“E’ penoso che le liste di attesa in sanità siano da sempre un argomento di scontro politico, perchè ciò che rileva è che esse rimangono motivo di sofferenza per chi ne subisce le conseguenze. Si può fondatamente dire che sono il risultato sia di malgoverno sia di comportamenti sleali di pubblici dipendenti.

In questi giorni l’assessore regionale alla sanità, Domenico Pentassuglia, ha fornito alcuni dati sul fenomeno, attribuendo la responsabilità di certi tempi troppo lunghi per ottenere una prestazione medica alla mancata indicazione sulla ricetta da parte dei medici di famiglia del grado di priorità ed al rifiuto da parte dell’utenza, in particolare a Brindisi, di eseguire la prestazione in una struttura situata in un comune diverso da quello di residenza. Ed ha concluso: metteremo a nudo le verità nascoste delle liste d’attesa”. E’ evidente la volontà del governo regionale di disinnescare un argomento esplosivo della prossima campagna elettorale che fa il paio con la graduatoria delle regioni italiane, pubblicata dal Ministero della sanità, in cui la Puglia è penultima nella erogazione dei servizi ai cittadini e la prevenzione è uno dei settori meno efficienti.

Il direttore generale della ASL, Giuseppe Pasqualone, in un’intervista sullo stesso tema ha riconosciuto che bisogna “ottimizzare i servizi ed aumentare le ore”, ma ha affermato anche: “è stato già verificato che, in più casi, le code sono create ad arte da alcuni medici che aprono e chiudono le agende a proprio piacimento per indirizzare l’utenza verso strutture private, creando un vantaggio per chi esercita fuori dalla sanità pubblica.”

Non si sono fatte attendere le prese di posizione in difesa dei medici da parte di rappresentanti politici di ogni schieramento e degli Ordini dei Medici di Puglia i quali ritengono “doveroso che il Governo regionale non chiami in causa scuse pretestuose per giustificare le liste di attesa, ma responsabilmente ammetta che sono frutto di una stagione di tagli e sacrifici”. In particolare a Brindisi il presidente dell’Ordine dei Medici ha chiesto al direttore generale della ASL “di segnalare eventuali comportamenti anomali, che permettano a quest’Ordine di verificare eventuali violazioni del Codice di Deontologia Medica”.

Mettere a nudo “le verità nascoste” è una operazione che non può essere rinviata perchè di “nascosto” nella gestione della cosa pubblica, specialmente in materia sanitaria, non deve esserci proprio nulla e chi nasconde qualcosa dovrebbe essere chiamato a risponderne. Tra le tante cause delle liste di attesa ce ne è una che non si ha il coraggio di denunciare: l’anomalia italiana della libera professione. La Regione non può abolirla ma può contrastarne gli effetti: mostrando maggiore attenzione verso quei medici che sono disponibili a lavorare solo per il servizio pubblico; verificando l’attività svolta durante l’orario di lavoro e confrontandola con quella svolta negli studi privati; controllando che chi paga non passi avanti nelle liste di attese per ricoveri ed interventi; denunciando chi utilizza la propria funzione pubblica per interessi personali. Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ma si può concretamente iniziare a estirpare l’erba cattiva.”

Brindisi, 24 marzo 2015

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