Commissione Igiene e sanità del Senato

22 Luglio 2015

Indagine conoscitiva sugli effetti dell’inquinamento ambientale sull’incidenza dei tumori, delle malformazioni feto-neonatali ed epigenetica: audizione di esperti sulle problematiche relative alla centrale Enel di Cerano (Brindisi).

 

Dott Emilio Gianicolo

“Senatrici e sanatori buon pomeriggio e grazie per l’invito a partecipare in audizione presso questa Commissione . Il mio nome è Emilio Gianicolo. Io ho diviso il mio intervento in tre parti che attengono alle domande di ricerca di cui ci occupiamo nel contesto in cui esse sorgono ai principali filoni di indagini in cui si inseriscono le nostre ricerche e ai principali risultati , il loro grado di persuasività scientifica e alcune considerazioni conclusive che si possono ricavare dai risultati che esaminiamo. Ho depositato il testo del mio intervento considerata la necessità di comprimerlo salterò alcune parti a questo punto. Le domande di ricerca cui in questi anni abbiamo lavorato sono strettamente connesse al contesto di cui parliamo. Da quasi 30 anni il Ministero dell’Ambiente ha inserito il Comune di Brindisi in un’area definitiva ad elevato rischio di crisi ambientale, con l’obiettivo di porre le basi ad interventi finalizzati a prevenire ulteriori degradi del territorio e a ridurre o eliminare i fenomeni di squilibrio ambientale e di inquinamento. Da oltre 15 ann,i inoltre, Brindisi è sito di interesse nazionale per le bonifiche per motivi di ordine ambientale riconducibili all’estensione dell’area inquinata e alle caratteristiche degli inquinanti presenti nell’aria; di ordine sociale per la percezione del rischio da parte della popolazione coinvolta; di ordine sanitario per evidenze di alterazione dello stato di salute della popolazione residente nel darci nel sito di Brindisi il livello di contaminazione di suolo, sottosuolo e falde è elevato e ci sono delle aree come la discarica Micorosa diventate luoghi incompatibili con la vita . Micorosa era una laguna incontaminata che Montecatini prima e Montedison ed ENI dopo, hanno colmano negli anni con un milione e mezzo di metri cubi di scorie contenenti composti pericolosi quali tra gli altri il cloruro di vinile , il benzene e l’arsenico.

In questo contesto negli ultimi anni ricercatori di istituzioni nazionali ed internazionali tra cui l’Organizzazione Mondale della Sanità , L’istituto Superiore di Sanità, gli istituti di Fisiologia Cliniche di Scienza dell’atmosfera del clima dell’ISAC, del Consiglio Nazionale Ricerche di Lecce e Bologna hanno condotto studi epidemiologici e ambientali . Gli studi epidemiologici come vedete da questa diapositiva, cominciano circa tredici anni fa con una ricerca di Martuzzi e colleghi sulle aree a elevato rischio di crisi ambientale in Italia. Vengono pubblicati nel corso degli anni 2000 fino ad arrivare all’ultimo lavoro di Mangia e colleghi appena pubblicato ciascuno di questi lavori pubblicati su riviste scientifiche nazionali e internazionali ha evidenziato delle criticità sanitarie. Ne vedremo nel dettaglio solo alcuni che io per praticità ho distinto in tre filoni di indagine : le malformazioni congenite, gli effetti a breve termine dell’inquinamento sulla salute e le valutazioni di impatto sanitario. Le malformazioni congenite per il 60% dei casi hanno eziologia non ancora nota; vi è tuttavia un’evidenza crescente circa il ruolo dell’ambiente

