Capitano a proposito le lotte di questi giorni che, sotto la guida di Greta Thumberg, chiedono rispetto per l’ambiente ed una rinascita delle nostre città, delle nazioni, del mondo intero, nonché una riconversione di noi stessi per salvare il nostro pianeta. Noi di Manfredonia Nuova siamo con Greta, siamo sempre stati con Greta, nelle nostre lotte per la conversione ambientale, morale ed economica della nostra città. 

Sono circa 40 gli anni che hanno visto impegnati me, il prof. Italo Magno, le prof.sse Sipontina Santoro e Grazia Lagattolla e la Dir. Am. Rosanna Giordano, che ringrazio per aver voluto tenacemente questo incontro, in battaglie sui temi della legalità e ambiente e per uno sviluppo vivibile con la consapevolezza che laddove alligna corruzione, malaffare e illegalità l’ambiente è la vittima sacrificale e con essa la salute e la vita di noi umani.

Quarant’anni di battaglie condotte spesso in solitudine, battaglie, che con la nascita di Manfredonia Nuova, (a cui si sono aggiunte altri/altre tra cui Michele, il pescatore che da più di 20 anni porta avanti la battaglia per la pulizia del mare dalla plastica che soffoca il fondale marino), sono state anche strumentalmente denigrate, “siete quelli del no, siete contro il lavoro, state bene voi e degli altri…”. Questo non ci ha scoraggiato anzi ci ha dato la forza di non mollare mai, perché lottare per garantire un futuro ai nostri pargoli, alle prossime generazioni, alla nostra Mamma Terra e al nostro papà mare, che sono così belli e così unici è appagante.

Altro che essere contro il lavoro.  Nella lotta all’Energas, per la quale ci siamo spesi come nessun altro in questa città, la nostra prima preoccupazione è stata la difesa di migliaia di posti di lavoro della pesca, un settore quello della pesca già esangue per i cambiamenti climatici e l’eccessivo sfruttamento che lo scambio termico delle navi gasiere avrebbe finito di uccidere.

Anche il nostro pressante impegno contro l’inquinamento del mare di Siponto per il mancato o cattivo funzionamento dei depuratori di 18 comuni che sversano nel torrente Candelaro per un un mare pulito e trasparente è la conditio sine qua non per un turismo di sei mesi all’anno in una spiaggia dal paesaggio mozzafiato e un microclima unico in Italia. Un mare pieno di alghe e spesso sporco come quello dell’estate appena trascorsa invita forse i turisti a tornare?

E’ vero, abbiamo detto e diremo sempre No alla destinazione dell’area SIN ex Enichem allo smaltimento dei rifiuti ed a una nuova industrializzazione che dimentichi due aspetti dirimenti: la vicinanza all’abitato di Manfredonia e una bonifica nata male, lacunosa, opaca e di difficile soluzione.

Chi ci segue da anni sa che le nostre battaglie per la bonifica non si sono fermate un solo attimo. 

Appena insediato il consiglio comunale nel 2015 da subito il nostro consigliere Magno ha posto le questioni Energas e bonifica, mentre l’indagine epidemiologica era ancora agli albori.  Del nostro impegno voglio ricordare: la sintesi di 6000 pagine di documenti sulla bonifica che Italo ha consegnato alla commissione Brasca; una lettera – denuncia di agosto 2018 al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa per invocare un intervento urgente sulla bonifica, dopo la consegna da parte degli scienziati dei risultati dell’indagine epidemiologica, per la qual cosa siamo stati ammessi a partecipare come uditori alla conferenza dei servizi in programma pochi giorni dopo. E abbiamo ricevuto dal Ministro Costa la richiesta di autorizzarlo a consegnare ad Eni – Syndial i risultati dell’indagine epidemiologica da noi allegati alla stessa.

A marzo 2019 grazie dallo studio di documenti in nostro possesso, dei verbali delle conferenze di servizi e delle informazioni forniteci dal nostro amico Pinuccio Carbonara abbiamo inoltrato al Ministro una denuncia circostanziata corredata da foto aeree e da terra sullo stato della bonifica, ancora una volta, con la preghiera di fare presto.

Agli inizi del 2020 il Ministro Sergio Costa ha emanato i decreti attuativi di bonifica definitiva dell’area SIN. E da fine gennaio 2021 Eni Rewind ha iniziato la bonifica e da allora sono iniziati anche i miei sopralluoghi almeno due volte alla settimana che hanno fatto sorgere non poche perplessità sulla possibilità che ci siano le condizioni per una ulteriore industrializzazione presso il sito SIN Manfredonia (legge 426/98), l’area industriale ex EniChem.

Ad ogni modo una risposta parziale è già contenuta nelle parole del rappresentante dell’ISPRA all’ultima conferenza dei servizi decisoria della bonifica dell’isola 5. (verbale del 28- 01-2019), il quale “non concorda con la definizione di MISP (Messa in Sicurezza Permanente) in quanto – a suo dire – interventi di questa natura prevedono un isolamento completo non solo superficiale, ma anche laterale e del fondo”, perciò egli propone che l’intervento si possa configurare come Messa in sicurezza operativa (MISO)”. Inoltre egli ricorda che la natura carsica dell’area in oggetto, “non consentirebbe mai un totale isolamento sulla base del solo intervento di impermeabilizzazione. […] non bisogna dimenticare che è presente un’importante sorgente di contaminazione da arsenico, quindi dal punto di vista tecnico l’intervento in questione andrebbe approvato come un intervento di MISO che va monitorato nel tempo”.

