Contro la realizzazione del “nuovo” padiglione carcerario alla Dozza!

Di Vito Totire

Si progetta di aprire a breve a Bologna una nuova struttura ricettiva.

Boom turistico? No: nuovo padiglione carcerario;  voluto dai governi e dalle amministrazioni  locali, soggetti privi di progettualità adeguata alla portata delle contraddizioni sociali e incapaci di pensare ad una società al più basso tasso di carcerazione possibile; gli epidemiologi (Marmot in primis) hanno dimostrato come i tassi di carcerazione non siano affatto indipendenti dalle scelte socio-economiche e politiche dei singoli paesi; il potere politico ed economico “decide” i tassi di carcerazione; lo possiamo asserire senza ombra di dubbio, ormai sepolti Cesare Lombroso e lo scientismo positivista (a parte qualche odierno rigurgito…); la situazione delle carceri è “strana”: di solito i governi  lanciano appelli (quanto siano sinceri è argomento che non vogliamo affrontare adesso), appelli  alla “partecipazione” dei cittadini; nel caso delle carceri – nessuna sorpresa trattandosi di una “istituzione totale” – è come se i governi dicessero : le carceri sono cosa nostra , non vogliamo interferenze; abbiamo chiesto ad un primo referente pubblico di accedere al progetto edilizio di Bologna ; la risposta : “non dovete chiedere a me ma alla direzione del carcere”; la quale ha risposto “non dovere chiedere a me ma al …”; il terzo soggetto – indicatoci dalla direzione carceraria – per la precisione il Provveditorato regionale della amministrazione penitenziaria, interrogato, non risponde… Il primo novembre 2019 sono trascorsi 30 giorni dall’invio della istanza via pec, inviata per conoscenza anche alla Prefettura di Bologna!

La “partecipazione” dei cittadini dunque non è gradita; in materia di istituzioni totali (in maniera particolare) lo stato preferisce fare da sé; il che era prevedibile ma ugualmente disdicevole visti gli antefatti specifici e peculiari del carcere di Bologna; dal 2003, ogni sei mesi, in occasione del commento al rapporto semestrale della Ausl di Bologna,  gridiamo la realtà ai 4 venti, e anche alle istituzioni che sono passate dalla ipoacusia alla completa sordità (non si tratta di handicap fisico ma di disturbo psicosomatico/politico), gridiamo che il carcere della Dozza è illegale e che deve essere dichiarato inagibile dal punto di vista delle elementari norme di igiene edilizia in vigore nel nostro paese;  la risposta è stata il silenzio assoluto né, viste le premesse (ipoacusia socio-politica), poteva facilmente essere altrimenti; la nostra istanza di visionare i progetti edilizi è connessa ad una semplice e ovvia domanda: cosa stanno progettando? Un nuovo padiglione senza refettori, senza salette per fumatori? Con la solita sovrapposizione tra servizi igienici e servizi per la alimentazione? Con le sbarre di alcune celle ricoperte da doppia e impenetrabile rete?  Senza spazi adeguati per la socialità e per la sessualità (quando sarà il momento)? Senza luoghi di culto ma con un solo luogo di culto?  Senza spazi sufficienti per la formazione professionale e le attività lavorative?

Un progetto edilizio è importante per ridurre al minimo indispensabile o evitare costrittività, sovraffollamento e promiscuità; tutti elementi essenziali per evitare o ridurre disagi, distress e quelle condizioni di disperazione che a volte possono facilitare condotte suicidarie e autolesioniste;  a Bologna si sono verificati due suicidi nel corso del solo 2019; un ambiente sano non è un antidoto assoluto alla disperazione ma la può attenuare; numerosi studi scientifici nel campo della psicologia, della prossemica e della psichiatria, vertono sulla osservazione di come fattori, pur prevenibili, quali  il sovraffollamento e il rumore molesto,  possano indurre aggressività, disturbi del sonno,  malessere e depressione;  un progetto è dunque importante al fine di non debordare nel trattamento inumano e degradante e al fine di garantire condizioni migliori di vivibilità anche dal punto di vista sociale, fisico, termico, visivo, acustico, stagione per stagione;

alle nostre preoccupazioni l’ufficio “competente” non ha risposto che non abbiamo diritto di accesso; semplicemente non ha risposto, pensando così di riuscire a non comunicare; in realtà ha dato un messaggio inequivocabile; forse altri hanno già dato il loro assenso al progetto?  Ausl, Regione, Sindaco? Garante nazionale o locale? O più semplicemente i citati soggetti (il discorso dei garanti è a parte) sono poco interessati?  Per concludere: non abbiamo chiesto accesso al progetto per proporre correttivi.

Siamo semplicemente contrari alla costruzione del nuovo padiglione e siamo preoccupati della idea che il ceto politico mostra di avere del carcere in passato un ministro ha ventilato la ipotesi di costruire carceri galleggianti con vista mare per i detenuti più “buoni”; quale “effetto panorama” si intende riservare alle persone detenute nel “nuovo” padiglione della Dozza? Al momento non è dato (a noi comuni mortali) di saperlo. In verità applicando le procedure costituzionali relative alle sanzioni alternative alla carcerazione e relative alla territorializzazione, la popolazione detenuta a Bologna potrebbe essere talmente ridotta da rendere possibile un progetto di ristrutturazione e di decongestionamento radicale della “vecchia” Dozza senza bisogno di costruirne una ulteriore dependance. Ma ci vorrebbero un altro governo e soprattutto un altro modo di vedere la realtà sociale.

No al “nuovo” padiglione, si ad una radicale politica di decarcerizzazione.

Questo è un appello: chi vuole firmarlo…

Vito Totire, coordinamento “Chico” Mendes-Centro “F.Lorusso”  via Polese 30 40122 Bologna

Bologna, 4.12.2019