tempi più rapidi di quelli permessi da un registro tumori pur necessario. Un simile atteggiamento da parte delle Autorità ritarda l’adozione di misure di prevenzione primaria ispirate al principio di precauzione come la inibizione delle colture prossime ai siti di smaltimento abusivo ormai noti sin dal 1997, data delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia.

Siffatto ritardo produce come conseguenza l’esposizione indebita di settori della popolazione che manifesta patologie oncologiche anche in età precedenti a quella comunemente assunta come inizio delle attività di screening (per esempio nel tumore della mammella viene per convenzione rivolto a donne di età superiore ai 49 anni). L’adozione del principio di precauzione porterebbe ad avviare le bonifiche dei siti noti insieme al biomonitoraggio delle popolazioni residenti nelle loro vicinanze per controllarne l’efficacia nel tempo come viene fatto a Brescia (sito Caffaro) e in Sardegna (a Sarroch). I ritardi nell’adozione delle misure di prevenzione primaria si ripercuote sulla serenità delle popolazioni e sulle condizioni economiche dell’area. Per il primo aspetto le persone stanno sviluppando una specie di fobia collettiva e richiedono interventi sanitari del tipo proprio della prevenzione secondaria senza poterseli permettere per i costi individuali che talora è necessario sostenere. E’ pertanto necessario assicurare la gratuita di indagini e cure per le popolazioni interessate. Per il secondo aspetto i danni subiti da circa un 15% del territorio, se non precisamente circoscritto, si sta ripercuotendo sull’economia agricola dell’intera regione aggravandone le già precarie dell’intera Regione. L’avvio della mappatura, circoscrizione e bonifica eviterebbe l’impatto negativo sull’intera economia regionale prodotto dai ritardi e dalle incertezze negli interventi.