Di Manuela Petino*

In occasione della Festa della Liberazione mi sono trovata a riflettere su una questione che negli ultimi giorni ha richiamato la mia attenzione. Vi scrivo per esprimere la mia inquietudine riguardo il recente accordo stipulato tra Fimmg (Federazione Italiana medici di famiglia), Simg (Società italiana di medicina generale e delle cure primarie) e l’azienda farmaceutica “Sanofi”, che appare tra le righe di alcuni quotidiani, riguardo alla formazione dei futuri medici di medicina generale.

In assenza di documenti ufficiali che chiariscano il contenuto dell’accordo, mi limito a fare riferimento alle dichiarazioni del Presidente della Simg Claudio Cricelli: “La professione del medico di medicina generale ha e avrà sempre più bisogno di strumenti moderni di formazione e di verifica delle conoscenze scientifiche: in questo l’unione delle forze, in maniera coordinata, con il mondo dell’industria rappresenta un elemento fortemente strategico.” Si suppone, dunque, che l’accordo preveda una qualche forma di partecipazione dell’azienda “Sanofi” al percorso formativo del giovane medico che di lì a tre anni diventerà un medico di medicina generale.

Ebbene, cari amici, è l’inquietudine per l’informazione indipendente dei giovani laureati, tra cui mi ritrovo, che ha mosso i miei passi e oggi mi ha spinto a scrivervi.

L’emergenza Covid-19 ci ha portato a porre l’attenzione su una serie di cose che in questo momento costituiscono la priorità. I sacrifici di queste settimane ci hanno portato a riflettere su
quanto sia fondamentale rinnovare i principi cardine del nostro mandato professionale, umano e sociale: prenderci cura delle persone e tutelare la loro salute attraverso un SSN pubblico (in libertà, indipendenza, autonomia di giudizio e responsabilità come riporta il
nostro Codice Deontologico). Questo è il nobile mandato che ereditiamo in primo luogo dai percorsi universitari. Questa è la linea di principio da cui non vogliamo distaccarci, e per cui non vogliamo transigere. Il tema del conflitto d’interesse e della delicata relazione tra indipendenza della medicina e industria del farmaco è noto da decenni.

Ricordiamo tutti la vicenda del “Roversi” (noto manuale di medicina interna) offerto dalla stessa “Sanofi” agli ordini provinciali dei medici e distribuito ai neolaureati in copia gratuita. Il manuale era confezionato con l’aggiunta di una brochure della multinazionale e la stampa del logo in copertina. Per gli Ordini Provinciali che lo avessero desiderato, era anche prevista la presenza
di un rappresentante di Sanofi al momento dell’iscrizione, durante il Giuramento d’Ippocrate.
Lo stesso Giuramento che recita: “Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento”

In quella occasione, il Presidente dell’Ordine dei medici di Milano, Dott. Carlo Rossi, scriveva “La vicenda ci lascia davvero esterrefatti: proprio nel momento in cui si immettono nella professione nuovi giovani Colleghi, si viene di fatto a sponsorizzare il nome di una “Ditta farmaceutica”, pur con un’iniziativa di per sé apprezzabile come la distribuzione di un noto manuale di medicina”, chiedendo, quindi, di ritirare l’iniziativa.

Allo stesso modo in questa occasione, ritengo che il sostegno economico e didattico della “Sanofi” possa essere considerato di per sé apprezzabile. Potrebbe costituire un supporto alla formazione
medica e un alleggerimento del carico richiesto alle aree formative e didattiche regionali. Ma qual è il ruolo delle aree didattiche regionali, se non quello di garantire una formazione autonoma, in
conformità con le linee guida e le maggiori evidenze scientifiche attuali?

È vero, il Sistema Sanitario Nazionale, quindi indirettamente i Sistemi Sanitari Regionali, ha subito le conseguenze della carenza di fondi dovuta al definanziamento perpetuato negli ultimi anni. Mai come in questi mesi possiamo dire di aver toccato il fondo.

Ma proprio ora che il SSN sta ricevendo sorprendenti attenzioni e un iniziale sostegno economico, e ancor di più in questo momento di chiara necessità di Visione e ricerca del Bene Comune, dovremmo preoccuparci di come investire al meglio ciò che possiamo nel sistema pubblico, piuttosto che cercare un partner nel privato. È intuitivo immaginare come una popolazione di medici in formazione che viene educata a percepire come “normale” la formazione sponsorizzata, renderebbe i giovani medici più inclini ad accettare – anche inconsciamente – l’influenza di una formazione non indipendente. È chiaro che se i futuri medici saranno quotidianamente o
settimanalmente, o anche occasionalmente, a contatto con gli intermediari della formazione targata “Sanofi”, risentiranno inevitabilmente di tale influenza. Solo per fare un esempio: è noto quanto sia difficile investire nella prevenzione delle malattie, fattore non indifferente nel determinare l’epidemiologia e la spesa sanitaria ordinaria. Interesse del SSN e dei medici è quello di investire nella prevenzione, al fine di ridurre l’incidenza delle malattie, di raggiungere un migliore stato di Salute dei cittadini e di ridurre le spese nell’interesse della collettività.
Interesse legittimo dell’azienda farmaceutica è, invece, fare profitto, dunque vendere il prodotto farmaceutico. Non si correrebbe il rischio che, nel corso della formazione del giovane medico, si lasci poco o per nulla spazio alla fondamentale importanza della prevenzione, per concentrarsi piuttosto sulla forza innovativa del fantastico device sanitario di ultima generazione o del
sorprendente farmaco di recente immissione nel mercato? Eppure, proprio in questi giorni, siamo diventati più consapevoli di quanto investire nella prevenzione e nella gestione strategica sia di
primaria importanza. Sarebbe bello che alla crescente consapevolezza, seguisse un più responsabile impegno visionario.

Nella speranza che la lunga convivenza con il virus ci porti a sviluppare anche gli anticorpi contro l’eccessiva ingerenza delle logiche del mercato e del profitto sui beni comuni di primaria
importanza, come la Salute, vi invito a riflettere.

Al giorno d’oggi, la linea di confine che divide ciò che è ethically correct e ciò che non lo è diventa sempre più sottile, ma a volte è necessario demarcarla. Anche questo è “fare resistenza”, scegliere di rimanere Liberi. È necessario investire nella prevenzione delle patologie croniche,
nell’invigorimento della formazione “evidence based” (come ci ricorda la Fondazione GIMBE), nell’educazione allo spirito e all’intelligenza critica, nell’implementazione dell’uso della
tecnologia, si. Credo, però, che tutto ciò possa essere ottenuto investendo sulla Sanità Pubblica: lasciamole, oggi più che mai, fare la sua parte.

27 aprile 2020

* Laureata in Medicina e Chirurgia all’Università “La Sapienza” di Roma. Iscritta al corso di medicina generale in Regione Lazio. Coordinatrice del Workshop sul conflitto di interessi nella pratica medica del SISM (Segretariato Italiano Studenti di Medicina) nell’a.a. 2018/19