Sono stati ipotizzati diversi possibili meccanismi di teratogenicità tra questi stress ossidativo e infiammazione della placenta. Vi sono anche studi condotti su animali in cui si osserva che l’esposizione materna ad alcuni inquinanti presenti in atmosfera producono effetti embrotossici e teratogeni. C’è questo studio che vedete proiettato di Martina Auried e colleghi , uno studio epidemiologico ,una metanalisi , è una rete di studi pubblicate in ambito scientifico internazionale, in cui la Martina Auried mostra come alcune malformazioni in particolare cardiache per esempio la quarta azione dell’aorta , la tetralogia di Fallgot , i difetti del setto atriale siano associati in letteratura a esposizione ad alcuni inquinanti. A Brindisi con alcuni colleghi della locale unità di terapia intensiva neonatale, in assenza di un registro di malformazioni abbiamo condotto una ricerca basata sulle schede di dimissioni ospedaliere questa ricerca nasce da u ragionamento che proprio nel 2011 si faceva con l’allora primario della neonatologia di Brindisi , il dott. Giuseppe Latini che aveva la percezione che le malformazioni congenite fossero diventate più frequenti negli ultimi anni. Per questo abbiamo deciso di approntare un protocollo mutuando un protocollo dei eurocat dove il sta per , rappresenta i registri di malformazione congenita europei e abbiamo considerato le schede di dimissione ospedaliera e i nostri casi erano i neonati fino a ventotto giorni di vita da madre residente a Brindisi e dimessi dal 2001 al 2010 da qualsiasi ospedale italiano con una diagnosi di anomalia congenita. Nel periodo in esame abbiamo osservato su 8.500 nati vivi circa 194 casi di neonati dimessi con una diagnosi di anomalia congenita con un incremento di circa il 17% rispetto all’insieme dei registri europei e abbiamo osservato 83 casi di neonati con una anomalia congenita del cuore in questo caso l’incremento era di circa il 49% rispetto all’atteso. Per quanto riguarda questo un approfondimento su un focus sulle anomalie congenite del cuore potete vedere che in blu sono indicati i dati che si riferiscono a Brindisi, in rosso quelli che si riferiscono al registro per cui ho detto che la differenza maggiore è sui difetti del setto ventricolare in linea con il dato europeo l’83-88% delle anomalie congenite del cuore è di gravità più bassa e questo significa che è alta comunque la probabilità di sopravvivere nei primi mesi di vita, il 12% al contrario mostrava una gravità media. A questo punto ci siamo domandati con i colleghi , abbiamo approntato con i colleghi dell’ ISAC uno studio caso controllo in cui a ciascuno di questi 194 casi di bambini nati con una malformazione abbiamo abbinato quattro controlli sulla base del sesso, dello stato socio economico della madre e dell’anno di inizio della gravidanza e a ciascuna di questi casi e controlli abbiamo associato una misura di esposizione materna a polveri totali sospese a S02 che è l’anidride solforosa che è il frutto della combustione di carbone e derivati del petrolio in cui lo zolfo è contenuto. Nelle settimane di gravidanza abbiamo abbinato queste misure nelle settimane di gravidanza dalla terza all’ottava che sono le settimane durante le quali si ipotizza che il feto sia maggiormente suscettibile ad insulti ambientali e i risultati hanno mostrato un’associazione tra esposizione materna ad S02 e malformazioni congenite. Noterete un calo nell’ultima categoria di esposizione semmai ci possiamo tornare nella discussione di questi risultati e comunque viene spiegato in letteratura con la categoria dei cosiddetti rischi competitivi . Passiamo al secondo filone d’indagine che riguarda gli effetti a breve termine di inquinamento per i quali vi è un’ampia letteratura scientifica. Si tratta di quegli effetti sanitari che si registrano a pochi giorni da un picco di inquinamento atmosferico. Noi nel 2010 con Maria Serinelli pubblicavamo questo studio sull’epidemiologia e prevenzione dove si riportava un incremento, si riportava un incremento , un’associazione significativa tra esposizione PM10 e incrementi del rischio di decesso per tutte le cause naturali e per le patologie cardiovascolari in particolare. Si osservavano delle ’associazioni significative in particolare tra gruppi suscettibili e quindi gli anziani e poi tra le donne in generale . Concludevamo questo studio auspicando opportune misure cautelative. A valle di questo studio abbiamo condotto due studi con l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera il clima del CNR di Lecce e Bologna . In questo lavoro del 2011 abbiamo valutato come le medie cittadine soprattutto delle concentrazioni di S02 si innalzassero in corrispondenza di venti provenienti dall’area industriale di Brindisi , non riesco a puntare, comunque vedete il centro di Brindisi sulla destra e a est c’è l’area industriale . Le concentrazioni di So2 aumentavano come vediamo in questo grafico in corrispondenza dei venti provenienti da quei settori . In quest’altro lavoro pubblicato qualche anno dopo avevamo invece valutato in che misura la concentrazione cittadina di So2 variasse in corrispondenza dei giorni in cui un’altra centrale termoelettrica di Brindisi la Brindisi Nord questa cerchiata di rosso era accesa, era spenta ed era accesa oppure era in quei giorni cosiddetti transitori cui nella sede centrale erano avviate o spente. Vedete che c’è una differenza significativa. (interviene la senatrice) Le devo chiedere , un minuto le do. Va benissimo. Va bene il mio intervento è comunque depositato penso potrete comunque leggerlo . Sulle valutazioni di impatto sanitario comunque parleranno in modo molto diffuso i miei colleghi . Non mi soffermo cìoè questi i sono queste due belle diapositive di Francesco Forastiere perché comunque ho commentato nella relazione ad essa vi rimando a questo punto non mi resta che se devo concludere di concludere dicendo che ho cercato di sintetizzare ho sintetizzato i contributi che questo gruppo di lavoro ha dato alla conoscenza in termini di caratterizzazione ambientale ed epidemiologico dell’area in esame. L’auspicio è che questi dati, queste informazioni siano a supporto di decisioni , ed azioni ed interventi conseguenti interventi di prevenzione primaria fra questi irrinunciabilmente le bonifiche nella riduzione delle emissioni industriali. Grazie”.

Interviene adesso la Dott.ssa Mangia è così? Prego dott.ssa Mangia.

Dott.ssa Cristina Mangia:

