A fine del 2012, la Giunta Regionale pugliese ha approvato un progetto di 550.000 euro per la diagnosi, gestione e terapia delle malformazioni feto neonatali. Il progetto, di durata triennale, sarà svolto dall’Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Medicina Fetale e Diagnosi Prenatale dell’Asl di Bari, dalla Cardiochirurgia Pediatrica dell’Ospedaletto Giovanni XXIII e dall’Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico di Bari.

Lo scopo del progetto è certamente nobile: potenziare le attività di diagnosi e cura delle malformazioni in strutture pubbliche per ridurre i viaggi della speranza verso strutture del centro nord del paese, il tutto con auspicabile beneficio per nascituri e famiglie.

Nello stesso periodo del 2012, la rivista scientifica internazionale BMC Pregnancy and Childbirth pubblica lo studio curato dall’IFC-CNR di Lecce e dal reparto di neonatologia dell’ospedale Perrino di Brindisi sulla prevalenza di malformazioni congenite a Brindisi. La ricerca evidenziava una differenza rilevante tra il dato registrato a Brindisi e il dato che si registra in media in Europa o, a livello locale, nei restanti comuni della provincia. La differenza era particolarmente accentuate per le malformazioni cardiache.

Lo studio, presentato e discusso dai ricercatori in consessi scientifici locali, nazionali ed internazionali aveva ricevuto l’attenzione della carta stampata ed era stato oggetto nel luglio del 2011 di una interrogazione parlamentare (On. Coscioni e colleghi).

Inoltre, nell’autunno del 2012 i risultati dello studio sono stati presentati in due audizioni della V commissione ambiente del consiglio regionale pugliese.

Il finanziamento del lodevole progetto merita, dunque, alcune considerazioni:

  1. le malformazioni congenite sono ad eziologia multifattoriale; le cause, quando note, possono essere varie. Tuttavia emerge nella letteratura scientifica l’importanza dell’ambiente, inclusa la qualità dell’aria. È, dunque, indispensabile, in una regione che “ospita” aree pesantemente inquinate, studiare i fattori di rischio per avviare opportune attività di prevenzione per la salvaguardia della salute pubblica. Perché la regione non supporta tali attività?
  2. Benché il potenziamento dell’offerta di servizi di diagnosi e cura sia una scelta condivisibile, stride però con l’evidenza scientifica la scelta di trascurare strutture sanitarie operanti nelle aree pesantemente inquinate.
  3. Perché si escludono dal finanziamento le strutture di Brindisi e Taranto?
  4. Come mai i consiglieri regionali della provincia, così attenti alle questioni sanitarie, sono così disattenti alle questioni di salute?

 

Brindisi attende gli studi epidemiolgici subcomunali che l’Istituto Superiore di Sanità ed il Gruppo di Lavoro presso il Comune nel dicembre scorso hanno indicato come necessari. Quando verranno condotti?

Brindisi, 22/5/2013

Salute Pubblica