di Vincenza LUPRANO

Al medico che iniziava la propria attività in un paese sconosciuto Donald Guthrie consigliava “Di osservare bene l’esposizione, i venti principali, il rifornimento dell’acqua, la natura del suolo, le consuetudini della gente, perché da tale indagine potrà dedurre quali sono le malattie più frequenti”
A noi comuni cittadini, interessati alla propria salute oltre che a quella della nostra terra, consiglio di dare un’occhiata a questi atti di congresso appena pubblicati in cui si invita ad una cittadinanza scientifica, o meglio si individua nella ‘cittadinanza scientifica’ una possibilità per raggiungere insieme il ben vivere sostenibile.  Si possono trovare indicazioni normative e soprattutto illustrate delle best practice (ovviamente tutte ubicate almeno a 1000 km di distanza da noi direzione nord) per indirizzare ad una sostenibilità dell’ambiente abitato. Il linguaggio è per i non addetti ai lavori, finalmente.
Questo permette di capire subito che l’urbanizzazione (cementificazione) determina consumo, cambiamento e perdita delle caratteristiche del suolo, che è una delle principali cause del cambiamento climatico globale. Si dovrebbe riflettere sul fatto che per scavare 50 cm di terreno basta un colpo di ruspa, mentre per rigenerarne 10 cm occorrono 2000 anni. La spinta a realizzare politiche di prevenzione per la difesa del suolo è data dalle conseguenze nefaste (La perdita di biodiversità, compattazione del suolo, la sua contaminazione etc) che la non attuazione può portare. Si riporta aggiornata bibliografia relativa a lavori scientifici che indagano la correlazione tra disuguaglianze di salute, basso livello socio economico e disponibilità di spazi verdi negli ambienti di vita. Si tratta il problema di ‘Sindrome da Edificio Malato’ per indicare una serie di disturbi della salute connessi al soggiorno abituale in edifici insalubri, ed ormai noti da tempo, ma anche nuove sindromi di definizione ancora incerta ma sempre più frequenti come la sensibilità chimica multipla. Insomma si analizza l’abitato sostenibile sotto il profilo sociale, economico ed ambientale, attraverso i suoi tre elementi, interconnessi: 1) il territorio che contiene lo spazio urbanizzato, 2) l’area urbana stessa, o città, 3) l’edificio in essa contenuto. Ci sono alla fine anche strategie e proposte operative più vicine a noi di quello che pensiamo. leggere per credere! Impegnarci insieme per vivere!

http://www.enea.it/it/produzione-scientifica/pdf-volumi/Atti_Arezzo_ENEA-ISDE.pdf