“Grazie per l’invito a questa audizione. Il focus del mio intervento sarà l’articolo recentemente pubblicato sul particolato secondario originato da una sorgente industriale, l’impatto sulla popolazione, articolo che è stato pubblicato qualche giorno fa. Quindi il contesto scientifico di questo lavoro è quello degli studi degli effetti del particolato sulla salute umana sul quale fornirà qualche dettaglio in più il Collega Cervino delle valutazioni di impatto degli impianti industriali e della valutazione del particolato secondario. Prima di entrare nella metodologia, può essere utile richiamare la distinzione tra particolato primario che è quello emesso direttamente da una sorgente e il particolato secondario che si forma in atmosfera per effetto di reazioni chimiche di gas come ossidi di azoto , ossidi di zolfo emessi dalla sorgente stessa con altre sostanze presenti nell’atmosfera. Le domande di ricerca in questo articolo erano essenzialmente due: quanto è rilevante il particolato secondario emesso da una sorgente industriale che emette grandi quantità di ossidi di zolfo e ossidi di azoto? E’ necessario includere il particolato secondario nelle valutazioni ambientali e sanitarie ? Queste le domande di ricerca. La metodologia che abbiamo seguitoè quella della valutazione di impatto attraverso una procedura abbastanza esemplificata in questo schema riportato nel rapporto d’Agenzia Ambientale Europea nel 2011. Il primo passo consiste appunto nello scegliere gli inquinanti emessi dalla sorgente industriale, noi abbiamo considerato solo gli ossidi di zolfo e gli ossidi di azoto e il particolato primario , decisi gli inquinanti abbiamo determinato le loro ricadute al suolo attraverso un modello di dispersione. Modello di dispersione che attraverso la ricostruzione matematica della fisica e chimica dell’atmosfera, attraverso informazioni dell’uso del suolo e dell’orografia ricava le zone di ricaduta di questi inquinanti e quindi le aree di esposizione della popolazione a quei determinati inquinanti. Una volta individuate le aree di esposizione utilizzando informazioni sulla popolazione i tassi di mortalità, le funzioni di rischio di associazione tra gli inquinanti presi in considerazione e gli effetti sulla salute si arriva alla stima diciamo dell’impatto. Dove si inserisce quindi in particolare il nostro lavoro? Nella parte di modellistica ambientale e nella valutazione dell’impatto sanitario. Come modello di dispersione è stato utilizzato il modello di dispersione CALPFUFF che è un modello raccomandato dall’Agenzia americana di protezione ambientale largamente utilizzato dalla comunità scientifica, dalle agenzia di protezione ambientali, da diverse aziende. E’ un modello che consente di trattare la chimica del secondario particolarmente complessa con reazioni altamente non lineari in maniera semplificata In entrata abbiamo gli ossidi di azoto e gli ossidi di zolfo come gas attraverso delle reazioni chimiche in presenza di radiazione solare o di ozono, di altri inquinanti si arriva alla formazione di nitrati e di solfati. Parametri molto importanti che entrano in queste reazioni sono proprio le concentrazioni di background di ammoniaca e di ozono. Come caso di studio è stata considerata la Centrale a Carbone ENEL di Brindisi sud le cui caratteristiche potete leggere nella slide: circa sei milioni di tonnellate all’anno di carbone bruciato. Le emissioni ripeto sono state considerate soltanto gli ossidi di zolfo e gli ossidi di azoto e il particolato . Sono circa 10.000 tonnellate nel 2006 di ossidi di zolfo , 9.000 di Nox e circa 730 di particolato primario. La caratteristica dell’aria: un dominio abbiamo scelto 105 x 135 Km quadrati, 120 comuni , 1.200.000.000 abitanti, 10.000 morti sempre riferiti all’anno 2006. Il periodo di simulazione è stato l’anno 2006. Abbiamo ricostruito le ricadute al suolo per un intero anno meteorologico e quello che vedete la mappa annuale di concentrazione di PM primario che mostra come data la prevalenza dei venti delle condizioni meteorologiche tipiche dell’aria le zone maggiormente a sud est della centrale sono in media in un anno quelle più esposte alle emissioni delle centrali . Il particolato primario ha il massimo di concentrazione ad una distanza di circa 6 km dalla centrale e le concentrazione al suolo sono al di sotto di mezzo micro grammo su metro cubo. Per quanto riguarda il secondario, data proprio la complessità della chimica del secondario, e considerata le semplificazioni del modello abbiamo fatto diverse simulazioni. In particolare sei differenti simulazioni variando due meccanismi chimici presenti all’interno del modello. Abbiamo variato le concentrazioni di background di ozono e di ammoniaca quindi quello che vedete qui sono le sei simulazioni elencate nella tabella le diverse simulazioni con i diversi parametri vedete e semplificate cioè sono le sei mappe del particolato secondario ottenuto . Quello che si vede è che intanto anche qui i valori massimi di concentrazione sono in questo caso inferiori a 0,5 microgrammi per metro cubo ma l’aria popolata interessata dalla persistenza di particolato secondario è molto più bassa di quella interessata dal particolato primario. La scala dei colori è la stessa e quindi mentre per il particolato primario il massimo di concentrazione è ad una distanza di circa sei chilometri dalla centrale al contrario nelle simulazioni del secondario , le diverse stime prevedono che il massimo di concentrazione giunga ad una distanza tra i dieci e i trenta chilometri dalla stessa centrale quindi al variare dei parametri di input come ho detto.. Riguardo quindi le considerazioni di questa prima parte sono che le zone a sud est sono in media quelle più esposte all’emissione. Il particolato primario ha il suo massimo di concentrazione ad una distanza di circa 6 Km , al contrario si estende su un’area più vasta il secondario . Riguardo l’altra parte le mappe di dispersione hanno fornito le mappe di esposizione della popolazione. Fin qui la parte ambientale. La seconda parte riguarda la stima dell’impatto . Partendo dalle concentrazioni di particolato primario più secondario quindi sei scenari , considerando un inquinamento di fondo di PM 2,5 come derivato dai dati di ARPA Puglia riferiti al 2011 (perché non erano disponibili per il 2006) e utilizzando coefficiente di rischio derivante dallo studio ESCAPE un coefficiente di rischio pari a 1.07 (con intervallo di confidenza 1.02 e 1.13) tra per un incremento di 5 microgrammi, è stato stimato qual è il numero di decessi attribuibili alla centrale con l’intervallo di confidenza. Nella prima colonna (della tabella in slide) il numero assoluto è 4 variabile nell’intervallo di confidenza da 1 a 7 proprio per l’intervallo di confidenza del coefficiente di rischio. Per il particolato secondario il numero medio arriva ad un massimo 28. Se andiamo a vedere il numero dei casi per 100 mila abitanti nell’altra colonna della tabella si vede appunto come il primario rappresenti 0. 4 decessi su 100 mila abitanti e il secondario arriva ad un massimo di 2.4 casi per 100 mila abitanti. Per avere un riferimento nella slide è mostratoquesto studio pubblicato recentemente a giugno 2015 sulla valutazione dellimpatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute in Italiaconsiderando tutte le emissioni di PM 2.5. Si vede appunto come nell’aria oggetto di studio si arriva adl numero di decessi stimati per tutte le cause di per tutte le emissioni di PM25 intorno ai cinquanta decessi l’anno.

In conclusione

Se si considera solo il particolato primario sono quattro i decessi che si stima e sarebbero stati evitati se non vi fosse stata esposizione . Questo numero varia da una a sette se si tiene conto dell’incertezza statistica associato al coefficiente di rischio adottato.

Quando si considera il particolato si passa diciamo fino ad una media di 28 e tale numero varia da 7 ad un massimo di 44 secondo dei meccanismi chimici. I risultati sono in linea con alcuni studi pubblicati oltre a livello internazionale. (interviene la senatrice: dovrebbe concludere) Si. I limiti dello studio e le questioni scientifiche aperte sono sicuramente la chimica non lineare all’interno della modellistica, le concentrazioni di background, dominio limitato per il secondario perché il secondario si espande in un’aria più vasta. Altri limiti riguardano stime di impatto sui coefficienti di rischi, le relazioni concentrazioni risposte. In conclusione. Rispetto alle domande che ci eravamo poste nell’articolo scientifico emerge che in presenza di emissioni provenienti da installazioni industriali in presenza di grandi emissioni di ossidi di zolfo e ossidi di azoto che portano alla formazione di particolato, questo deve essere considerato nelle valutazioni di impatto ambientale e sanitario. L’indagine condotta a Brindisi, tenendo a mente tutti i limiti e le incertezze legate alle stime ha evidenziato non è possibile ignorare il ruolo del particolato secondario altrimenti si arriva ad una sottostima dell’impatto che la centrale ha sulla salute della popolazione.

