Di Maurizio Portaluri

Health Action International è un’organizzazione senza scopo di lucro con sede ad Amsterdam che svolge attività di ricerca e advocacy al fine di promuovere l’accesso ai farmaci e un loro razionale utilizzo. Insieme ad alcuni ricercatori dell’Università di Sydney, Università della Lettonia e Università di Lund ha appena pubblicato uno studio in cui si analizzano le norme che disciplinano la divulgazione dei pagamenti delle industrie farmaceutiche a professionisti sanitari in Europa, individuando problematiche nell’accesso a tali dati e sollevando la necessita’ di sviluppare standard minimi sulla trasparenza.

Lo studio* è stato pubblicato sull’ International Journal of Health Policy and Management una ricerca che ha esaminato la completezza e accessibilità delle informazioni sulle transazioni economiche tra industrie e operatori sanitari in nove Paesi Europei. Gli autori hanno scoperto che i dati nella maggior parte dei Paesi sono disponibili solo in file PDF (un formato non analizzabile), pubblicati sui siti di ogni singola azienda, e solo in uno dei nove Paesi e’ stata riscontrata una reale facilita’ di accesso e utilizzo dei dati.

Le principali differenze sono state individuate tra i Paesi in cui e’ in vigore una legislazione che regolamenta la pubblicazione di tali dati e i Paesi che invece si affidano a codici volontari di autoregolamentazione da parte dell’industria. Le caratteristiche principali dei codici volontari sono:

  • Clausole di “esclusione” che consentono ai professionisti sanitari di non fornire il consenso per la pubblicazione individuale dei dati;
  • Esclusione dei pagamenti relative alla fornitura di cibo e bevande, anche se questo è un dono piuttosto comune e che puo’ avere un’influenza sui comportamenti prescrittivi;
  • La mancanza di un database centralizzato per la pubblicazione dei dati.

Ancel.la Santos, Senior Policy Advisor presso HAI, ha affermato: “Studi internazionali hanno rivelato che esiste un’associazione tra i pagamenti che i medici ricevono dall’industria e una prescrizione di farmaci meno appropriata. La trasparenza è un primo passo importante per rendere pubbliche queste interazioni. Il nostro studio ha dimostrato che i codici di autoregolamentazione dell’industria non sono sufficienti a garantire una reale trasparenza.”

Il primo autore dello studio, la dottoressa italiana Alice Fabbri, attualmente presso l’Università di Sydney, ha aggiunto: “Importanti passi in avanti sono stati realizzati negli ultimi anni sul tema della trasparenza, tuttavia, vi sono ancora lacune significative. Perché un paziente francese o portoghese dovrebbe essere in grado di scoprire facilmente se il proprio medico riceve finanziamenti dall’industria, mentre un paziente italiano avrebbe bisogno delle capacità di un investigatore per trovare queste informazioni?”

Lo studio sottolinea inoltre come, oltre alla trasparenza, siano necessarie anche azioni che limitino le relazioni finanziarie tra operatori sanitari e industria. I finanziamenti che ormai sappiamo esercitare un’indebita influenza sui comportamenti prescrittivi non dovrebbero trovare posto all’interno di un sistema sanitario pubblico.

Brindisi, 20 marzo 2018

*Titolo dello studio: Sunshine Policies and Murky Shadows in Europe: Disclosure of Pharmaceutical Industry Payments to Health Professionals in Nine European Countries

Autori:  Alice Fabbri (University of Sydney, Australia), Ancel.la Santos (Health Action International, The Netherlands), Signe Mezinska (University of Latvia), Shai Mulinari (Lund University, Sweden), Barbara Mintzes (University of Sydney)

Paesi analizzati: Francia, Germania, Italia, Lettonia, Portogallo, Spagna, Svezia, Olanda, Regno Unito. Lo studio ha analizzato le politiche sulla trasparenza implementate entro Febbraio 2017. Anche il Codice sulla Trasparenza dell’European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations (EFPIA) e’ stato incluso nell’analisi.