di Gianluigi Trianni*

Nei giorni scorsi è stata presentata alla stampa locale la convenzione tra AUSL di Modena e Coop Estense che consentirà a 292.000 soci di Coop della Provincia di Modena di accedere a prestazioni specialistiche ambulatoriali di 315 medici in libera professione intramoenia della AUSL di Modena, a tariffe calmierate sia per le prestazioni di diagnostica strumentale che per le sole visite specialistiche e che saranno remunerate con 84 o 65 euro a seconda che il professionista abbia una tariffa ordinaria in libera professione superiore o uguale a 84 euro o compresa tra i 65 e gli 84 euro. Al di la delle apparenze, non è una bella notizia, sia per sia per i soci COOP che per i cittadini.

I soci Coop, come tutti i cittadini, hanno pagato in anticipo le prestazioni specialistiche ambulatoriali e tutte le altre forme di assistenza sanitaria comprese nei Livelli Essenziali di Assistenza di cui necessitino sia in ospedale che sul territorio, con le tasse che finanziano il Fondo Sanitario Nazionale e con le sovrattasse regionali, che anche l’Emilia Romagna ha introdotto per finanziare ulteriormente il suo servizio sanitario regionale, compreso quello nella provincia di Modena. Come tutti i cittadini, anche i soci Coop dovrebbero poter accedere alle prestazioni specialistiche ambulatoriali presso le strutture AUSL MO e convenzionate in tempi clinicamente e socialmente congrui al solo costo del ticket, se e in quanto dovuto.

I tempi di attesa delle prestazioni specialistiche ambulatoriali erogate direttamente o in forma convenzionata dalla AUSL di Modena, come è documentato dall’osservatorio regionale sulle liste di attesa, consultabile tramite il sito web ufficiale della stessa AUSL di Modena, sono in gran parte oltre gli standard di 30 gg per le visite e di 60 gg per le prestazioni diagnostico strumentali previsti dalla regione Emilia Romagna e comunque sono in gran parte incompatibili sia con una accettabile gestione clinica degli stati di malattia sia con un doveroso rispetto per i tempi di vita e di lavoro dei pazienti. In sostanza, cittadini e soci Coop sono, il più delle volte, costretti a ricorrere a professionisti privati non tanto per fiducia nelle competenze cliniche dei professionisti che scelgono, come purtroppo demagogicamente tenta di far credere la DG di Ausl di Modena M. Martini nella predetta conferenza stampa, ma perché costretti dalla impossibilità di soddisfare adeguatamente le loro esigenze cliniche con i lunghi tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie attualmente offerti dalla AUSL di Mo.

Per i soci Coop con reddito familiare fiscale lordo/annuo tra i 36.152 euro ed i 70.000 euro, quindi, il ricorso a questo “privato Ausl mo – calmierato Coop“ raddoppia i costi delle prestazioni specialistiche di cui necessitano. Per le altre fasce di reddito le tariffe del “privato Ausl mo – calmierato Coop“ sono comunque superiori, mentre per i soci Coop che abbiano un reddito familiare lordo annuo inferiore ai 36.152 euro e che avrebbero diritto a esenzione del ticket, l’alternativa “privato ausl mo – calmierato coop” è nei fatti equivalente alla introduzione di un ticket di 65 o 84 euro per avere prestazioni in tempi accettabili.

In Italia, in attuazione dell’articolo 32 della Costituzione, è vigente la legge 833 /78 ,con la quale si è istituito il Servizio Sanitario Nazionale(SNN) di cui l’art. 1 sancisce che : “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività mediante il servizio sanitario nazionale (omissis) Il servizio sanitario nazionale è costituito dal complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinati alla promozione, al mantenimento ed al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio. L’attuazione del servizio sanitario nazionale compete allo Stato, alle regioni e agli enti locali territoriali, garantendo la partecipazione dei cittadini.”

Si tenga conto nel valutare queste affermazioni, rilasciate a commento della convenzione con Ausl di Mo e descrittive della realtà, che Coop Estense è anche:

 azionista dell’Ospedale di Sassuolo

 proprietaria o collegata con poliambulatori afferenti l’area cooperativa

 parte non secondaria di quella cooperazione di consumo che è la maggiore azionista diretta o indiretta di Unipol, la principale compagnia assicuratrice Italia attivissima nel settore delle polizze sanitarie.

Con la convenzione con l’AUSL di Modena quindi, Coop Estense si configura come organizzazione che amplia l’offerta ai suoi soci di pacchetti di prestazioni specialistiche ambulatoriali scontate (e domani anche di ricovero ospedaliero, viste le ultime ipotesi del presidente della regione Toscana Rossi in materia!), sia presso strutture parzialmente o totalmente partecipate che presso strutture private o pubblico/private convenzionate, come è il caso della libera professione AUSL MO. Alla stessa rete di erogatori potranno accedere i titolari di contratti di assicurazione sanitaria, soci o non di Coop Estense che siano.

Perché in alternativa non rilanciare il pubblico?

Prendendo spunto ed esempio dal “caso” Coop Estense ed in sua alternativa, non sarebbe più congruo nell’interesse dei cittadini contribuenti e del sistema cooperativo stesso “tallonare” il governo Renzi e le Regioni perché siano superati gli attuali sprechi ed inefficienze dell’organizzazione e della gestione del nostro di assistenza sanitaria pubblica, a tutela della salute dei cittadini e dei bilanci delle imprese private, pubbliche o cooperative che siano, poiché tenute libere dai gravami della compartecipazione alle spese assicurative private dei loro dipendenti e causa di ulteriori ostacoli alla competitività, come segnalava Lee Jacocca, General Manager della Crhysler, già alcuni decenni orsono?