Grazie mille dottoressa quindi ora al Dott. Cervino.

Dott. Marco Cervino

“Buona sera da parte mia a tutti voi. Cercherò di leggere un intervento per cercare di stare nei 10 minuti.

Io per completare , approfondire quanto esposto dai Colleghi Mangia e Gianicolo vi presento tre argomenti Vi richiamo gli effetti avversi sulla salute produttiva in particolare del problema del particolato fine quello che viene chiamo PM 2 e mezzo cioè di dimensioni inferiori a 2.5 micro poi tornerò velocemente sullo schema di calcolo che abbiamo utilizzato nel lavoro e vi farò vedere alcuni elementi di calcolo per arrivare ai decessi attribuibili. Allora l’episodio che storicamente segna il punto di svolta sulla consapevolezza di quelli che oggi chiamiamo effetti breve termine dell’inquinamento è il cossiddetto grande smog di Londra A causa delle particolari condizioni meteorologiche che si realizzarono in quell’anno Londra fu accolta da una coltre di smog micidiale che provocò la morte di 4.000 persone in una sola settimana o forse di più scrive ancora oggi il Metoffice su un sito internet. La tragedia provocò misure legislative non immediati a dire il vero però si cercò di evitare il ripetersi della stessa tragedia. Le misure erano sul diminuire l’uso dei combustibili in bustine polverosi quelli che poi producevano molte polveri , non è necessario però che si realizzino condizioni così estremi ed evidenti per registrare effetti nocivi del particolato atmosferico. Anche nella normale atmosfera trasparente sono presenti particelle sufficientemente sottili in grado di raggiungere le vie respiratorie profonde , i polmoni, i bronchi , gli alveoli e da lì passare anche nel circolo sanguigno. Dunque da almeno 2° anni si è capito che le dimensioni del particolato atmosferico sono rilevanti per studiare e soprattutto fino agli effetti sulla salute. Le particelle ultrafini del diametro inferiore a zero punto micro metri presentano una maggiore capacità di penetrare , trasferirsi all’interno del corpo umano. La migrazione nel circolo sanguigno in organi obiettivo in questo esperimento presentato in questo studio fu fatto in vivo nelle persone e furono identificati come organi di accumulo fegato e vescica ed è stato dimostrato come respirando attraverso i polmoni un tracciante radioattivo cinque volontari presentavano evidenti gradi di radioattività sia nel sangue sia in diversi organi differenti dei polmoni . In definitiva il particolato atmosferico risulta essere fra i fattori di rischio principale per la salute pubblica non solo per il cancro, ma pure per le malattie , le cause di morte circolatorie e cardiovascolari oltre alle più ovvie malattie dell’apparato respiratorio. E’ stato dimostrato controllando la dieta, la qualità dell’aria respirata da topi che queste due concause : dieta grassa e ambiente aria ambiente ricca di PM 2,5 concorrono ad accelerare l’arteriosclerosi, l’infiammazione dei vasi sanguigni . L’effetto impressionante delle sezioni di aorta toracica che vedete qui raffigurato nello studio di Sanna e colleghi. Nel 2013 l’Organizzazione Mondiale della Sanità consulta un po’ di esperti per raccogliere le più recenti acquisizioni sugli effetti sanitari avverso i prodotti dell’inquinamento atmosferico. Il progetto è denominato Reviup . La prima domanda riguarda proprio il particolato fine di diametro come dicevamo inferiore a 2.5 micron . Gli esperti anche sulla scorta degli studi effettuati precedenti 10 anni confermano l’evidenza degli impatti negativi sulla salute umana e di questa particolare frazione dimensionale di particolato atmosferico. Nel rapporto tra OMS si raccomanda la revisione al ribasso di valori guida che lo stesso OMS aveva espresso nel 2005 sia per il PM10 che per il PM 2 e mezzo , si raccomanda fortemente di rivedere al ribasso i limiti tracciati dalla direttiva europea , quella tuttora in vigore del 2008 che appunto ci fornisce per tutti gli stati europei i limiti di legge. Nello studio che vi è stato presentato oggi abbiamo raccolto ulteriori riferimenti scientifici ancora più recenti di quelli fermi al 2013 . In questa sede vi richiamo solo alcuni velocemente visto il poco tempo. Richiamo di quello di ………. ai colleghi che avendo fatto una metanalisi su 22 corti gruppi di popolazione sparsi in Europa ci hanno fornito quel fattore di rischio 1.07 che però è una incertezza di probabilità per la variabilità della popolazione e popolazione e tra caratteristiche diverse dei luoghi ecc. e quindi ci ha fornito anche i due limiti di incertezza 1.2 – 1.13 che abbiamo utilizzato nello studio . Poi ci sono anche altri riferimenti per altri effetti sempre per rafforzare il significato