Il 2/7/2021 scorso avevo commentato i dati di qualità dell’aria di Manfredonia in coincidenza dell’incendio occorso nella notte tra il 22 ed il 23 giugno scorso.

Il 1/7/2021 è stata diffusa la relazione di ARPA FOGGIA

DOVE E’ AVVENUTO L’INCENDIO: IN TERRA DI NESSUNO?

Sono andati bruciati “diversi cumuli di rifiuti in combustione, tendenzialmente di materiale

plastico. Detti rifiuti in cumuli risultavano poggiati su un piazzale in cemento a ridosso di un capannone di non meglio precisata proprietà.” Come è possibile che nessuno sappia di chi è il capannone ed il piazzale dove sono stati lasciati questi rifiuti?

TANTO BENZENE E QUALCHE INTERROGATIVO

“Nella figura 2 -scrive ARPA – sono riportate le concentrazioni orarie di benzene registrate nella stazione di monitoraggio Manfredonia-Via dei Mandorli.(**) Si nota, tra le 22 e le 23, un incremento della concentrazione di benzene che ha raggiunto valori al di sopra del valore limite annuale di 5 μg/m3. Nelle prime ore del 23 giugno le concentrazioni di benzene sono ritornate al di sotto di 1 μg/m3.”

Questo dato merita un commento e lo facciamo fare ad Arpa stessa, al Dipartimento di Brindisi, però, che in occasione di uno sforamento in coincidenza di una delle tante sfiammate della torcia di Versalis, scriveva:

In altre parole anche a 3 microgrammi/m3 (0,001 ppm) per 8 ore ci sono effetti negativi sul sangue. Se a Via dei Mandorli c’erano più di 5 microgrammi/m3 di benzene tra il 22 e il 23 giugno, postazione a grande distanza dall’incendio, quanto ce ne saranno stati sulla popolazione molto più vicina all’incendio? e come è possibile che a Via dei Mandorli ci sono sicuramente più di 0,001 ppm di benzene e nel punto di Alto Volume, a 1,5 Km a sud dell’incendio, ci sono 0.0 ppm? Si sono usati misuratori che di bassa sensibilità?

In ogni caso dalle 22.30 del 22 giugno alle 02.45 del 23 giugno 2021 i valori di PM10 qui sopra riportati sono altissimi considerato anche il breve periodo monitorato. Anche per i COV (tra i quali ci sono benzene e IPA) a 50 m si rilevano valori altissimi mentre scomparirebbero (?) più a sud.

TANTO BENZO(A)PIRENE E NESSUN COMMENTO

Un altro aspetto singolare è che ARPA Foggia riporti di dati degli IPA e non li commenti. In particolare il ben noto benzo(a)pirene, quello di cui si parla tanto a Taranto per intenderci

IL VALORE MISURATO è 10 VOLTE QUELLO AMMESSO! A Taranto sarebbe successo un putiferio e a Manfredonia? Quale è la presenza di questo cancerogeno nelle colture agricole e negli allevamenti intorno all’incendio?

INFINE

I dati prodotti da ARPA non escludono che concentrazioni di benzene e benzo(a)pirene significative da un punto di vista sanitario possano aver raggiunto una quota di popolazione di Manfredonia nella notte tra il 22 e il 23 giugno scorsi.

Si dovrebbe verificare lo stato delle colture, degli allevamenti e dei terreni intorno al luogo dell’incendio con particolare riguardo a diossine e IPA.

Maurizio Portaluri

Brindisi, 8 luglio 2021                                               

* è una frase di Plinio il Vecchio attribuita all’artista greco Apelle al quale un ciabattino fece un’osservazione su come avesse disegnato una scarpa in un suo dipinto. Apelle la accettò di buon grado. Quando il ciabattino volle esprimere un parere anche su come avesse disegnato la gamba, l’artista rispose: “ne supra crepidam sutor iudicaret” .

** in Via dei Mandorli abitava il coraggioso Nicola Lovecchio!

COMMENTO DEL DR MARCO CERVINO

epidemiologo ambientale pubblico, ricercatore ISAC-CNR

Ringrazio SALUTE PUBBLICA per aver impiegato il tuo tempo nella pratica dell’osservazione del territorio e dei fenomeni potenzialmente pericolosi per la salute pubblica; fra questi sicuramente le combustioni, specie quelle incontrollate di materiale imprecisato come i rifiuti.

Voglio aggiungere con spirito propositivo alcune considerazioni, basate sull’esperienza di oramai tanti anni.

