Oliver Chanel è un ricercatore della School of Economics dell’Università di Marsiglia. Con un gruppo di colleghe ha pubblicato un lavoro che valuta i benefici delle direttive europee che hanno comportato una riduzione nel tempo delle concentrazioni in atmosfera di anidride solforosa (SO2) dovute alla combustione di gasolio (Economic valuation of the mortality benefits of a regulation on SO2 in 20 European cities. The European Journal of Public Health. 2014). I benefici sono valutati in termini di decessi evitati e di quantificazione monetaria degli eventi stessi.

Vi è da premettere che i benefici sanitari derivanti dal miglioramento della qualità dell’aria sono oramai riconosciuti da tempo. A parità di altri fattori, una comunità che respira aria più pulita si rivolge meno frequentemente al proprio medico; conta un numero inferiore di ricoveri per causa respiratoria e cardiovascolare e osserva meno persone che muoiono prematuramente a causa di un’esposizione cronica o acuta ad inquinamento.

Una rassegna recente della letteratura (A literature review: air pollution interventions and their impact on public health. International Journal of Public Health. 2012) ha, inoltre, evidenziato consistenti miglioramenti nella salute delle popolazioni che hanno beneficiati di interventi di prevenzione primaria.

Risale al 1986 un caso di intervento “non voluto”. Le attività di produzione di un’acciaieria dell’Utah Valley (USA) furono, infatti, bloccate per 13 mesi da uno sciopero. Qualche anno dopo, un ricercatore, C Arden Pope III, pubblicò un articolo nel quale documentava, nel periodo di sospensione delle attività dell’acciaieria, sia un miglioramento considerevole della qualità dell’aria sia una drastica riduzione dei ricoveri per malattie respiratorie, in particolare tra i bambini e le bambine.

Un esempio di intervento pubblico “voluto” risale agli anni ‘90, quando il governo irlandese varò una legge che vietava la combustione del carbone ad uso-riscaldamento. Clancy e colleghi dimostrarono un immediato calo di black smoke (o polvere nera) nell’aria; una riduzione del 15% nelle morti per cause respiratorie e del 10% dei decessi per cause cardiovascolari.

Torniamo ad Oliver Chanel e colleghe.

Il gruppo di lavoro ha contabilizzato il valore monetario delle vite che si sono risparmiate in alcune città europee, in virtù dell’introduzione di alcune restrizioni sulla concentrazione di zolfo nel gasolio per autotrazione da strada.

Il valore monetario è stimato attraverso indagini sulle preferenze delle persone.

È Atene la città che, tra quelle considerate, nel periodo in studio, 1990-2004, ha risparmiato di più in vite umane. In termini monetari: circa 44 milioni di € all’anno. Seguono Budapest (34 milioni di €) e Londra (21mil. €).

Per Roma, unica città italiana nello studio, il risparmio quantificato in 10 milioni di € annui, si riferisce al periodo dal 2000 al 2004 ed è ottenuto attraverso un confronto con i livelli di inquinamento registrati nella capitale dal 1990 al 1993.

La quantificazione monetaria di eventi come un ricovero o un decesso è un’operazione suscettibile di critiche, non solo metodologiche ma anche di natura etica, politica e culturale. D’altro canto, quantificare i benefici, anche in termini monetari, dell’implementazione di leggi che salvaguardano la salute pubblica ha qualche vantaggio: dare ai decisori una misura, anche monetaria, di questi spiacevoli e a volte drammatici eventi ed aumentare nelle popolazioni la consapevolezza che pretendere misure restrittive su ciò che si respira è questione sia borsa e sia di vita.