di andare a vedere nel nostro caso l’effetto del PM 2 e mezzo tra l’altro li trovate descritti qui. In particolare non ci siamo soffermati su questo particolato secondario cioè sui nitrati solfati che come diceva la mia Collega Mangia si formano successivamente in atmosfera a partire da gas emessi dalla sorgente. Questo particolato è nocivo per la salute . C’è discussione sulla nocività di tutte le caratteristiche del particolato atmosferico, le dimensioni, la composizione chimica la mistura i cofattori e con altre pressioni ambientali però sia reviup che gli studi che citiamo nella bibliografia dei nostri studi e in bibliografia ci fanno pensare che anche i solfati per sé attraverso un meccanismo tossicologico diretto ma anche come sentinella di miscele prodotte dalla combustione di combustibili complessi come può essere il petrolio col carbone hanno un impatto sulla salute e quindi il nostro esercizio è stato proprio valutarne , contarne l’effetto . Passo al secondo elemento che io volevo richiamare cioè cosa nel nostro schema di studio è’ un calcolo e che cosa sono i dati misurati perché è vero che ci son solo modelli matematici ma basati su imput reali per esempio la metodologia è quella della Puglia, l’orografia d’uso del suolo , le misure di fondo di ozono e di PM 2 e mezzo che abbiamo preso dalle cittadine funzionanti di deterrente ARPA Puglia . La stima. I dati di popolazione residente, i decessi, tutti i decessi attribuibili a tutte le cause sono quelli di quella zona non sono diciamo tutto frutto di calcolo, la funzione di rischio è quella che abbiamo preso dalle metanalisi che vi ho illustrato prima. Questo è una trappola perché la faccia a volo d’uccello giuro non vi spiego tutti i passaggi però mi serve per dire dove questi elementi concreti entrano in un modello matematico perché come arriviamo a contare quei 7 – 44- 10 -23 decessi che sono stati illustrati prima partiamo da cose molto concrete e quindi la frequenza dei decessi naturali in tutto il territorio che avete visto mappato grosso modo il Salento per intenderci . Il fattore di rischio è quello che è stato più volte citato di inquinamento di fondo , è quello misurato nel 2011 nelle stazioni del PM 2 e mezzo e con questi elementi con il modello sviluppato da N. Koons che è uno dei massimi esperti mondiali in questa materia siamo riusciti a trovare la frequenza dei decessi naturali al netto dell’inquinamento come se il PM due e mezzo non ci fosse . Salto il secondo passaggio che è puramente operativo per arrivare all’ultimo passaggio per dire che il conto quel numero che salta fuori alla fine ha dentro delle supposizioni modellistiche e ha dentro alla fine anche quelle mappe di concentrazione al suolo di inquinante di particolato primario , secondario che vi ha mostrato prima la collega Mangia per arrivare a sommare questi decessi attribuibili la sezione italiana di Attribute …. Noi abbiamo spezzato il conteggio, abbiamo fatto una somma su 120 elementi geografici perché avevamo un dettaglio geografico che ci veniva dato dal modello di simulazione e dispersione degli inquinanti e dagli atti anagrafici quindi decessi , le persone vive sul territorio in essa . Passo alle conclusioni e torna il paragrafo 6.2 del rapporto tecnico dell’OMS denominato V.up. Qui sono descritte le componenti di una valutazione di impatto sanitario come viene suggerita da questa indagine. Possiamo affermare che il nostro studio non realizza propriamente una vis; è evidente che non contempla per esempio tutti gli inquinanti emessi da sorgenti e tutti i processi emissivi e neanche tutte le vie a disposizione come deve fare una vis , però se ci concentriamo al particolato secondario rispetta quattro dei cinque punti esposti cioè stima le concentrazioni correnti degli inquinanti sotto indagine attraverso il modello matematico . Utilizza la funzione concentrazione risposta che lega tipicamente un cambiamento dell’inquinamento , un cambiamento percentuale sanitario , stima il livello di partenza delle virtuosa sanitario stesso ed effettua una caratterizzazione dell’incertezza perché noi ricercatori abbiamo il dovere di dirvi che i nostri studi sono affetti da incertezza. Chi si presenta dicendo che ha un numero preciso come P greco di solito nasconde qualcosa. Quindi il quinto punto quello indicato qui la lettera B rappresenta nelle nostre intenzioni il traguardo e l’ambizione di questo studio cioè porre l’attenzione agli effetti del particolato secondario sulla popolazione generale al fine di meglio determinare gli obiettivi di protezione della salute e la metodica di valutazione di impatto ambientale e sanitario e vi ringrazio per l’attenzione” .