  1. Caratteristica di questi episodi, la ricerca delle ricadute e il tentativo di misurare la “reale” esposizione agli inquinanti e relativi impatti. L’esito di questo lavoro, che di solito si ritrova nei rilievi eseguiti da(lle) ARPA, lascia spesso un senso di imperfezione e insufficienza per svariati motivi. Bisogna riconoscere che il compito è impegnativo: la sorgente è “informale” e irregolare, le sostanze inquinanti poco note (le polveri sono una miscela, le molecole come le diossine possono viaggiare in frazione solida o gassosa). Tutto ciò richiederebbe uno standard molto elevato di “pronto intervento” che difficilmente abbiamo nelle strutture a disposizione delle regioni e delle province. Da qui risultati molto spesso interlocutori, che rimandano a ulteriori analisi o conclusioni mancanti o sommarie, relative unicamente a confronti con limiti di legge (alcuni dei quali superati dalla letteratura epidemiologica, altri non stabiliti proprio).
  2. Determinanti sono le condizioni meteo: mi sono quasi inquietato quando ho letto, nella descrizione delle attività svolte dall’ARPA, che “All’atto del sopralluogo dall’incendio si diffondevano fumi che per la leggera ventilazione si dirigevano lentamente verso il vicino abitato di Manfredonia in direzione Sud-Ovest rispetto all’incendio”. Invece di avere indicazioni provenienti da un sistema di rilevamento operativo h24 e integrato alla modellistica meteorologica, immagino l’addetto ai lavori che utilizza la vista e magari il dito bagnato per farsi, con grande buona volontà, un’idea del dove va il pennacchio potenzialmente inquinante. Buona volontà lodevole che dovrebbe essere premiata con la messa a disposizione di dati ed elaborazioni più sperabilmente efficaci.
  3. Sono consapevole della difficoltà di ottenere miglioramenti rispetto alle considerazioni precedenti, persino su un territorio come Manfredonia, che ha visto di recente una ricerca di epidemiologia ambientale partecipata che aveva messo in evidenza come utilizzare le lezioni derivate dal passato, per attrezzarsi ad esempio per la caratterizzazione di “incidenti” medi e grandi con diffusione atmosferica di inquinanti, a partire dal posizionamento di una centralina meteo. Prendo allora sul serio un altro passaggio della relazione ARPA, che interpreto come richiamo a un “piano B” (la prevenzione primaria) che potrebbe arrivare prima nel tempo e fare meglio del piano A (la caratterizzazione degli impatti). “Appare necessario evidenziare, oltre quanto indicato nella relazione allegata, che il monitoraggio e il rilievo delle polveri nel complesso e di altri composti chimici emessi a seguito della combustione dei rifiuti abbandonati fornisce un valore conoscitivo dell’episodio, e che oltre tale aspetto poco può produrre in termini di rimedi atti ad evitare ripercussioni di carattere ambientale e sanitario. Anche ordinanze urgenti e contingenti di chiusura degli infissi o raccomandazioni a non uscire di casa sono ritenute di scarsa efficacia, specie se considerate in uno scenario che quotidianamente, e soprattutto nel periodo estivo, si ripete in maniera incontrollata e diffusa, comprendendo sia la combustione di rifiuti che quella delle sterpaglie residue a fine ciclo nelle coltivazioni cereagricole o del pomodoro. Unico vero intervento, difficilmente apprezzabile in termini quantitativi, è ritenuto quello della prevenzione e contrasto dell’innescarsi dei processi di combustione. Occorre, dunque, dotarsi di un “piano di intervento”, all’atto del ritrovamento di rifiuti abbandonati, che preveda velocemente il trasporto e conferimento degli stessi verso idonei impianti di trattamento o smaltimento evitando il successivo classico incendio. Mi trovo molto d’accordo col contenuto di questo passaggio: credo che l’aspetto prevalente del problema sia la trasformazione radicale del “sistema” (lo chiamava così l’ufficiale della forestale Costa al seminario AIE sulla “terra dei fuochi” già anni prima di essere ministro) che produce e smaltisce rifiuti in modo insostenibile e nocivo. L’apparato tecnico di sorveglianza e controllo del danno è importante, ma non ha senso inseguire se si può e si deve superare.
  4. Per concludere, ci vuole a mio parere una grande crescita nell’assunzione di responsabilità: si migliorino le capacità tecniche di sorveglianza e controllo, anche di repressione indicando le responsabilità puntuali. Ma in parallelo e con la consapevolezza che si tratta dell’elemento decisivo per superare il problema del “classico incendio”, si sviluppino modalità sociali ed economiche che rendano il territorio libero da pratiche tossiche. A questo riguardo il territorio di Manfredonia ha visto nascere una “casa per la salute”, sempre a seguito della ricerca partecipata ricordata prima. Da questa potrebbe muovere l’iniziativa decisiva.

Bologna, 8 luglio 2021