Plastica e petrolio. Produzioni chimiche. Produzioni tossiche. Produzioni utili. Produzioni per il progresso ed il consumismo sfrenato. Produzioni che mettono in circolo l’energia. Produzioni di simboli storici, di marchi capaci di assegnare contemporaneità. Capaci di dare valori forti e condivisi per un’idea di futuro possibile! La chimera del futuro, la fabbrica dell’impiego sicuro. Una filiera chimica che giunse all’entusiasmante scoperta del polipropilene. Una filiera chimica tra Memoria e Futuro!

Una fabbrica che nella sua realtà fu capace di restare fedele alla propria storia. Anche ad una nuova storia prospettata al domani. Una storia ed un marchio che divengono uno Status, economico, a più zampe.

Ma nell’ accesso inverosimile sullo scenario petrolchimico, siamo chiamati a percorrere un’altra memoria storica. Un’altra memoria che continua a proiettarsi nel futuro, nel nostro domani. Una memoria tracciata su due piedi, e su due mani. Una memoria tracciata da uomini. Tracciata da Operai. Tracciata da domande che spesso giunsi a pormi: << cos’è che si produsse nel petrolchimico, oltre alla plastica? >> .

Questo me lo chiesi a lungo!

La plastica era un beneficio al mondo, una scoperta utile!

<< Ma qual’era l’altra scoperta? La scoperta oltre alla plastica? >>.

Gli operai se lo chiedevano quando sputavano veleno, dopo che erano usciti da spaventosi luoghi di produzione tossica.

Dalle autoclavi! Dall’insacco!

La reale consapevolezza che nel petrolchimico, oltre alla plastica, si producesse qualcosa d’altro, (agli operai), gli giungeva dopo aver finito ripugnanti mansioni, che nell’immediato facevano emettere sangue, dal naso e dalla bocca!

Più volte mi sono chiesta: .

Negli anni, col tempo, ho continuato a ripetermi: << dov’è finito il veleno?! Quel Veleno! Quei vapori? Quei fanghi?! Già, dove sono finiti i fanghi; quelli prodotti in passato? >>.

Man mano che ho impresso la via tra i mie passi, in quei veleni, in quei quesiti, in quei dubbi, sarei giunta nel tempo operaio. Un tempo tardo. Troppo in là!

Quei reparti di massima produzione velenosa, oramai, sono svaniti! Smantellati. Finiti. Mai bonificati!

In fondo a quel tempo, in fondo alla mia memoria conoscevo già, quel che si produceva nel reparto P17, P18, P16. Sì, lo sapevo già! Ma volli scoprire il fondo di quell’inferno! Andare in fondo ad un abisso.

Volli andare nei luoghi-operai, nella memoria bianca, tra le fiamme. Là, a fondo, nel petrolio, dove impietrita scoprii cosa in realtà si produsse oltre alla plastica!

La certezza era evidenza inequivocabile!

Si trattava di una fabbrica chimica!

La Montecatini, la Montedison, l’ENIchem.

Si trattava di poli chimici nazionali ed internazionali.

Si tratta di luoghi della conversione chimica. Di una conversione di Cloruro di Vinile Monomero. Di una produzione della Plastica originata dal Petrolio.

Si, la risposta era chiara: << il CVM ed il PVC sormontavano lo scenario mondiale >>.

La risposta, è chiara: << Il CVM è onnipresente! La plastica è una buona scoperta! >>.

Ma il dubbio si opponeva alla chiarezza produttiva: << CVM, oppure,una conversione artificiosa per la plastica marchiata col sangue umano? >>.

Il dubbio passava di bocca, in bocca, da quella degli uomini di scienza, alla gente comune. La domanda era sempre la stessa: << Ma fu la leggendaria produzione petrolchimica, quella della plastica marchiata “Moplen”, che innescò la sequela delle morti bianche tra le memorabili vite operaie? >>.