Prof. Giorgio Assennato

“Dunque buona sera Presidente buona sera Senatrici e Senatori sono Giorgio Assennato sono il Direttore Generale ARPA Puglia ma sono anche il Presidente del Comitato scientifico registro Tumori Puglia ,sono soprattutto un medico di sanità pubblica e quindi ci tengo a presentarmi come un medico di sanità pubblica . I colleghi che mi hanno preceduto sono degli ottimi ricercatori e hanno esposto delle ricerche rilevanti da non trascurare anche nell’ambito delle policy locali . Vediamo se riusciamo a trovare la mia presentazione. E la mia pennetta che l’ho caricata a fare in precedenza presso la Vostra segreteria così efficiente. L’ho caricata a salve. Va bene proviamo a caricare e comunque. A fronte di questo approccio e che è metodologicamente interessante c’è un approccio che viene seguito dal Ministero dell’Ambiente, dal Ministero alla Sanità per quanto riguarda le valutazioni nell’impatto ambiente-salute che è essenzialmente basato sul rispetto dei limiti ambientali. Questo approccio che contro cui noi di Arpa Puglia con esiti alterni ci siamo battuti è un approccio che tende effettivamente a minimizzare gli effetti sanitari perché se si guardassero essenzialmente …. Rimango un po perplesso perché l’ho caricata prima.. Dunque dove sta .. eccolo lì ci siamo riusciti. Dicevo seguendo l’approccio del rispetto dei limiti ambientali spesso in situazioni in cui i limiti ambientali sono rispettate ma effettivamente risultano effetti sanitari che no sono gestiti nelle autorizzazioni integrate ambientali con effetti devastanti quindi io dal punto di vista pur avendo nel documento che presento ho delle critiche e nell’ambito del fatto che tutti i lavori scientifici sono per definizione discutibili perché per definizione devono essere almeno potenzialmente falsificabili altrimenti non sarebbero scientifici e quindi ci sono delle osservazioni che ho fatto; quello che ora vi rappresento in questa presentazione sono i dati ambientali reali e i dati sanitari reali . Non riesco a trovare, a spostare il mouse. Ecco qua. Dati sanitari reali. Queste sono partiamo dal dato queste sono se questa è la centrale questo è una serie di realtà comuni di Brindisi e dei paesi vicini perché è irrilevante questa centralina di Torchiarolo perché Torchiarolo questa centralina è l’unica che supera effettivamente anche i limiti ambientali. Vedete supera sia, soprattutto supera uno dei due parametri per quanto riguarda il particolato inalabile cioè il PM10 più di 35 superamenti l’anno della media giornaliera di 50 microgrammi Questa è Torchiarolo e tutte le altre centraline. Rispetto alla media annuale con solo 40 Torchiarolo si avvicina . Se uno utilizza questo criterio dalla media annuale dicevano tutto va bene ma non è , se uno utilizzasse questo criterio ovviamente non valuterebbe dei rischi sanitari reali e farebbe un errore. Queste sono le varie centraline elettriche e tutte quante, l’unica che ha questa capacità è proprio quella Torchiarolo, ce ne sono altre due una è questa Torchiarolo via Fanin che non ha tanta criticità e un’altra che si chiama Lendinuso lì dove è stata , questo è uno dei parametri, si va incontro al rischio di infrazione comunitaria da questo eccesso e questo eccesso va gestito . Queste se si riscontrano i valori delle medie mensili , si vede che questi incrementi sono unicamente legati a mesi invernali vedete? Questa centralina scrolla da valori molto alti , il 68 – 60 fino ai valori bassi confrontabili con le altre centralini dei mesi primaverili ed estivi se poi si valuta anche l’ora della giornata si tratta di tale prelevamenti nelle ore serali invernali . Noi abbiamo qui anche una criticità per il benzopirene che non abbiamo più per fortuna nel quartiere Tamburi di Taranto negli ultimi anni per una serie di motivi e vedete che negli anni si ha il superamento del livello di qualità di un anno al metro cubo sempre per la stessa centralina rispetto alla soglia di un nanogrammo . Quindi c’è una criticità ambientale indubbiamente . Abbiamo fatto una valutazione guardando la rosa dei venti essenzialmente il contributo dell’inquinamento è maggiore nelle condizioni , di venti che spirano da sud sud-ovest il che non corrisponde alla direzione della Centrale di Cerano se guardiamo la stessa cosa dicasi per quanto riguarda la valutazione per la precedente del PM10 che è il benzopirene ; per i metalli noi abbiamo visto fatto anche una rete di deposizione secca umida di metalli e questi valori sono generalmente sono ai limiti inferiori per le aree urbane , non sono propriamente valori sono comunque tutti sotto un valore limite che per la verità esiste soltanto in questi due paesi citati della Croazia, Germania , non c’è in Italia diciamo solo valori che indicano comunque che c’è ovviamente una quantità di metalli depositati ma che questi rientrano nei limiti bassi delle aree urbane localmente cadmio, di nichel . Sanno che un marker di combustione di biomasse legnose che l’università di Milano ha analizzato per noi evidenzia che quella centralina che qui vedete in giallo ha valori molto più alti rispetto alla vicina centralina che qui vedete in viola. Il che evidentemente indica che questa centralina ha una criticità particolare legata a combustione di biomasse legnose. Abbiamo fatto anche campagne vento selettive selezionando quindi un dispositivo che ha cartucce diversamente orientate rispetto alla direzione dei venti , prefissata quindi c’è una cartuccia che riflette direttamente l’impatto di Cerano che a nord nord-ovest , una cartuccia che riflette il resto e una cartuccia che riflette la calma del vento. Qui si vede la centrale di Cerano dal luogo e vedete che senza vento è molto più alta la concentrazione non del sottovento per esempio qui siamo del benzopirene come uno si aspetterebbe, ma invece ce l’ha il sopravvento cioè viene la maggior parte di questo viene dal paese non viene da Cerano. E qui abbiamo poi stimato il contributo industriale comunque abbiamo stimato il contributo massimo per esempio per quanto riguarda la S02 che è un tracciante industriale e il 13,7% e in funzione di questa abbiamo anche fatto una valutazione del particolato secondario che non è stata ancora reso nota . Questo è il particolato secondario con metodiche simili a quelle illustrate . Particolato secondario che è assolutamente necessario valutare per le centrali a carbone che è certamente molto rilevante . Il particolato secondario forse prevalente rispetto al primario e comunque va certamente valutato . Abbiamo visto sostanzialmente non è molto diverso questa valutazione rispetto a quello che avete visto con la dott.ssa Mangia . Questo è i tormentato piano di risanamento della qualità dell’aria di Torchiarolo che prevede riduzioni di 20% di riduzione di emissioni massiche annue dell’ENEL 10% dell’azione di concentrazione oltre una serie di attività sulle sorgenti che consideriamo primarie che sono le combustioni di biomasse . Per fortuna il Consiglio di Stato ci dà la possibilità di . Lascio ripeto poi a chi ha voglia di interessarsi delle problematiche specifiche della interpretazione di questo lavoro dei colleghi ma soprattutto voglio arrivare ad una conclusione prima di mostrarvi rapidamente poi poter vedrete quali sono le criticità sanitarie reali che si osservano a Brindisi reali quelle osservate. Di fronte a situazioni di questo tipo bisogna confrontarsi . L’unico modo di gestire in modo serio problematiche di questo tipo non è quello di imporre dei limiti che non sono rispettati e non se ne fa niente. Non è così. Il problema è quello di aprire un dibattito, aprirsi alla comunità, sentire tutti i ricercatori, sentire anche i ricercatori ovviamente legali al mondo delle imprese, sentire ricercatori delle istituzioni poi in questo modo contribuire a decisioni che le autorità pubbliche vorranno adottare in un sistema condiviso almeno dal punto di vista metodologico . L’alternativa è viceversa il bypass giudiziario che oggettivamente cancella ogni possibilità di discussione democratica e rischia di determinare una desertificazione industriale non sempre motivata dall’evidenza tecnico scientifica. Questo è lo studio Sentieri 2001. Velocissimamente qui sostanzialmente sembra negativo il rapporto diciamo sulla mortalità addirittura protettivo. Questo è stato giustamente messo in evidenza ed è un dato che si riferisce a una estensione così alta , deve essere georeferenziato ed è questo che noi ci stiamo aggiungendo finirò alla fine nello studio che ho già citato c’è un impatto della mortalità non sappiamo il PM10 che origini abbia dal punto di vista del contributo specifico all’eccesso di mortalità ma certamente c’è un contributo come d’altra parte si osserva dappertutto . noi ci siamo inventati questa procedura in Puglia proprio per cercare di incorporare la procedura in origine seguiva procedure in piedi non considerava il particolato. Il particolato è stato oggettivamente introdotto solo recentemente come è stato detto dai Colleghi dopo l’evidenza scientifica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della IARC sul PM10 e PM 2.5 . Questa è l’evidenza questi sono gli inquinanti che non comprendono emessi questi sono dati in parte misurati in parte definita dall’inventario delle emissioni, questo è la nostra valutazione del danno sanitario che ovviamente confrontate con Taranto con Brindisi comprende un quadro completamente diverso e ovviamente molto peggiore a Taranto rispetto a Brindisi.

