Di Maurizio Portaluri

All’indomani della pubblicazione dello studio epidemiologico di coorte su Brindisi, avvenuta il 4 luglio del 2017, avevamo indirizzato alla Regione Puglia, committente della ricerca, e a varie altre autorità locali e nazionali, una riflessione intitolata: “Studio Forastiere”: che cosa fare almeno col “senno di poi”?

In quella lettera si chiedeva quali impegni avrebbero assunto le istituzioni pubbliche alla luce di quei risultati. Pur contestando le interpretazioni rassicuranti delle autorità per le quali i danni alla salute evidenziati sarebbero tutti relegabili al passato, ci si chiedeva se per quei decessi e quelle malattie stessero pensando a qualche forma di ristoro se non per i singoli almeno per la collettività.

Si chiedeva inoltre di prolungare l’osservazione epidemiologica ad anni più recenti (lo studio si ferma al 2013), di esplicitare quanti morti e malattie in più si attribuivano alle emissioni industriali studiate, di colmare la lacuna sulle gravidanze abortive (l’assenza della cui analisi fu ammessa in sede di presentazione a Bari il 4 luglio con la promessa di colmarla a breve), di svolgere incontri con cittadini, Comuni coinvolti e autorità responsabili per chiarire cosa si intendesse fare.

In questi mesi non sono state comunicate decisioni conseguenti alle evidenze emerse. Comportamento questo che fa sorgere qualche fondato dubbio sulla utilità per le popolazioni esposte di certi studi epidemiologici effettuati a posteriori, cioè eseguiti quando ormai la frittata è fatta lasciando all’epidemiologo il ruolo di “involontario necroforo” (come scriveva negli anni 70 Giulio Maccacaro). Né risulta che qualche Sindaco o il Presidente della Regione o della Provincia si sia attivato per mettere in campo misure per risanare i danni passati, ma ancora attivi anche attraverso le attività di bonifica, e prevenire quelli futuri. Anzi, il recente rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) da parte del Ministero dell’Ambiente è avvenuto rigettando la proposta del Ministero della Salute e del Comune di Brindisi di espletare una Valutazione Sanitaria e consente un incremento del 10% delle polveri primarie e del 5 % dell’SO2 rispetto al 2010. Mentre sulle emissioni di breve periodo consentite dalla stessa AIA, cioè quelle che producono effetti sanitari acuti sul cuore e sui polmoni, si fissano valori limite molto superiori a quelli raggiungibili con sistemi di abbattimento presenti sul mercato ordinario (le cd BAT, le migliori tecnologie disponibili).

Se le istituzioni, pertanto, non sembrano finora aver tratto utili insegnamenti dallo studio Forastiere (oltre che dalla buona dozzina di studi precedenti rintracciabili dal 1995 ad oggi i quali giungevano all’incirca alla stessa conclusione), il cittadino consapevole può assumere alcuni comportamenti concreti per ridurre i rischi per la salute propria e della propria famiglia.

  • Cercare di non essere povero.
  • Non trascorrere il periodo della gravidanza, o almeno i primi tre mesi, in città.
  • Cercare di abitare in zone della città lontane dall’area industriale (meglio fuori città e comunque lontani da discariche) e che non siano sotto vento rispetto ai grandi impianti industriali, soprattutto se si è bambini e anziani con patologie cardiorespiratorie.
  • Se si abita in zone sotto vento rispetto all’area industriale tenere le finestre chiuse nelle giornate particolarmente ventose.
  • Nei giorni in cui è assente il vento o si verificano situazioni di nebbia persistente e forte umidità, soprattutto in inverno, meglio stare lontani dall’area urbana (in particolare bambini e malati cardio-pneumologici).
  • Iscrivere i figli, soprattutto nei primi anni di vita, in scuole localizzate lontano dall’area industriale. Evitare inoltre scuole immerse nel traffico urbano (in attesa che siano tutte spostate in aree meno trafficate).
  • Richiedere alla Regione Puglia quale sia stata la concentrazione di inquinanti a cui ciascuno sia stato esposto, come calcolata dai ricercatori autori dello studio Forastiere, ed avviare un’azione risarcitoria se si è stati affetti, o se i propri cari siano stati affetti, da una delle patologie associate alle più alte concentrazioni degli inquinanti studiati.
  • Vivere lontano dall’aeroporto e dalle grandi arterie di traffico veicolare, urbane ed extra urbane.

Se la salute pubblica non è nell’agenda della politica, il cittadino deve certamente richiedere che vi sia inclusa. Ma nel frattempo può anche mettere in atto comportamenti che consentono di ridurre al massimo il rischio per la sua salute individuale, quella dei propri figli e dei nascituri.

Indubbiamente i consigli suddetti portano con sé implicite valutazioni anche sulla salubrità delle residenze nei diversi quartieri. Ma questo è una inevitabile conseguenza di scelte urbanistiche e di mobilità compiute (in passato ed ancora oggi) senza tenere conto dei rischi per la salute.

Qualcuno potrebbe anche eccepire che i consigli dati non siano realizzabili per tutti. Osservazione questa condivisibile. Ma anche la correzione di altri comportamenti individuali nocivi per la salute (cattiva alimentazione, alcol, fumo, sesso non sicuro, sedentarietà, ecc.) non è alla portata di tutti, diversamente da quello che comunemente si pensa.

Brindisi, 5 gennaio 2018