In altre parole ci sta dicendo che l’arsenico dannerà le nostre vite per chissà quanti anni ancora.

I nostri sopralluoghi confermano che si tratta proprio di un isolamento della superficie secondo le disposizioni del decreto MATTM con il dubbio sulla natura dei materiali di risulta vari con i quali si sta ricoprendo il vecchio cemento dell’isola 5 che si spera siano controllati e innocui.

Anche per l’isola 16 può valere lo stesso discorso della natura carsica e della difficoltà a liberarsi delle sostanze tossiche e nocive contenute nella falda freatica.

Come sapete all’interno dell’area erano presenti:

tre discariche denunciate e scoperte nel 2011 dalla magistratura, un terrapieno, dove venivano stoccati i sali sodici e una vasca contenente rifiuti la cui natura non conosciamo. Le discariche sono state ripulite in un’opera di bonifica parziale senza la rimozione del terreno contaminato lasciando tutta l’area alle intemperie e con licenza di continuare ad inquinare la falda freatica.

Dagli esiti delle analisi delle acque di falda condotte nel 2014-15 abbiamo appreso che sono stati riscontrati un inquinamento non accettabile per la salute delle persone per le seguenti sostanze: “Triclorometano, Dicloroetilene e Tetracloroetilene, Benzene, Toluene, Caprolattame, Metalli Alluminio, Antimonio, Arsenico, Ferro, Manganese, Mercurio e Nichel, Azoto Ammoniacale, Nitrati, Nitriti, Solfati, Cianuri”.

Oggi tutta l’area è interessata da una bonifica del suolo con rimozione totale del cordolo del terreno che circondava e ospitava i sali sodici e i rifiuti delle discariche.

Resta il dubbio di cosa ne sarà della vasca dei rifiuti rotta tra aprile e maggio di quest’anno e riempita di brecciame, il cui fetore aspro e pungente nelle sue vicinanze è insopportabile, lo stesso fetore che ti prende soprattutto durante e dopo la pioggia per tutta l’isola.

Un’altra prova di una bonifica tutt’altro che conclusa è l’“Intervento n. 3 della deliberazione N° 22 del 04.12.2019 della Commissione Straordinaria del Comune di Manfredonia, consistente “nella messa in sicurezza d’emergenza delle aree di uso agricolo di privati e di proprietà di soggetti pubblici” che rientrano nell’“Area Sud Est” comprese nel Sito di Interesse Nazionale (Sito Ex EniChem). Tale intervento, avrebbe lo scopo di contenere la diffusione della contaminazione da[…] Cromo esavalente, Arsenico, Boro, Benzene, Triclorometano nelle acque di falda e nei i terreni agricoli dell’area Sud Est   che non possono che essere stati contaminati dal processo di lisciviazione dall’area Nord e dal quello di risalita dell’acqua di falda.

Sicché, sta di fatto che la bonifica della falda è tutt’altro che conclusa. E il mare per cui non è prevista ancora nessuna caratterizzazione dei sedimenti?

Come uscirne?

Ora, i Comuni avranno i soldi del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per intervenire sul risanamento ambientale e per contrastare i cambiamenti climatici, purché il prossimo sindaco si faccia protagonista e attuatore della transizione ecologica, che noi vogliamo vada nel senso indicato dalla Laudato Sii.

Auspichiamo pertanto che il Comune di Manfredonia abbia:

 1. una Consulta per l’Ambiente e la Salute, dove tutte/i possono partecipare in incontri periodici prefissati con ordini del giorno precisi e verbalizzazioni delle riunioni.

2. Un unico Assessorato all’Ambiente e Salute, (perché l’Ambiente è parte integrante dello stato di salute della popolazione), che predisponga immediatamente una pianificazione di quello che si potrebbe fare e cioè istituire una Commissione di esperti di nostra fiducia, partecipata, che verifichi lo stato delle bonifiche fatte e quelle ancora da fare, per valutare la permanenza degli inquinanti e per la riqualificazione ambientale, (secondo quanto previsto dalla Ricerca partecipata).

Altra cosa sono le opere che da subito si possono fare per contrastare i cambiamenti climatici: ne cito solo alcune come la riduzione del traffico investendo sui trasporti pubblici, ampliamento degli spazi verdi con la piantumazione di milioni di alberi e cura del verde pubblico, no alla cementificazione selvaggia che incide sul riscaldamento della terra.

L’Associazione Manfredonia Nuova si augura che non si ripeta quanto è avvenuto con la gestione del Contratto d’Area che non ci ha lasciato neppure l’aria. Nonostante i circa mille milioni arrivati a Manfredonia, “il partito del cemento unito” ha creato il disastro demografico dell’età media di 43 anni, per aver messo nelle mani di pochi, anzi pochissimi, tutta la ricchezza della città come ha messo egregiamente in evidenza l’economista Nicola Di Bari nel suo saggio “Il futuro della città, la via morale allo sviluppo”.  E così i nostri figli e nipoti sono stati costretti ad emigrare, lasciando noi vecchietti soli e disperati.

Iolanda D’Errico

2 ottobre 2021                                                                            

* Relazione all’incontro “A 45 anni dallo scoppio della colonna di arsenico: ambiente e salute a Manfredonia”