Questo non significa necessariamente che non si devono fare interventi anche a Brindisi in parte nel piano di risanamento e qualità dell’aria un po avremo una riduzione dell’ENEL anche cospicue . E’ tutt’altro quadro lo vedete rispetto al maggior pesante impatto sanitario dell’area tarantina. Queste sono le popolazioni ripeto qui siamo in presenza di un impianto che non è un impianto senza impatto nessuno può dire che questo per questo noi siamo opposti al conferimento della registrazione del marchio di qualità ambientale registrazione EMAS questo è il 18° impianto più inquinante in un ordine di 700 impianti europei . E’ il 18° che sono i costi economici dell’impatto sanitario dell’inquinamento atmosferico nel dovuto alle emissioni industriali che stiamo parlando di un impianto rilevante non certamente marginale. Questa mappa della media annuale delle produzioni PM 2.5 e il contributo medio annuale che stimiamo simile intorno al 4% il contributo non è molto diverso forse persino un po’ superiore , più alto rispetto a quello dello della collega per cui l’ordine di grandezza è la stessa per cui quello che importa sono i dati di mortalità e di ospedalizzazione qui vedete in azzurro scuro i dati in eccesso nei maschi e a destra nelle femmine rosso scuro . Gli eccessi rispetto ai difetti questa la mortalità Brindisi 2006 2012 e c’è un incremento di mortalità cardiovascolare essenzialmente nella popolazione maschile ma anche femminile e per quanto riguarda c’è un incremento di tumore della pleura nei maschi frutto delle pregresse esposizioni da amianto che era abbondantemente utilizzato nel Petrolchimico per delle guarnizioni, nelle caldaie in altri posti un altro impianto , c’è un incremento di tumori alla vescica nei maschi che pure lascia pensare un’ipotesi di tumore di tipo occupazionale lo dico da medico del lavoro questo il prof. Bertazzi commenterà, nelle donne c’è un incremento di tumori maligni delle vie dei bronchi e polmoni . Questi sono gli incrementi , questi in precedenza erano i tumori e le malattie cardiovascolari. Sono effettivamente in aumento questo è il Comune di Brindisi . nel comune di Brindisi e Lecce (scusi professore deve arrivare alla conclusione) E io ve li lascio ve li guardate. Questi sono i trend temporali che effettivamente evidenziano delle situazioni di un certo interesse per le donne per quanto riguarda le malattie broncopolmonari. Questo il registro tumori confrontando i dati del registro di Brindisi con quello dell’area a rischio con quello del Comune e Provincia tutta la provincia il Comune con l’area rischio confrontata con tutti i registri tumori meridionali con tutti i registri tumori nazionali ci sono delle criticità questo è invece il recentissimo dati ho chiesto alla dott.ssa …. Del Ministero della Salute pubblicate è uno studio del Ministero della Salute e del CNR di Pisa che non è neppure ancora stato validato , mi sembrerebbe che non ci sia effettivamente nessun eccesso di mortalità di malformazioni congenite nell’are brindisina rispetto alle previsioni rispetto ai dati regionali. Questo ve lo offro alla vostra lettura anche la lettura dei colleghi. Noi abbiamo poi alla fine due proposte che stiamo realizzando un progetto jonico salentino che mira alla definizione dell’impatto in termini di esposizione delle emissioni correnti di quelle che ci sono ora sotto terra su tutta la macro area nelle province di Brindisi e Taranto e del Salento andando a vedere anche la tossicità del particolato con test in vivo ed in vitro perché è una delle problematiche è sì noi misuriamo queste polveri come massa cioè quanto pesano ma non sappiamo la qualità la si può proprio a questo la si ottiene con la specificazione chimica che pure faremo ma anche con valutazioni integrate di tossicità in vivo e in vitro che noi stiamo realizzando con la collaborazione di enti di ricerca . Questi sono i test in vitro valutiamo quindi al tipo tipo di genetico . Valuteremo essenzialmente come imponente la salute materno-infantile perché ovviamente è particolarmente rilevante anche con l’intensivo monitoraggio biologico che prima non facevamo nelle valutazioni speditive che avete visto, è una serie di enti coinvolti nella ricerca nell’ambito . Poi c’è l’altra nostra attività importante che dà la risposta da loro richiesta lo studio a coorte che georeferenziato che terminerà entro dicembre . Nell’area di Brindisi e nell’area di Taranto che sostanzialmente ci dirà se ci sono effetti dell’esposizione di lunghissimo termine che si evidenziano nel corso degli anni anche negli anni più recenti . Questo è lo studio a coorte che il Collega Forastieri che è lo stesso autore della perizia dell’ottima perizia epidemiologica fatta sull’ILVA di Taranto nell’area di Taranto che terminerà a Brindisi a dicembre prima ancora a Taranto questa è la stessa slide proposta dal Collega in cui noi saremo in grado di dare a definire effettivamente a livello proprio di abitazione di ciascun brindisino o tarantino quale è l’impatto dell’esposizione prodotta dalle emissioni industriali . Questo è in sintesi l’enorme lavoro in cui siamo impegnati ma soprattutto siamo impegnati ad un discorso di confronto con le istituzioni quelle scientifiche in primis con quelle anche di provenienza aziendale per raggiungere una governance ambientale basata sulla trasparenza da un lato e sulla discussione e lo scambio di esperienza nell’altro e critico per evitare le vicende drammatiche che sono nell’esperienza quotidiana dei pugliesi”.