In tanti avevamo bisogno di conferme scientifiche, storiche, umane, organiche e strutturali. Avevamo bisogno di conferme a proposito della cronaca nera. Ogni passo era rivolto, “è rivolto”, verso una conferma, verso una dimostrazione, una dichiarazione scientifica. E per ogni conferma cercata, la risposta ritorna indietro esattamente come un boomerang!

Tra quelle fiamme, tra quei vapori, tra quelle ferraglie, si generano i cadaveri. Si produce morte. Si genera Plastica e morte. Si producono operai plastificati!

Petrolio e plastica sono venduti al costo della vita umana, un prezzo troppo alto che, molti operai hanno pagato con la vita.

Contaminazione da Dicloroetano, Cloruro di Vinile Monomero (CVM), Acido cloridrico, Amianto, Acido mercurico, Lana vetro, Ossido di cloroetilene (CEO), Cloroacetalteide (CAA), Polivinilcloruro (PVC), Benzocloruri, Cloruro di mercurio, Acetilene, Etilene, Acido solforico, Ossido di etilene, Fosgene, Polimeri, Plastificanti, Ftalati, Adipati, Stearato, polveri di PVC, Polimeri in emulsione (E-PVC), ePolimeri in sospensione (S-PVC), gas e solventi, …

Ma neppure questo fu sufficiente a dimostrazione di quegli orrendi accadimenti, di avvelenamenti subiti in fabbrica. E quei fatti, qualcuno si ostinerebbe a negarli, pur essendo a conoscenza delle evidenti cause patologiche che indussero molti uomini, molti padri, molti operai, alla morte precoce. Non si tratterebbe solamente di morti bianche, bensì di uomini violati e negati alla luce delle certezze scientifiche rese opinabili dai dubbi, per controversi atteggiamenti dettati dal timore di osare, nell’illuminante partita economica.

<< Non sapremmo spiegarci come mai tutti i veleni chimici si sarebbero volatilizzati nella loro totale interezza, nei cieli di Brindisi, nei nostri cieli, fin dentro le nostre case, fin dentro la nostra carne, finanche per le aule giudiziarie.

Che magia! Et Voilà! Ecco scomparso il veleno petrolchimico, che abbia mai inquinato alcunché! Ne uomini, ne ambiente! >>.

Ho sentito parlare di New Deal sull’idea del lavoro. Un nuovo New Deal, un nuovo piano di riforme economiche e sociali, per apportare cambiamenti anche in ambito ambientale attraverso la cultura del recupero, anche per attivarsi contro le solitudini ideali, per esorcizzare la società della paura, per l’appunto, la società che regredisce nella stessa paura, per mancanza di coraggio, per solitudine di fronte alla libertà di essere e di agire nella democrazia dell’intellettualità.

Ho sentito uomini di potere proporre New Deal, anche per ovviare alle produzioni da morti per lavoro. Ma il coraggio è limitato in prima linea, dall’anticultura. Cosicché mi chiederei:

.<< Perché sussistono tante morti operaie? >>.

<< Perché sono tanti, i bimbi deformati? >> .

<< Perché sono tanti, i tumori tra la popolazione civile ed operaia? >>.

Il cambiamento sull’identità dell’ecosistema, è nella cronaca.

<< Qual’è il reale rapporto uomo natura, di ENI? >>.

<<Cos’è che realmente, oltre alla storia, ha mutato il cane a sei zampe? >>.

<< Perché esiste così tanta devastazione ambientale? >>.

<< Perché non parlare della storia inversa di ENI? >>.

<< Perché non parlare delle morti da avvelenamento Petrolchimico?>>.

Mio papà si chiamava Donato Chirico, fu un dipendente del petrolchimico di Brindisi, sin dall’età di ventiquattro anni. A causa della sua attività lavorativa, durata trent’anni di lavoro in fabbrica, giunse a contrarre il cancro, contaminato con più di 500ppm, dai prodotti tossici presenti nella filiera petrolchimica.

Donato, mio padre, è morto a 57 anni!

21 settembre 2011 Rosangela Chirico