La primavera pugliese era appena sbocciata ed ai nuovi direttori generali nominati a settembre 2005, oltre i consueti obiettivi fu indirizzata una lettera del Presidente Vendola riguardante proprio i concorsi nelle ASL con cui disponeva , tra l’altro, che “le assunzioni e le procedure concorsuali devono attenersi a principi di trasparenza assoluta. Tutti gli aventi diritto devono avere la possibilità di partecipare; si devono attivare tutti gli strumenti affinché ognuno sia informato, possa accedere a qualsivoglia informazione necessaria, sia messo in grado di giudicare e valutare i tempi e gli esiti concorsuali.” Inoltre i direttori, secondo il Presidente, dovevano essere “rigorosi e fermi nell’indizione e nello svolgimento, in tutte le loro fasi, dei bandi di gara e degli appalti che devono corrispondere al rispetto delle regole e all’interesse della amministrazione e della collettività.” Tascrissi queste note su alcune diapositive e le mostrai in uno dei primi ed affollati collegi di direzione. Furono accolte da un silenzio glaciale che mi parve contenere sentimenti di timore, auspicio, scetticismo, tutti insieme.
Le cose sono andate come sappiamo, cioè come sempre, purtroppo e questa notizia della chiusura delle indagini proprio per un concorso pubblico ci confermano, qualunque sia l’esito giudiziario, che la strada della separazione degli interessi elettorali dagli interessi pubblici è ancora lunga ed in salita.
Il governo delle strutture sanitarie va lasciato ai sanitari, i criteri per le assunzioni devono essere oggettivi. Non ci vorrebbe niente , se si volesse fare davvero, a costituire una graduatoria nazionale, o almeno regionale, con punteggi da attribuire in modo inequivocabile alle varie voci di una carriera medica e da quella attingere secondo le necessità. Il mondo della scuola può assurgere ad esempio. Perchè non dovrebbe funzionare anche in sanità? Se davvero si volessero riportare in Italia “cervelli fuggiti”, come Vendola diceva di voler fare qualche anno fa con un primariato all’Ospedale Miulli, sarebbe bastata una legge ad hoc, in parte già esistente, che prevedesse, in presenza di requisiti oggettivi di altissimo livello, l’assunzione diretta per 5 anni a tempo determinato in una posizione apicale. Un luminare vero non ha certo paura di un contratto a tempo determinato!
Vendola non è un semplice cittadino, è nella condizione di proporre e far approvare norme che cambino radicalmente il mondo della sanità. Una legge per abolire la libera professione nelle strutture pubbliche o, quanto meno, per mettere in fila, nella stessa lista, paganti e non paganti, come hanno fatto in Toscana. Una legge per rendere meno discrezionale lo svolgimento dei concorsi, con punteggi certi e verificabili.
E’ davvero triste che un politico si interessi di questioni di cui non ha competenza, ma è molto più triste che molti medici non partecipino più alle selezioni per primario “perchè tanto si sa come funziona”. Ed ancor più triste che i cittadini accettino supinamente la “tassa di accesso” della libera professione “perchè non c’è altro modo per farsi ricoverare”.
Non si deve disarmare, la strada è lunga ed in salita ma la meta di una società più giusta esiste ed è raggiungibile. Necessita una rivolta dei cittadini consapevoli.