 

Dott. Pier Alberto Bertazzi

Diamo la parola al dott. Bertazzi ordinario di medicina del Lavoro presso l’Università degli Studi dell’Università di Milano prego.

“Grazie . La prima riguarda il contributo che a me diciamo come persona che lavora nel campo sembra che derivi dagli studi che i colleghi hanno presentato sui tre punti che hanno detto. Il primo è la conferma che nasce dai loro studi degli effetti molto noti e documentati in tantissimi Paesi. Del particolato sottile il PM10 su una serie di eventi sanitari soprattutto di natura respiratoria cardiovascolare misurati anche attraverso i ricoveri ospedalieri e questo è un contributo che nasce dai dati originali: l’aria di Brindisi .

Secondo: sulle malformazioni congenite è anche un contributo importante che riguarda un tema tuttora assolutamente aperto cioè esiste ancora circa il fatto che l’esposizione al particolato e all’inquinamento atmosferico in particolare alle componenti sia gassose sia particolare produca delle malformazioni congenite nelle donne e nei feti esposti e ci sono parecchi studi stanno fortunatamente incrementandosi eì questo è anche merito col vostro contributo e i risultati sono molto diversi , ma i risultati sono diversi non perché giungono a conclusioni opposte ma perché in realtà vengono condotti in condizioni che sono modo diversi. La maggiore difficoltà è arrivare all’omogeneità della diagnosi , ad una comparabilità dell’esposizione perché quando si parla di inquinamento atmosferico si parla al limite di decine di sostanze e quindi è molto difficile confrontare gli studi e anche le metanalisi che sono state fatte, una anche di recente che riporta anche i vostri studi del 2014. Cioè un’analisi di più studi insieme arrivò a delle conclusioni che alla fine dicono son chiari i problemi ma non è chiaro ancora se in effetti l’esposizione può produrre una malformazione congenita per esposizione a questo inquinamento atmosferico. Noto tra l’altro che siccome la Commissione almeno il PIL Progetto principale comporta anche una attenzione alla questione P genetica e qui è uno dei punto dove la P genetica potrebbe maggiormente giocare. Per cui il problema di malformazioni congenite è ancora un problema ancora aperto con grossi problemi metodologici ancora irrisolti . Dal vostro punto di vista voi avete visto qualcosa in rapporto soprattutto all’esposizione OS2 anche se non era chiara una relazione dose risposta che viene accennato ma poi se si confronta i terzi lì non viene. Quindi è una direzione di ricerca importante ma rispetto non siamo ancora in grado credo guardando la letteratura internazionale di avere un quadro chiaro di trarre conclusioni. Il terzo punto su cui il contributo dei colleghi mi sembra importante quindi anche di indagini fatte sulla centrale di Cerano riguarda la questione dell’impatto sulla salute. L’ultimo studio cui avete fatto riferimento che è molto interessante perché pone con chiarezza una questione che poi anche affronta e su cui poi da delle conclusioni ma la questione qual è? La questione è che è molto importante quando si parla di inquinamento atmosferico tener conto non solo delle sorgenti e di cosa le sorgenti emettono , ma di cosa si forma in atmosfera a partire dai componenti che nascono da quelle sorgenti che si combinano con quelle di altri soggetti. Allora cosa han visto? Interessantissimo il fatto che il cosiddetto inquinante secondario PM secondario va a una composizione che può essere diversa e soprattutto va ad interessare un’area molto vasta e allora un fatto, una stima sulla possibile o potenziale , come dite anche nel vostro articolo ; quindi non ipotetico astrattamente potenziale danno sulla salute. Non è una indagine epidemiologica sui danni. Allora se noi teniamo conto del particolato secondario anzi e non solo del particolato primario cosa vediamo? Un solo dato che avete già mostrato . Si passa ad esempio da una stima di eccesso di morti di 0,4 ogni cento mila abitanti si arriva a 2,4 morti ogni 100 mila abitanti quindi è un rischio che aumenta di molto e la sottolineatura della necessità di tener conto proprio della componente secondaria del particolato . Questi mi sembrano i contributi importanti. Brevissime due considerazioni per chiudere visto il tempo. La prima è tutti questi dati e in moltissimi che esistono già e che Giorgio Assennato ha mostrato rapidamente sicuramente definiscono una situazione di pericolo e questo è un dato, un punto fermo dal quale derivano due strade importanti: la prima è cercare di definire meglio quale sia il reale danno comportato da questo pericolo perchè il pericolo di per sé potrebbe non portare a danni documentabili ma esiste ed è documentato in molti modi. E’ molto importante perché se si cerca di dire che c’è un pericolo andando a vedere volendo dimostrare a tutti i costi che ci sono dei danni alla popolazione potremmo non essere in grado di non trovarli per una serie di motivi che vanno dalla capacità dei nostri studi alle condizioni di tale capacità che abbiamo di ricerca; alle possibilità di ricerca ecc. ecc. La prima considerazione quindi è questa . C’è una configurazione piuttosto chiara di pericolo anche se gli effetti sulla salute non sono ancora così chiaramente documentati . Per farlo e qui mi collego alle conclusioni in fondo del Collega Giorgio è necessario sicuramente che ci sia una collaborazione tra i diversi centri di ricerca, tra le diverse istituzioni, tra i diversi gruppi perché credo che questo non soltanto possa fornire dei dati importanti per una informazione della popolazione, per un intervento delle istituzioni ma anche per contribuire alle conoscenza a livello internazionale quindi io mi auguro anche che questo sia , questa brevissima accennata discussione che abbiamo avuto sia la possibilità di un lavoro che continui. Grazie”.

Trascrizione effettuata da Angela Colasuonno

in questo link i documenti acquisiti dagli auditi

https://www.senato.it/Leg17/3688

in questo link l’audio dell’intera seduta

https://www.radioradicale.it/scheda/448833/commissione-igiene-e-sanita-del-senato