L’inquinamento atmosferico produce effetti negativi sulla salute. Quello che era stato ipotizzato da vari studi regionali è stato ora ratificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro.  Il 15 giugno 2012 il gruppo di Lavoro della IARC ha pubblicato su The Lancet Oncology un estratto della sua decisione sulla cancerogenicità degli scarichi di motori diesel, a benzina e di alcune nitrosamine. Nelle sue conclusioni leggiamo: “gli scarichi del motori diesel sono cancerogeni per l’uomo di Gruppo 1 e gli scarichi dei motori a benzina sono possibili cancerogeni di gruppo “B” Nello stesso rapporto il Gruppo di Lavoro, dopo aver esaminato gli studi sul tema, si concludeva: 
”Questi studi epidemiologici supportano un’associazione causale tra esposizioni a scarichi di motori diesel e tumore al polmone” (www.TheLancet.com/oncology online June 15,2012) Il 10 luglio 2013 un gruppo cooperativo internazionale ha pubblicato sempre su The Lancet i risultati dell’analisi di 17 coorti situate in 9 paesi europei per un totale di 312 944 membri all’interno della quale sono stati diagnosticati 2095 cancri al polmone in 12.8 anni di follow up avendo a disposizione i valori di inquinamento dell’aria delle coorti ed in particolare il PM10, PM2.5, PM 2.5-10 e PM <2.5 e NO2. Lo studio conclude: “questo studio multicentrico molto ampio mostra un’associazione tra esposizione a materiale particolato di inquinamento atmosferico e incidenza di cancro al polmone in particolare adenocarcinoma, in Europa aggiungendo forza all’evidenza epidemiologica” Viene altresì precisato: “il nostro studio supporta il ruolo del particolato ambientale nello sviluppo del cancro al polmone anche a concentrazioni al di sotto degli attuali valori limiti della Comunità Europea”. (www.thelancet.com/neurology on line July 10,2013)

Oltre questi pronunciamenti da parte dello IARC che hanno un valore superiore a qualsiasi singolo studio, continuano ad essere prodotti studi in alcune realtà locali. Recentemente un rapporto dalla Cina (Tayiuan, provincia Shanxi) ha misurato gli effetti benefici della riduzione dell’inquinamento atmosferico, prevalentemente di origine industriale,  realizzato attraverso provvedimenti amministrativi dal 2001 al 2010. Il particolato atmosferico PM10 (cioè le particelle aerosospese inferiori a 10 micrometri) è passato da una media annuale di 196 microg/m3 nel 2001 a 89 microg/m2 nel 2010. Nei dieci anni presi in considerazione  le morti premature, le diagnosi di bronchite cronica, le visite ambulatoriali e gli accessi in pronto soccorso si sono dimezzati mentre i ricoveri ospedalieri si sono ridotti ad un terzo.  (Environment International 73 (2014) 235–242)

Un altro studio molto interessante di recente pubblicazione è stato condotto nello stato della North Carolina (USA) dove una legge del 2002 (Clean Smokestaks Act) ha imposto una riduzione delle emissioni delle SO2 e del PM2.5 (particolato con dimensioni inferiori a 2.5 micrometri che da noi si comincia a misurare in qualche centralina ma che dal 2015 sarà obbligatorio abbassare al di sotto di 15 microgrammi/m3) provenienti dalle centrali a carbone ben oltre i limiti imposti dalla legge federale. Nel North carolina ci sono 14 centrali a carbone e l’applicazione della legge del 2002 ha prodotto una riduzione del 20% l’anno delle emissioni di SO2 e del 8.7% l’anno dei quelle del PM2.5 con una riduzione delle morti premature (cardiorespiratorie e polmonari) di oltre il 50% tra il 2002 ed il 2012. (Environ Sci Technol 2014, 48, 10019-27)

Secondo lo studio Epiair2 una simulazione condotta sui valori medi annuali registrati in 25 città  italiane ha rilevato 1 decesso/anno attribuibile al PM10 a Brindisi e 7/anni a Taranto negli anni 2006-2010. Lo studio considera il valore limite per la salute umana non quello della legge italiana , 40 microgrammi/m3 come media annuale, ma quello suggerito dalla OMS, cioè 20 microgrammi/m3. (Epidemiol Prev. 2013 Jul-Oct;37(4-5):230-41)

Ciò vuol dire che nelle due città salentine vi è ancora un margine di miglioramento che spetta alla politica colmare e che non è necessario attendere il registro tumori per valutare effetti sanitari dell’inquinamento dal momento che essi non sono solo di tipo neoplastico.