Nel caso di Ausl di Modena, della Regione Emilia Romagna, di cui è struttura operativa e dei Sindaci della Conferenza Socio Sanitaria della provincia di Modena che esplicano funzioni vincolanti di indirizzo e valutazione sul suo operato, in alternativa all’assecondare le spinte privatistiche in sanità, dando credito di efficacia a soluzioni esterne alle strutture proprie del Servizio sanitario pubblico quali i punti prenotazione Cup presso le Coop e presso le farmacie, non sarebbe più civile e socialmente giusto rilanciare il servizio pubblico con un nuovo PAL che pianifichi azioni ed quantifichi investimenti in dotazioni organiche, logistica e strumentazioni volte ad innovare e potenziare le proprie strutture organizzative, i propri processi operativi e quindi la sua “offerta” di servizi assistenziali?

Se è così, sarebbe quindi necessario:

 dotare tutti i Comuni della provincia di Modena ed i distretti delle città più popolose, di una “Casa della Salute”, delle dimensioni più appropriate al bacino di utenza interessato e alla sua connotazione epidemiologica;

 ricondurre nell’ambito delle Case della Salute, in maniera quindi logisticamente contigua ed organizzativamente integrata con le articolazioni del Dipartimento delle cure primarie (Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta), le prestazioni specialistiche ambulatoriali, si da assicurare già nella condivisione di un unico edificio la compenetrazione organizzativa tra i predetti Medici di Famiglia e Pediatri di Libera Scelta, attività polispecialistiche distrettuali, centri prelievi e centri prenotazione, attività consultoriali materno-infantili, attività assistenziali per la salute mentale, attività di assistenza infermieristica domiciliare, attività di assistenza sociale, attività di distribuzione di farmaci e presidi;

 promuovere la prassi che la prenotazione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali avvenga all’atto della prescrizione a carico del team che opera con il medico prescrivente nella Casa della Salute stessa, e che così avvenga nei poliambulatori ospedalieri senza rinvio al medico di base per la prenotazione delle prescrizioni di prestazioni specialistiche e conseguenti disagevoli peripezie dei

pazienti da una sede erogativa all’altra;

 Integrare l’organizzazione aziendale basata sull’identità professionale e disciplinare con una organizzazione in team interdisciplinari e poliprofessionali finalizzata alla gestione dei percorsi assistenziali diagnostico-terapeutici gestiti in continuità bidirezionale assistenza distrettuale (territorio) – assistenza ospedaliera, in funzione della appropriatezza clinica e della appropriatezza organizzativa, da promuoversi e da perfezionare modulando in maniera integrata con le attività assistenziali anche le attività di docenza/formazione/ aggiornamento e di ricerca applicata, sia dell’AUsl di Mo che dell’AOU Policlinico di Modena e delle strutture convenzionate dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia;

 Liberare e riqualificare risorse per incrementare le attività specialistiche ambulatoriali, vera alternativa allo spreco dei ricoveri inappropriati e disagevoli e procedendo alla riorganizzazione ed alla riqualificazione della rete ospedaliera accorpando prima le funzioni e poi le sedi logistiche delle attività di assistenza ospedaliera, diffondendo dovunque possibile il modello di riqualificazione dei piccoli ospedali in “Case della Salute” ed avviando a superamento la madre di tutti i doppioni e di tutti gli sprechi: il mai sufficientemente deprecato doppione Policlinico – Baggiovara.

Realizzare questi obbiettivi di riorganizzazione e di riqualificazione della struttura erogativa pubblica, vera soluzione non solo dei problemi di accesso alla specialistica ambulatoriale ma dell’intera assistenza sanitaria pubblica in provincia di Modena, non è possibile per la Ausl di Mo se i Sindaci della Conferenza Socio Sanitaria Territoriale della provincia di Modena rimarranno arroccati su posizioni di puro conservatorismo degli assetti organizzativi esistenti e se la nuova giunta regionale, che verrà eletta il prossimo 23 novembre, non si porrà il problema di passare dal compiacimento per i successi della cooperazioni tra SSR e mondo Cooperativo/Privato alla tensione politico-amministrativa volta a ottimizzare e finanziare adeguatamente il Servizio sanitario pubblico regionale, in decisa controtendenza al conformismo neoliberista imperante del governo di M. Renzi , conformismo neo-liberista che non porta vantaggi ai cittadini e all’economia italiana mirata all’investimento sulle strutture sanitarie pubbliche, ma che semina sfiducia e rassegnazione sulla possibilità di cambiare ed apre il passo a quella privatizzazione della sanità causa di lauti guadagni per pochi “assicuratori” e ingenti perdite economiche ai cittadini e al resto delle imprese del sistema Italia, comprese le cooperative, e la Regione Emilia Romagna.

*Medico Igienista esperto di Programmazione e Management Sanitario – Co-coordinatore di “Modena per la Costituzione” e Co-fondatore Sez. di Modena di “Libertà e Giustizia”. E’ stato direttore sanitario di ospedali nel modenese, direttore sanitario aziendale del Policlinico Careggi di Firenze e Direttore generale della ASL Lecce1. E’ candidato alla elezioni regionale del 22 novembre 2014 per L’Altra Emilia Romagna