Nelle settimane passate alcune evidenze di danno sanitario nelle aree di Taranto e Brindisi sono state presentate al Congresso Mondiale di Epidemiologia Ambientale svoltosi a Roma dal 1 al 4 settembre scorso. Si tratta di anticipazioni di uno studio commissionato dalla Regione Puglia ad un gruppo di ricerca guidato da Francesco Forastiere del DEP Lazio e composto da ricercatori di ARPA Puglia, Ares, ASL di Brindisi e Taranto.
Rispetto ai numerosi studi epidemiologici condotti su Taranto negli ultimi 20 anni la nuova ricerca ha potuto mettere in relazione l’aumento del particolato atmosferico (PM10) industriale specificamente proveniente dal siderurgico  con le condizioni di salute e quindi anche con la mortalità di un gruppo numeroso di popolazione (coorte) residente nella città ionica per diversi anni, precisamente dal 1998 al 2010, e seguito nel suo destino sanitario fino al 2013. Lo studio dimostra come i cambiamenti di PM10 prodotti dal siderurgico dal 2008 al 2013 sono correlabili al tasso di mortalità nei quartieri Tamburi, Isola e negli altri quartieri con maggiore intensità nel primo. Il Picco di PM10 e di mortalità si registra nel 2011. La curva si abbassa dal 2012 in poi dopo il noto sequesto della Magistratura. Ad ogni microgrammo/m3 di aumento del PM10 in atmosfera corrisponde un aumento del 2,66% del rischio di morte naturale. Gli autori concludono che “esiste un effetto causale del PM10 industriale sulla mortalità dell’area di Taranto”
Lo studio commissionato dalla Regione Puglia sarà molto probabilmente in possesso dell’autorità regionale nella sua versione integrale. Sarebbe pertanto necessario che fosse reso noto al pubblico nella sua completezza e che fosse acquisito dalla Procura della Repubblica competente, per il possibile rilievo penale di questi dati, sia con riferimento a fattispecie di reato contro l’ambiente che contro l’incolumità pubblica.